Sinodo sulla Famiglia

Famiglia, dico a te, alzati!

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(Foto: ARZTSAMUI - shutterstock.com)

di don Silvio Longobardi

Non sono così ingenuo da non vedere il disagio che si annida nella comunità domestica, parlo con tanti sposi e conosco i problemi che appesantiscono la vita della coppia. Tanti di loro hanno smarrito l’amore e non sanno più come ripartire.

Troppi medici si affollano al capezzale della famiglia, ciascuno con la sua ricetta. Appare a tutti come un’ammalata grave. Per alcuni già in stato terminale. I più ottimisti prevedono una lunga convalescenza. Non sono così ingenuo da non vedere il disagio che si annida nella comunità domestica, parlo con tanti sposi e conosco i problemi che appesantiscono la vita della coppia e della famiglia. Tanti di loro hanno smarrito l’amore e non sanno più come ripartire. Altri non hanno ancora imparato a conciliare i tempi del lavoro e della famiglia. Tutti vivono con preoccupazione il compito educativo. E poi vi sono le situazioni di sofferenza: la sposa abbandonata dal marito che ancora si domanda se ha fatto tutto per custodire l’amore; le coppie che sperimentano una esasperata conflittualità e non sanno fino a quando potranno resistere.

E tuttavia, considerare la famiglia sempre e solo come un malato non aiuta a capire e ad affrontare la crisi. Anzi, paradossalmente la rende ancora più grave perché, a furia di dire le cose che non vanno, finiamo per convincerci che non esiste una via d’uscita. E che la famiglia sia giunta al capolinea.

Al mattino della Creazione, quando tutto era soffuso di bellezza, troviamo una pagina impregnata di pathos, commovente e drammatica: “Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda”. Queste parole, che la Genesi attribuisce a Dio, fanno intravedere il disagio, anzi direi la tristezza dell’uomo. Ha tutto eppure gli manca qualcosa. Anzi, gli manca qualcuno. Lo sviluppo tecnologico non potrà vestire di gioia l’umana esistenza. Solo l’amore può farlo. Il testo della Genesi non si ferma alla descrizione del disagio ma annuncia l’intervento di Dio che trova il suo culmine nel canto nuziale: “Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne”. Sono le prime parole dell’uomo e, in qualche modo, sono anche le ultime.

Per vincere il disagio servono famiglie più coraggiose, sposi che vivono con maggiore impegno la loro vocazione. Abbiamo bisogno di famiglie che diventino luce per indicare più chiaramente la strada a quanti sono nel dubbio. È questa la sfida. Dobbiamo senza dubbio curare le piaghe, sostenere chi vacilla, rialzare chi è caduto. Ma prima di tutto dobbiamo accompagnare fidanzati e sposi a vivere l’amore non come possesso ma come un cammino faticoso ed esigente, insegnare che amare non vuol dire avere qualcuno ma camminare insieme con qualcuno, far capire che l’amore autentico non chiude ma genera il desiderio di seminare il bene e di prendersi cura degli altri. In un tempo dominato da un individualismo esasperato, serve una nuova grammatica e una nuova pedagogia dell’amore.

La pretesa di guarire senza l’aiuto di Dio è un altro e più tragico segno dell’ateismo strisciante che oggi domina la vita personale e sociale. Noi sappiamo invece che tutto nasce e ri-nasce dall’incontro con Gesù Cristo. Lui solo può guarire e donare nuova vita. Talità kum, ha detto un giorno nella casa di Giairo, ridando il soffio di vita ad una fanciulla che tutti consideravano spacciata. È la stessa parola che oggi dobbiamo proclamare con l’autorità che viene da Lui: Famiglia, dico a te, alzati!

 




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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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2 risposte su “Famiglia, dico a te, alzati!”

Contenuto veritiero, che incoraggia e dona speranza! ! Trovo bella la frase “che l’amore è camminare insieme a qualcuno” e anche il ribadire che la famiglia è famiglia così come Dio l’ha creata uomo e donna!

Talità kum.Famiglia, dico a te, alzati!
Per vincere il disagio servono famiglie più coraggiose, sposi che vivono con maggiore impegno la loro vocazione. Abbiamo bisogno di famiglie che diventino luce per indicare più chiaramente la strada a quanti sono nel dubbio
Smarrire l’amore… questa è la grande verità. L’ AMORE nel momento della crisi non si riconosce più,non si dà più importanza a questo sentimento, eppure tutte le relazione nata in circostanze normali iniziano con la parola “Amore”.
Ma che cos’ è l’amore e come interagisce nel matrimonio e cosa determina la “malattia” che sfocia alla fine? Una nota canzone di Riccardo Cocciante intitolata : Se stiamo insieme ” esprime a mio parere pienamente il disagio della coppia in crisi:
E poi tornare qui, riprendere la vita
dei giorni uguali ai giorni
discutere con te
tagliarmi con il ghiaccio dei quotidiani inverni
No non lo posso accettare

Non e’ la vita che avrei voluto mai desiderato vivere
Non e’ quel sogno che sognavamo insieme fa piangere
Eppure io non credo questa sia l’unica via per noi

Se stiamo insieme ci sarà un perché
e vorrei riscoprirlo stasera
se stiamo insieme qualche cosa c’e’
che ci unisce ancora stasera
Mi manchi sai, mi manchi sai….aaii…

Il sinodo sia luce che illumini “il perchè” dello stare insieme di ogni famiglia.

Efficace e di grande effetto il paragone che fate, don Silvio della malattia. Le malattie si combattono, dobbiamo senza dubbio curare le piaghe, sostenere chi vacilla, rialzare chi è caduto. Abbiamo bisogno di famiglie che diventino luce per indicare più chiaramente la strada a quanti sono nel dubbio. Ma come diventare luce? Affrontando le tempeste insegnando ai giovani cosa significa volersi bene, conoscersi e accettarsi. I care <> il motto di don Milani, in contrapposizione a un individualismo selvaggio che chiude la porta all’amore e porta all’ autodistruzione perchè l’amore di se stessi, assunto come principio di azione, è l’origine di ogni male.

Passare dall”IO” al “TU” e dal “TU” al “NOI” è uno dei compiti più educativi più importanti ammoniva il filosofo Kant.

<>
L’indifferenza è i demonio più pericoloso. Entra nei cuori e li spegne. E’ sempre meglio come dice il proverbio: “Accendere una candela, anzichè maledire al buio>>
Bisogna rendersi conto con il cuore e con la ragione, che siamo uomini amati da Dio, solo se riusciamo a vivere con dignità e continua responsabilità allora veramente possiamo impegnarci a costruire una famiglia forte e pronta a dominare tutte le difficoltà della vita.

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