Sinodo sulla Famiglia

Sinodo, sulla pastorale per i divorziati risposati proposte concrete nel segno dell’accompagnamento e del discernimento

Sinodo sulla Famiglia

Sono state rese note ieri le sintesi dei lavori dei 13 Circoli Minori sulla terza parte dell’Instrumentum laboris. L’attenzione si è concentrata sulla pastorale per i divorziati risposati. Molti i gruppi che hanno presentato proposte concrete.

Accompagnamento e discernimento: sono queste le parole chiave della sintesi dei lavori dei 13 Circoli Minori sulla terza parte dell’Instrumentum laboris, presentata ieri in Sala stampa vaticana. Ma anche iniziative concrete per una nuova pastorale per i divorziati risposati.  

Partecipazione delle famiglie. Favorevole alla disciplina attuale riguardo all’accesso dei sacramenti, ma con «la possibilità di partecipazione alla vita della comunità cristiana». A spiegarlo è il cardinale Robert Sarah, a nome del circolo francese da lui moderato. Sulla stessa linea, anche il circolo anglofono guidato dal cardinale George Pell. Nonostante «le grandi diversità di esperienze e di approcci» riguardo al tema dei divorziati risposati, il circolo francese moderato da monsignor Maurice Piat ha chiesto di «uscire e di andare incontro alle famiglie, soprattutto a quelle che si sono più allontanate».

Proposte concrete. Proposte concrete arrivano dal Circolo inglese moderato dal cardinale Gerard Vincent Nichols: nei confronti dei divorziati risposati si dovrebbe partire con un “ascolto reverenziale” – per conoscere la storia del primo matrimonio, della sua possibile invalidità, delle ferite causate dal divorzio nei figli, la storia del secondo matrimonio e la sua stabilità, un percorso spirituale per riconoscersi pentiti – da tradurre poi in un «accompagnamento che promuova una più profonda sequela di Cristo basata sul vincolo perdurante del battesimo», piuttosto che sulla questione dell’accesso all’Eucaristia.

Circoli italiani. Dal gruppo di lavoro moderato dal cardinale Francesco Montenegro emerge l’indirizzo di affrontare separatamente le situazioni di coloro che hanno sperimentato il fallimento del matrimonio «promuovendo comunque itinerari di fede, di riconciliazione e di integrazione nella comunità ecclesiale», attraverso «un accurato e prudente discernimento pastorale sotto l’autorità finale del vescovo». «Le Conferenze episcopali – propone il Circolo italiano – sono chiamate a maturare criteri comuni adeguati alle situazioni delle rispettive Chiese particolari».

Dal gruppo guidato dal cardinale Angelo Bagnasco, sono indicati quatto punti per ripensare alla pastorale dei divorziati risposati: «Rimuovere alcune forme di esclusione liturgica, educativa, pastorale, ancora esistenti; promuovere cammini d’integrazione umana, familiare e spirituale da parte di sacerdoti, coppie esperte e consultori; in ordine alla partecipazione alla comunione, ferma restando la dottrina attuale, discernere in foro interno sotto la guida del vescovo e di presbiteri designati le singole situazioni con criteri comuni secondo la virtù di prudenza, educando le comunità cristiane all’accoglienza; affidare al Santo Padre l’approfondimento del rapporto tra aspetto comunionale e medicinale della comunione eucaristica, in riferimento a Cristo e alla Chiesa».




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