Santità coniugale
Bartolo Longo, anima e corpo di una popolazione sofferente
di Alfredo Cretella
Bartolo Longo arriva a Napoli per completare gli studi. La Provvidenza lo condurrà alla conoscenza di Marianna De Fusco, collaboratrice della prima ora dei tanti progetti realizzati per risollevare la popolazione della Valle di Pompei.
Non c’è cristiano su questa terra che non abbia sentito nominare, almeno una volta nella sua vita, la Vergine del Rosario di Pompei. Milioni di fedeli la invocano spesso nella loro vita, avendo conoscenza della forza miracolosa che ha l’immagine della Madonna, ritratta con Santa Caterina e San Domenico, nel famoso quadro, ancora oggi esposto sull’altare maggiore del santuario pontificio di Pompei. Pochi, tuttavia, sono coloro che conoscono chi il Signore ha scelto per compiere tale meraviglia: l’avvocato Bartolo Longo.
Le origini. Bartolo nasce a Latiano in Puglia da una famiglia borghese, viene avviato agli studi di giurisprudenza dal patrigno avvocato, avendo perso il padre in tenera età. Per esigenze pratiche è costretto a completare gli studi a Napoli e lì accade tutto: prima la grande sbandata, a causa delle cattive frequentazioni. Poi, la conversione, grazie a santi sacerdoti, che per lui pregano e si impegnano a fargli cambiare strada, non stancandosi di guidarlo spiritualmente. Una caratteristica peculiare che l’avvocato Longo mostra, fin da subito è una straordinaria docilità e la caparbietà con cui persegue la strada indicatagli. È da tale particolare angolo visuale che vanno lette le sue rinunce, prima alla vita matrimoniale e successivamente a quella religiosa. Padre Radente prima e padre Ribera poi, che lo seguono, intravedono per lui – profeticamente – una via diversa, singolare, ma non per questo meno degna: la via del laicato missionario. E proprio dicendo il suo “sì” e conservando la condizione di laico e vergine, che il Signore – per intercessione della Madonna – farà grandi cose attraverso di lui.
L’arrivo alla Valle di Pompei. Bartolo conosce la futura beata, Caterina Volpicelli e, grazie a lei, la vedova Marianna De Fusco. La donna, prostrata dalle incombenze economiche lasciatele dal marito defunto prematuramente, affida al giovane avvocato l’incarico di farle da amministratore dei possedimenti in Valle di Pompei. Grazie a questo incarico, il giovane avvocato entra in contatto con quella valle acquitrinosa, che gli cambierà la vita. La Valle di Pompei, all’epoca ricompresa nel Comune di Torre Annunziata, è popolata da una massa di disperati, con scarsa istruzione e nessuna igiene, dove alla povertà materiale fa da contraltare quella spirituale, ancor più profonda, perché più radicata. Tanta miseria fa scattare in Bartolo il desiderio interiore di fare “qualcosa” per quella gente. Il sogno ben presto si trasforma in frustrazione, perché il giovane è ben conscio dei suoi limitati mezzi. Ebbene, Bartolo al culmine dell’angoscia riceve un’indicazione dall’alto. Non si tratta di una visione – come spiegherà poi – quanto piuttosto di una vera e propria vocazione. In un momento di buio totale, sente chiaramente dentro di sé queste parole della Madonna: «Se vuoi la salvezza propaga il Rosario, è promessa di Maria», promessa che la Madonna aveva fatto a San Domenico, già secoli addietro e attraverso il santo ad ogni uomo.
La promessa di Maria. Bartolo prende la promessa sul serio e da lì parte, dalla propagazione del Rosario, la preghiera dei semplici per eccellenza, per realizzare un’opera che ha ancora oggi dell’incredibile. Don Bartolo – come poi verrà chiamato da tutti coloro che entreranno in contatto col santo – è un fiume in piena di iniziative religiose e sociali per curare l’anima e il corpo della popolazione sofferente. La sua fede incrollabile in quel breve ma eloquente messaggio di Maria contagia anzitutto la vedova De Fusco, che in breve diventa la più assidua e valida collaboratrice.
Il matrimonio con Marianna. Tuttavia, poiché la loro collaborazione è totale, anche la loro frequentazione lo diventa. Ciò desta inevitabili mormorazioni. Informato della questione, Leone XIII in persona consiglia loro di unirsi in matrimonio. Sia Bartolo che Marianna acconsentono, celebrando le nozze a Napoli in grande sobrietà e discrezione.
Molti scriveranno che Bartolo e Marianna si sposarono per contingenza, piuttosto che per amore, in obbedienza a qualcuno, piuttosto che al loro cuore. Ma per l’uomo di fede può esserci mai amore più grande che quello per il suo Signore? Certo, l’unione dei coniugi Longo non fu propriamente ordinaria: non ebbero figli e vissero castamente tra loro. Il loro matrimonio, fu però altamente fecondo. Bartolo e Marianna dopo aver organizzato tutte le iniziative necessarie per portare a termine il maestoso Santuario – che ancora oggi si erge superbo su tutta la valle – riuscirono, altresì, a realizzare plurime opere sociali, dando un determinante e indelebile contributo alla promozione di tutto il territorio.
Le opere sociali. L’istituto per i figli dei carcerati e poi quello per le orfanelle ospitarono migliaia di bambini, che grazie a questi sposi ebbero la migliore delle educazioni possibili. «Non uno di loro si perse», come ebbe a scrivere il santo nelle sue memorie. L’avvocato Longo fu non solo una santo dalla carità inesauribile, ma anche un genio e precursore dei tempi. Nel 1884 fondò il periodico “Il Rosario e la Nuova Pompei”, tuttora stampato e diffuso in tutto il mondo. Il periodico non solo sarà il volano per propagare la fede cristiana e il Rosario nel mondo, ma anche un formidabile strumento di foundraising, con cui l’audace avvocato procurerà tutto il necessario per realizzare milioni di metri cubi di carità. Contemporaneamente, volle che intorno al grande cantiere per la chiesa prendesse forma la nuova città, con le case per gli operai (primo esempio di edilizia sociale), il telegrafo, un piccolo ospedale, l’osservatorio meteorologico e quello geodinamico. Grazie a lui e alla moglie Marianna, le autorità dell’epoca autorizzarono la realizzazione della stazione ferroviaria.
Gli ultimi anni furono caratterizzati dalla perdita dell’amata moglie e dai dissidi con i suoi figliastri per motivi ereditari. Morirà poverissimo, ma ricco dell’immensa gratitudine delle migliaia di persone che aveva aiutato e sostenuto spiritualmente e materialmente.
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