Separazione

Card. Schönborn, «le prime vittime del divorzio sono sempre i bambini»

di Gabriele Soliani

Il cardinale Schönborn ha rivelato di aver sofferto molto da bambino per la separazione dei genitori. Uno studio della Columbia University dimostra che la condivisione familiare vissuta durante i pasti da genitori e figli riduce la possibilità che i ragazzi facciano usano di droghe.

Hanno suscitato una certa emozione le parole del cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn sul “dolore” che il divorzio e la separazione dei genitori producono sul bambino/bambina.

In un’intervista del 13 agosto scorso – ripresa dal National Catholic Register – ha voluto ricordare, anche in vista del Sinodo di ottobre sulla famiglia, il trauma infantile causatogli dal divorzio dei suoi genitori. «I miei genitori si separarono e io fui salvato dai miei parenti e dalla Chiesa. Astenersi dal giudizio sulla persona –ammette con sincerità il cardinale – non significa dichiarare bene il male e male il bene».

Ha proseguito Schönborn: «Prima di parlare della sofferenza dei genitori dobbiamo però parlare della sofferenza dei bambini».

«Qualcosa si rompe per sempre nella vita del bambino quando suo padre e sua madre si separano. È così evidente che le prime vittime del divorzio sono sempre i bambini» ha ribadito il cardinale.

Il rischio, ha spiegato il cardinale, è che la tolleranza culturale circa le separazioni arrivi a indulgere verso un peccato dalle conseguenze enormi su tutta la società. Dopo i figli e i coniugi abbandonati per la separazione e il divorzio, che vivono spesso nella solitudine e nelle ristrettezze economiche, c’è un altro punto, menzionato anche dal catechismo, che secondo Schönborn «è quasi totalmente assente da tutte le discussioni: il danno che il divorzio infligge alla nostra società». Il catechismo lo chiama addirittura una “piaga sociale”.

Continuando nelle sue confidenze Schönborn, figlio di due separati, ha parlato della presenza, molto importante, intorno a lui di una «una grande rete familiare […] noi, i bambini, non siamo stati lasciati soli dalle nostre zie, zii e cugini» mentre «l’effetto del divorzio su un nucleo isolato […] è più drammatico». Inoltre, continua il cardinale, «fui chiamato da Gesù molto presto, all’età di 11 anni» quando «avevo già avuto una vita religiosa personale intensa, che mi aiutò a superare il dolore». Ecco dunque ciò che prova un bambino quando vede papà e mamma separarsi: dolore.

Sembra fare eco a queste situazioni una ricerca, riproposta in questi giorni, della Columbia University che collega direttamente il momento delle chiacchiere di famiglia intorno al tavolo del pasto serale con un minore consumo di alcol, sigarette, marijuana. E scopre che, contrariamente a quanto molti genitori possano pensare, i ragazzi apprezzano il momento della cena e il calore della famiglia riunita. Cioè una famiglia unita a cena è una famiglia sana. Non è certo il cibo in tavola che rende “sana” la famiglia ma la comunicazione e la conversazione che si instaura. Lo studio ha interessato oltre mille teenager americani e circa 500 genitori, indagando sul loro rapporto con alcol, droghe, sugli amici che ne fanno uso e sui collegamenti di queste abitudini con la cena in famiglia. I risultati sono immaginabili: chi cena abitualmente con genitori e fratelli almeno 5 sere su 7, fuma sigarette e marijuana il 50 per cento in meno rispetto a chi invece consuma pasti in solitudine o lontano da casa. Il 60 per cento di quelli che siedono a cena con i genitori dichiarano di avere pochi amici che consumano alcol e droghe. Per quei ragazzi che cenano in famiglia meno di 3 volte su 7 hanno il 150 per cento di probabilità di frequentare persone che consumano abitualmente droghe legali, antidepressivi e anfetamine, ma anche illegali come Lsd, ecstasy, cocaina ed eroina. Chi non cena a casa ha maggiore facilità nel procurarsi marijuana in poco tempo, mentre è più difficile per chi nelle ore serali chiacchiera in famiglia.

Ma la ricerca dimostra come la riunione del pasto serale sia un momento fondamentale per la coesione della famiglia. Tra i teenager il 72 per cento dichiara che cenare in famiglia è un momento di fondamentale importanza nella propria giornata. Per chi mangia abitualmente in casa con mamma e papà la sensazione di avere una relazione “eccellente” con i genitori è maggiore, e i commenti positivi sui genitori aumentano, tanto da definirli ottimi ascoltatori.

È proprio vero che la gioia di stare insieme evita “dolori” famigliari e risana le ferite.




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