Sindrome di Down

Dopo tanti timori ho visto mia figlia felice

di Ida Giangrande

La preoccupazione di un padre è sapere che la propria figlia sia felice, con amici e amori, uscite e gite, feste e passeggiate. Ma se la tua piccola ha la Sindrome di Down è più difficile sperare che tutto si realizzi. La storia di Jillian però è diversa.

Spulciando la homepage di Facebook mi sono imbattuta in questa lettera. L’emozionato augurio di un padre alla figlia down nel giorno delle sue nozze. Arriva da un terra lontana e diversa rispetto alla nostra, ma è straordinario scoprire che invece nell’amore gli uomini sono sempre vicini e più simili di quanto comunemente si avverta. 

«È il pomeriggio del tuo matrimonio. Tra due ore intraprenderai il cammino di una vita, un percorso reso più memorabile da quello che hai fatto per arrivare a questo giorno. Non so quali siano le probabilità che una donna nata con la sindrome di Down sposi l’amore della sua vita. So solo che tu ce l’hai fatta.

Ora sei al piano di sopra, impegnata negli ultimi preparativi con tua madre e le tue damigelle. I tuoi capelli sono acconciati in modo perfetto sul tuo collo snello. Il tuo vestito – “il mio gioiello”, l’hai definito  – attira ogni barlume del sole pomeridiano che entra dalla finestra. Il tuo trucco – quel rossetto rosso! – migliora in qualche modo una bellezza che è aumentata dal giorno in cui sei nata. Il tuo sorriso è radioso ed eterno.

Io sono fuori, sotto la finestra, e guardo in su. Viviamo per momenti come questo, quando le speranze e i sogni si intrecciano in un dolce momento. Quando tutto ciò che abbiamo sempre immaginato arriva e assume una chiarezza perfetta. La felicità è possibile. Ora, mentre sto sotto la finestra, lo so.

Ho tutto e niente da dirti. Quando sei nata, e negli anni a seguire, non mi sono mai preoccupato di ciò che avresti raggiunto a livello accademico. Tua madre ed io lo avremmo fatto accadere. Avremmo usato la legge come un bastone se avessimo dovuto. Gli insegnanti avrebbero fatto il loro dovere nei tuoi confronti e sapevamo che ti saresti guadagnata il rispetto dei tuoi compagni.

Ciò che non potevamo fare era far sì che piacessi agli altri bambini. Che ti accettassero, che diventassero tuoi amici, che fossero al tuo fianco nell’arena sociale. Pensavamo “Cos’è la vita di un bambino? Non è forse piena di notti fuori casa, feste di compleanno e inviti al ballo scolastico?”.

E allora mi preoccupavo per te. Piangevo profondamente dentro di me la notte in cui, a 12 anni, sei scesa di sotto e hai dichiarato “Non ho amici”.

Tutti desideriamo le stesse cose per i nostri figli. Salute, felicità e la capacità di partecipare e di godersi il mondo non sono solo appannaggio dei bambini “normali”. Perseguirli è il diritto di nascita di ogni bambino. Mi preoccupavo del fatto che tu li perseguissi, Jillian.

Non avrei dovuto. Socializzare ti viene naturale. Alle elementari ti chiamavano “Il Sindaco” per la tua capacità di coinvolgere chiunque. Al liceo ballavi nella squadra junior di danza. Hai frequentato per quattro anni il college e hai colpito moltissimo chiunque ti abbia incontrato.

Ricordi tutte le cose che dicevano che non avresti mai fatto, Jills? Non saresti andata in bicicletta o non avresti potuto praticare lo sport. Non saresti andata al college. Sicuramente non ti saresti sposata. E ora… guardati.

Sei la persona più bella che conosca. Qualcuno che è capace di condurre una vita di empatia e simpatia e senza agende o astuzie, una persona che tutti vogliamo conoscere. E quella persona sei tu.

Ti direi di dare al tuo fidanzato, Ryan, tutto il tuo cuore, ma sarebbe affermare una cosa ovvia. Ti direi di essere gentile con lui, ma tu lo sei già, con chiunque tu conosca. Ti augurerei una vita di amicizia e rispetto reciproco, ma voi siete insieme già da un decennio, per cui il rispetto e l’amicizia sono già evidenti.

Dieci anni fa, quando un ragazzo è entrato in casa indossando un vestito elegante e portando un mazzolino di orchidee e ha detto “Sono qui per portare sua figlia alla festa, signore”, sono svanite completamente tutte le paure che avevo nutrito per te.

Ora tu e Ryan state prendendo una strada diversa insieme. È una nuova sfida, non è più difficile per te che per chiunque altro. Considerando chi sei, potrebbe anche esserlo meno. La felicità sembra facile per te, così come la capacità di rendere felici gli altri.

Ora ti vedo. Hai finito di prepararti, la porta è aperta. La mia bambina, tutta vestita di bianco, che passa la soglia di un altro sogno raggiunto. Sono qui senza fiato e affascinato, preso totalmente da questo momento. “Sei bellissima” è il meglio che riesco a dire. Jillian mi ringrazia. “Sarò sempre la tua bambina”, mi dice.

“Sì”, riesco a dire. È ora di andare, aggiungo. Abbiamo un cammino da compiere».




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1 risposta su “Dopo tanti timori ho visto mia figlia felice”

E’ proprio vero. Un padre che si rispetti, anche al di la della malattia, spende la propria vita nell’interesse dei figli e quando questi raggiungono risultati ragguardevoli, ne gioisce proprio come se fossero suoi. Ringrazio il Signore per avermi concesso tali soddisfazioni con entrambi i miei figli.

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