Eterologa
Io non mi fido
di Peppe Iannicelli
La fecondazione eterologa colpisce ancora. Il segreto dei laboratori viene squarciato da una rivelazione terribile. Un presunto donatore scandinavo ha trasmesso una grave malattia genetica ad oltre cento bambini nati grazie all’utilizzo del suo sperma. Voi siete sicuri che non sia avvenuto in altre circostanze analoghe?
Quando ci sono sontuosi interessi economici in ballo, è molto facile immaginare come tanta attenzione scientifica, medica, sanitaria sia ispirata più dal desiderio di guadagnare soldi che curarsi della salute e del benessere fisico e psicologico delle coppie che desiderano aver un figlio.
Basta una rapida lettura di alcuni siti specializzati per scoprire come alcuni centri ed istituti propagandano la fecondazione come un capo di abbigliamento, una macchina sportiva, una vacanza esotica magari con tanto di formula soddisfatti o rimborsati.
Perché negare un figlio a coppie ormai anziane o sterili? Perché due maschi omosessuali non possono provare il piacere della paternità? Perché una single deve per forza sorbirsi un marito o compagno per diventare mamma? Esiste un ampio mercato d’individui e coppie autoreferenziali che ritengono un diritto indiscutibile la messa al mondo di un bambino. A tutti i costi e di denaro ne hanno molto da spendere. Ed allora via con la fecondazione eterologa in un contesto normativo e deontologico mutevole e confuso.
A fronte di una tale domanda è ovvio che gli speculatori di tutto il mondo cerchino in ogni modo di offrire servizi e prodotti sempre più sofisticati per puro amore di profitto in maniera tale da assecondare ogni capriccio da pop star (si veda la recente diatriba tra Elton John e Dolce&Gabbana) piuttosto che aiutare le coppie eterosessuali (le uniche in grado di generare) a superare la difficile condizione di sterilità.
Ovuli e spermatozoi in vendita
Ma chi tutela le coppie eterosessuali dagli alchimisti della fecondazione a risultato garantito? Chi garantisce per la salute del donatore? Chi si assume la responsabilità del complesso procedimento in grado di far germogliare una nuova vita? Il denaro è un subdolo tentatore ed esiste anche un mercato internazionale di ovuli e spermatozoi. Qualcuno al mondo è in grado di garantire con certezza assoluta sulle condizioni di salute di un donatore o di una donatrice e di conseguenza sulla qualità di ovuli, spermatozoi ed embrioni prodotti? Lo scrivo e mi vengano i brividi: ovuli, spermatozoi, embrioni non sono merci. Sono l’essenza primigenia della vita e non possono esser commercializzati. Con la fecondazione eterologa, si crea un vero e proprio catalogo che permette di scegliere i migliori, di selezionare i più belli affinché il figlio non sia solo perfetto ma a misura dei desideri del richiedente. Una, neanche troppo velata, vera e propria manipolazione genetica. Sempre in nome del denaro.
Non chiamiamoli donatori
Sarebbe molto importante che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, invece di baloccarsi con maldestri tentativi d’analisi scientifica riguardo a gender ed omosessualità, imponesse severe regole internazionali per un rigoroso controllo su prelievo e gestione di ovuli e spermatozoi. Io credo che il donatore scandinavo i cui spermatozoi hanno trasmesso una devastante malattia genetica non sia certo un filantropo. Avrà ricevuto un pagamento per la sua prestazione, così come le sventurate donne che il bisogno costringe ad affittare il proprio utero per una gravidanza. A coloro che sponsorizzano il figlio a tutti i costi vorrei ricordare quanto sia crudele strappare al seno di una madre, anche se non è quella biologica, la creatura che ha condotto in grembo per nove mesi. Non sono donatori ma vittime ed in alcuni casi speculatori. E non capisco come sia considerata esecrabile la vendita di un rene ed invece sia considerato un atto di alta generosità la vendita dello sperma o di un ovulo.
La tratta della vita
Io credo che il traffico di ovuli, spermatozoi possa esser considerato alla stregua della tratta di esseri umani per lavoro o prostituzione e del commercio di organi. Servono regole mondiali e controlli severi sapendo però che, specialmente nei Paesi più poveri sarà sempre più semplice trovare disperati disposti a tutto per sopravvivere, pronti ad immettere la propria pulsione creatrice al servizio di single e coppie opulente che non si fanno troppe domande sull’origine di quelle scintille di vita. In questa prospettiva medici e scienziati dovrebbero esercitare con maggiore responsabilità il proprio altissimo servizio.
Il camice bianco non dovrebbe aver tasche per intascare denaro che gronda sofferenza, lacerazione, prepotenza del più ricco a discapito del più debole. Purtroppo non è sempre così, come i casi di cronaca dimostrano sempre più frequentemente. Cosa induce un medico a far diventare mamma una donna di sessant’anni, a dare una figlia ad una pop star single (come Gianna Nannini) se non il ritorno mediatico ed economico?
Un figlio mio
A queste considerazioni scientifiche, giuridiche, economiche voglio aggiungere in conclusione una personalissima valutazione. Con tutto il rispetto per il pensiero e la vita altrui io non avrei accettato che mia moglie fosse fecondata dal seme altrui. Né avrei accettato di fecondare gli ovuli di un’altra donna per ottenere un embrione da impiantare nel suo utero. È terribile sapere che quel figlio non è frutto del tuo seme. È già difficile esser buoni padri e buone madri con i figli propri. Con figli “altrui”, per molti aspetti, ritenete sia possibile? Potrebbe succedere che durante una lite venga rinfacciata questa condizione? Potrebbero maturare delitti tremendi quando al prenderne consapevolezza? Quanti riescono a vivere con equilibrio questa lacerante alterità?
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
1 risposta su “Io non mi fido”
Mi è piaciuto molto! E’ l’una di notte e non sono lucida per aggiungere altro! Grazie,
Antonella