Luigi e Zelia Martin
I santi mi fanno compagnia
di Mariarosaria Petti
Tra pochi giorni conosceremo la data in cui i Beati genitori di Santa Teresa di Lisieux saranno elevati agli onori degli altari. In attesa della canonizzazione, conosciamo meglio la storia di Luigi e Zelia, grazie a padre Romano Gambalunga, postulatore generale dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi.
«La storia di Luigi e Zelia è uscita per me dalla genericità delle quattro notizie che qualunque carmelitano possiede, pochi mesi dopo essere diventato postulatore, nel 2012. Si stava infatti svolgendo a Valencia la fase diocesana del processo sul miracolo, allora presunto e ora felicemente confermato dal giudizio della Madre Chiesa»: è così che padre Romano Gambalunga, classe 1970 di origine trentina, ha conosciuto Luigi e Zelia Martin. Ordinato sacerdote nel 1997, il carmelitano è dal 2004 docente invitato al Teresianum. Nei primi mesi del 2012 frequenta i corsi organizzati dalla Congregazione per la Cause dei santi ottenendone il diploma e diventando postulatore generale dell’Ordine.
Il ministero che svolge in seno all’Ordine l’aiuta a vivere in compagnia dei santi. Una bella compagnia, non le pare? Come influisce questo aspetto sul suo modo di vivere la vocazione?
Devo essere sincero: sono molto più bravi i santi a farmi compagnia, che io a fare compagnia a loro. Questo da un lato mi consola e mi dà il senso del privilegio di svolgere questo ministero per l’Ordine e la Chiesa –dato che sono postulatore anche di alcune cause extra ordinem – dall’altro è un pungolo continuo a cercare di essere degno di rappresentare al vivo con la mia vita cristiana e carmelitana la verità della vocazione di ogni battezzato a essere santo, giacché i santi ci fanno vedere che non solo è possibile, ma è bello.
Rispetto all’iter che ha seguito, quali sono le coordinate da seguire per raccontare nel miglior modo possibile la storia di santità di Luigi e Zelia?
Penso che la storia di santità di Luigi e Zelia si possa raccontare come una bella storia di corrispondenza e collaborazione fra l’amore divino che parla ai cuori e la ricerca umana del vero amore. Entrambi in gioventù avevano nel cuore il desiderio di consacrarsi a Dio e, per diversi motivi, non fu loro possibile. Si sono incontrati e hanno formato una famiglia vivendo un matrimonio santo, cioè consacrato all’amore fedele e fecondo del Dio che è amore. Una fecondità che risplende, più ancora che per il numero di figli (9 in tutto), per la capacità di trasmettere “al vivo” il senso della presenza di Dio e della sua paternità, dell’amore immenso e misericordioso di Cristo e il desiderio che la propria vita serva al vero bene delle persone, chiamate alla comunione con Dio e bisognose di ricevere il suo perdono nella Chiesa.
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