Famiglia Martin I Martin conquistano il cuore di tutti: pellegrinaggio delle famiglie ad Alençon e Lisieux Autore articolo Di PUNTO FAMIGLIA Data dell'articolo 18 Novembre 2015 Nessun commento su I Martin conquistano il cuore di tutti: pellegrinaggio delle famiglie ad Alençon e Lisieux di Emanuela Pandolfi Cosa si prova a varcare la soglia della casa dove nacque Santa Teresa di Lisieux? Quali odori e sensazioni emanano le mura domestiche dove l’amore di Luigi e Zelia hanno scritto la loro storia di santità? Il reportage del pellegrinaggio sulle orme della famiglia Martin. Alençon, culla di amore «Vorrei essere un pezzo di legno o anche un granello di polvere per nascondermi in uno dei camini di questa casa, senza dare troppo fastidio. Magari proprio in quello della cucina». Racconta suor Elisa Sutti, della comunità delle Piccole Suore di Santa Teresa. E a volte, entrando proprio in quest’ultima stanza, si ha per davvero la sensazione di sentire quell’odore acre tipico della fuliggine, come se qualcuno durante la notte avesse acceso il fuoco per tenere calda la casa. Parte da qui il nostro viaggio sulle orme della famiglia Martin-Guérin, nel cuore della Normandia che ti accoglie con una fitta pioggerellina anche ad agosto. Un viaggio nella storia della loro vita fatta di avvenimenti prodigiosi, ma più spesso semplici ed ordinari, che hanno fatto di questa coppia e dei loro figli un modello di santità familiare. La prima tappa del nostro pellegrinaggio è Alençon, in rue Saint Blaise, dove un tempo ci fu l’abitazione della famiglia Martin e oggi sorge il Santuario a loro dedicato, custodito dalle Piccole Suore di Santa Teresa del Bambino Gesù. Ogni stanza di questa casa lascia un senso profondo di normalità. Si ha la percezione di entrare in una casa umile, eppure sappiamo che la famiglia Martin era molto agiata. Ma tra queste mura è racchiuso un tesoro più prezioso del danaro stesso, degli arredi inestimabili e ricercati: in questa casa Zelia ha dato alla luce l’ultimogenita, la reginetta, Maria Francesca Teresa, da tutti ricordata come Santa Teresa di Lisieux. Qui Zelia dal soggiorno guardava le piccole Celina e Teresa giocare davanti al camino nella stanza da pranzo mentre aveva da assemblare e ultimare il lavoro che le sue operaie le consegnavano. Qui Luigi e Zelia hanno vissuto la loro fede e il loro amore fatto di semplici gesti. Qui, infine, Zelia ha vissuto gli anni della malattia fino al giorno della sua morte, avvenuta poco dopo la mezzanotte del 28 agosto 1877. Dall’ingresso poi si sale al piano superiore passando per una scala. Nulla di nuovo. Insomma, in tutte le abitazioni che si sviluppano su più piani c’è una scala! Ma questa era percorsa dalla piccola Teresa che non osava scendere uno scalino se ad ogni invocazione “Maman” Zelia non le rispondeva “Thérèse!”. E così passo dopo passo la piccola aveva bisogno di una conferma, di sapere che la madre era giù ad attenderla. È facile immaginare che un episodio così comune abbia lasciato in Teresa un dolce ricordo che l’ha condotta negli anni del Carmelo ad intraprendere, simbolicamente, il percorso inverso per innalzare la sua anima, secondo un’intuizione: «Vorrei anch’io trovare un ascensore per innalzarmi fino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la dura scala della perfezione» (Ms B, 271). Chi visita la casa si trova infatti a fare il percorso inverso, cioè risalire lungo la scala. Ho osservato, tra un gruppo di pellegrini, una signora salire ogni gradino tenendosi stretta al legno del corrimano e più saliva più le lacrime rigavano il suo volto. Mi è sembrato troppo indiscreto chiederle se stesse bene. Ciascuno qui si affida alla santa famiglia di Alençon, ma saranno poi questi santi sposi e genitori a leggere tra le righe quello che ogni fedele affida loro per intercedere con Cristo. E così anche Ludovico e Margherita che hanno percorso la scala tenendosi abbracciati e stretti, quanta tenerezza per questi sposi che si affidano e si fidano, si abbandonano al caldo abbraccio di questa casa. D’altronde solo Dio conosce e sa leggere nel nostro cuore, più di quanto noi stessi crediamo di saper fare. L’amore incondizionato Durante uno dei pranzi vissuti in convivialità ero tutta protesa ad intuire tra gli odori tipici della cucina francese almeno uno che fosse simile a quello della cucina di casa mia nella vana speranza di potermi rincuorare. Vengo interrotta in questi pensieri dalle parole di Mario e Annamaria, che raccontano di aver sperimentato la stessa sensazione durante uno dei viaggi all’estero fatti insieme alle loro due giovani figlie. Da lì iniziano a raccontarmi di tutte le gioie e i successi che le figlie hanno saputo, con non pochi sforzi, portare a casa e compiacere il loro cuore di genitori. Nonostante ciò, Mario mi racconta del suo timore di dovere e volere allevare le sue ragazze proprio come le fanciulle di casa Martin: «Il timore che questo mondo sia così aggressivo prende il sopravvento. Quando i figli sono ormai adulti hai paura che quello che hai loro trasmesso non basti più e pensi di non aver fatto abbastanza. Conoscere la storia di Luigi e Zelia rincuora, perché comprendi che nella semplicità e seguendo Cristo percorri la giusta strada sia nel cammino coniugale che familiare». La preoccupazione di non essere genitori all’avanguardia, di essere troppo o troppo poco al passo con i figli è un timore che non può facilmente svanire. Allo stesso tempo, si è in continuo affanno affinché i figli non vengano sopraffatti dalle aspettative dei genitori. Singolare la testimonianza di Anna, una giovane madre che ha partecipato a questo pellegrinaggio da sola mentre il suo sposo è rimasto a casa ad accudire i loro due figli: «Nonostante l’assenza di mio marito ho riscoperto la dimensione coniugale gustando quella che è stata la vita dei coniugi Martin. Io, un po’ come tutte le donne, ho la tendenza a sentirmi più madre che moglie. La necessità che però ho qui riscoperto è di essere prima una buona moglie per divenire poi una buona madre. Altra forte emozione che mi porto è l’esperienza vissuta alla Visitazione di Caen sulla tomba di Leonia. Ho una figlia di 15 anni e ho pensato alle tante aspettative che come madre pongo nei suoi riguardi e mi sono chiesta se queste aspettative potessero creare in lei una qualche sofferenza e se lei riuscisse a sentire l’amore che provo al di là dei risultati che ottiene. Subito ho pensato alla bellezza e alla necessità di dover imparare a pregare con mia figlia, per trasmettere quell’amore che è incondizionato e senza limite, che forse come genitori diamo per scontato nei loro confronti ma che credo debbano sentire più fortemente». La bellezza dell’esperienza martiniana consiste proprio nell’opportunità per ciascuno – sposi e genitori, giovani e fidanzati, vergini e consacrati – di poterla rapportare alla propria vita e fare in modo che questa possa illuminare qualche aspetto dell’esistenza e suggerire un approccio nuovo. Forse è per questo motivo che da quando nel 1941 è morta la povera Leonia, terza figlia dei coniugi Martin, anche la sua tomba continua ad essere affollata da pellegrini, soprattutto genitori che vogliono affidare i loro figli, quelli speciali, quelli che non trovano la forza di riconoscere e intraprendere il loro percorso di vita. Quella di Leonia è una storia particolare, nonostante sia cresciuta nella santa famiglia Martin. Era di salute cagionevole, di scarso apprendimento e particolarmente ribelle. La sua vocazione, infatti, aveva trovato compimento solo all’età di 35 anni quando viene accolta tra le Visitandine e quando Teresa era già morta. Don Silvio Longobardi, sacerdote promotore della Rete Internazionale Luigi e Zelia Martin, proprio nella cripta della Visitazione di Caen ha pregato: «Pur avendo grandi slanci la buona Leonia, non riusciva a tenere il passo con le sorelle e con buona probabilità ne era cosciente e ne soffriva. Leonia era come un uccellino che anelava al Cielo ma non aveva abbastanza forza nelle ali per librarsi in volo. Ma Luigi e Zelia non hanno mai rinunciato al ruolo educativo e genitoriale, amando questa figlia e non abbandonandola mai». Lisieux, nuova città e nuova vita per i Martin Chi decide di percorrere l’itinerario della vita della famiglia Martin non può non seguirla in quelli che sono stati anche i loro cambiamenti di residenza, da una città all’altra. Non è stato certo un vezzo o solo questione di comodità. Bisogna riconoscere che quando Luigi, successivamente alla morte di Zelia, sente di doversi trasferire subito a Lisieux – dove già risiedeva il cognato Isidoro Guérin con la famiglia – lo fa esclusivamente per il bene delle sue cinque figlie. Scopro durante una delle celebrazioni eucaristiche in italiano che con la stessa intuizione una coppia, Domenico e Gerardina, hanno deciso di rinnovare il patto nuziale durante questo pellegrinaggio: «Per il bene dei figli e per essere noi per primi testimoni dell’amore di Dio, abbiamo scelto di iniziare proprio in questa terra il nostro piccolo giubileo che ci condurrà il prossimo anno a celebrare le nostre nozze d’argento». Oggi Lisieux ha un tratto distintivo: una linea blu percorre le strade che un tempo ha percorso Teresa, seguendo così un itinerario da fare a piedi che collega i Buissonnets (abitazione dei Martin), con la Cattedrale St. Pierre (dove Teresa si recava a Messa e dove ricevette la Confermazione), fino al Carmelo e poi su verso la Basilica dedicata alla patrona delle missioni, divenendo una città santuario tra le mete di pellegrinaggio più importanti della Francia. Quando si stabiliscono ai Buissonnets, Teresa non aveva ancora compiuto cinque anni, all’incirca la stessa età di un folto gruppetto di bimbi con cui ho condiviso gli spostamenti in pullman. Li vedevo saltellare da un posto all’altro, tormentare i fratelli maggiori e riempire i genitori di domande. Ho chiesto allora a Francesco, di sette anni, cosa gli fosse piaciuto di questo viaggio e lui con un sorriso sdentato mi ha risposto: «Mi è piaciuta di più Teresa che i suoi genitori, perché ha fatto tante cose belle». Sì, proprio quella Teresa che è rimasta nel mondo troppo poco, oggi è capace di insegnare con sapienza, di parlare con la sua semplicità, di stupire i bambini, che hanno gustato in questa terra la purezza della reginetta, che con prepotenza interpella il cuore di tutti. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag Alençon, Don Silvio Longobardi, Leonia Martin, Lisieux, Luigi e Zelia Martin, Santa Teresa di Gesù Bambino, Suor Elisa Sutti ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: “Noi, portate in pellegrinaggio dai santi Martin”: quattro suore si raccontano “Volevo essere pura, ma non ci riuscivo per insicurezza. Poi accadde qualcosa…” Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati: ecco le date della loro canonizzazione Causa di canonizzazione per Carlo Casini? Per Paola Binetti sarebbe segno di speranza “Papà per scelta”: quando il sentimentalismo non lascia posto a un dibattito vero Il compleanno di vostro figlio, una tappa del viaggio della vita Chi è causa del suo mal pianga se stesso? 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