Verso il Sinodo
Una comunità cristiana sulle orme del Buon Samaritano
“La questione vera di questo Sinodo è aprire un panorama nuovo sulla famiglia”, don Paolo Gentili, direttore nazionale dell’Ufficio Cei per la pastorale delle famiglia, spiega le attese della Chiesa italiana dal prossimo Sinodo ordinario dei vescovi.
«Fare due Sinodi a poca distanza l’uno dall’altro, indica come la Chiesa abbia a cuore l’umanità di questo tempo e si interroghi su come annunciare in modo nuovo il Vangelo della famiglia». A dichiararlo è don Paolo Gentili, direttore nazionale dell’Ufficio Cei per la pastorale delle famiglia, dalla homepage del sito dell’Ufficio.
«La questione vera di questo Sinodo è aprire un panorama nuovo sulla famiglia», «spalancare la vera bellezza della famiglia che è in Italia e nel mondo», ed anche «curare quella solitudine che spesso rende l’inciampo di un momento una frattura irreversibile e che quindi frena il cuore». Questa la prospettiva alla vigilia dell’apertura del Sinodo ordinario sulla famiglia, che si aprirà in Vaticano il 4 ottobre prossimo.
Il Sinodo s’innesta dopo i due recenti Motu Proprio di Papa Francesco sul processo nelle cause di nullità matrimoniale e deve dunque chiarire come accompagnare con una rinnovata cura la famiglia, soprattutto quella ferita. Don Gentili sottolinea inoltre come l’Instrumentum laboris abbia allargato gli orizzonti agli anziani, alla disabilità, alle migrazioni.
A fronte del «nuovo desiderio di famiglia» per don Gentili esiste «un’incapacità di vivere il “per sempre”».
«Fin dall’inizio – spiega – Papa Francesco ci ha sollecitato a essere una Chiesa che cura i feriti con misericordia». Per il direttore dell’Ufficio Cei, la questione «non è solo dottrinale, è proprio pastorale, nel senso che chiede un nuovo sguardo della comunità cristiana meno giudicante, sulle orme del Buon samaritano. Rispetto a chi crede di conoscere bene le regole, lui ci indica “la regola” che è la centralità della persona». Ciò vuol dire anche «un nuovo sguardo su chi ha vissuto il fallimento del matrimonio, anche riscoprendo quella famiglia come una risorsa. Spesso chi è passato attraverso una separazione e un divorzio – conclude don Gentili – ne sa molto di più sul legame matrimoniale rispetto a qualche persona sposata. Questo può essere un dono per tutta la comunità».
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