Matrimonio omosessuale
Dove sono i cattolici irlandesi?
di Gabriele Soliani
Venerdì scorso, il 62,1% degli irlandesi ha detto “sì” al matrimonio omosessuale. Nel Paese dove l’85% della popolazione si dichiara credente, il dato delle urne è frutto di un referendum popolare. Cosa si cela dietro l’introduzione del matrimonio tra persone dello stesso sesso?
Venerdì 22 maggio 2015, il 62,1 % degli irlandesi – dei quali moltissimi rientrati in Patria per l’occasione, ha detto “sì” al matrimonio omosessuale. I telegiornali ne hanno dato ampio spazio riportando le parole del premier irlandese come “momento storico”. Il 22 maggio, festa di Santa Rita, che la Chiesa Cattolica venera come sposa, madre, vedova e monaca eroica, per noi italiani è anche il giorno in cui il Parlamento promulgò l’ingiusta legge sull’aborto volontario nel 1978. La coincidenza ha qualcosa di misterioso e triste.
Subito il Partito Democratico, i 5 Stelle, Sinistra Ecologia e Libertà hanno accelerato – per non restare indietro rispetto all’Europa, dicono – sul progetto di legge sulle unioni civili. Ma l’assenza di una legge che consenta le nozze omosessuali non produce “una violazione del canone antidiscriminatorio”. Per questo non è obbligatorio, per lo Stato italiano, legiferare a favore del “matrimonio” omosessuale: né l’Unione europea né la Costituzione italiana lo impongono. Non sono le Sentinelle in Piedi a scrivere questi concetti, ma la prima sezione civile del Tribunale di Roma, respingendo il ricorso di una coppia di uomini che voleva sposarsi in Campidoglio. Come ha sottolineato costantemente anche la Corte costituzionale «in Italia non può essere introdotto il matrimonio tra persone dello stesso sesso». Inoltre – ed è importante – «il divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso non costituisce in alcun modo discriminazione nei loro confronti», poiché – si legge nella sentenza – essi hanno altresì diritto ad «un grado di protezione e tutela equiparabile a quello matrimoniale» quando si tratti di diritti fondamentali. Cioè le unioni omoaffettive sono scelte personali e non riguardano lo Stato.
Per dare ulteriore valore alla sentenza, si afferma che le convenzioni internazionali non obbligano in alcun modo a introdurre il matrimonio omosessuale, ma lo lasciano alla piena autonomia della legislazione nazionale. In discussione, in Italia, la questione delle unioni civili. Questa terminologia “neutra” in realtà nasconde altro. Si lascia intendere che le unioni civili siano un modo per riconoscere i diritti dei conviventi alla visita in ospedale e in carcere o alla successione. Questi diritti sono già tutti disciplinati dal codice civile. In realtà, come ha onestamente detto il sottosegretario Scalfarotto intervistato da «Repubblica» il 16 ottobre 2014: «L’unione civile non è un matrimonio più basso, ma la stessa cosa. Con un altro nome per una questione di realpolitik». Si tratta proprio di una tattica per ottenere l’equiparazione del matrimonio fra uomo e donna a quello fra persone dello stesso sesso.
In Irlanda, però c’è stato una sorta di sotterfugio, come ha ben scritto il prof. Introvigne su “La nuova Bussola Quotidiana”, perché il vero nodo del contendere era l’adozione dei bambini per le coppie omo ed anche la pratica dell’utero in affitto. Infatti, la grande maggioranza degli europei (anche gli irlandesi) è contraria a queste pratiche, ma il governo irlandese con un tempismo sospetto ha proposto nel gennaio 2015 una legge che consente alle coppie omosessuali, sposate o meno, il pieno diritto di adozione, approvata alla Camera in febbraio, al Senato in marzo e diventata legge il 6 aprile 2015. In Irlanda le unioni civili sono presenti già dal 2010 e per equipararsi al “matrimonio” avevano solo bisogno dell’adozione dei bambini. Ma l’adozione è stata approvata dal Parlamento irlandese senza chiederlo ai cittadini, che anzi in maggioranza sono contrari. Lo sapranno tutti quei giovani accorsi in massa da altri Paesi per votare “sì” al referendum?
Dunque il percorso è stato: unioni civili, adozione e – per dare compimento – matrimonio richiesto a gran voce dal popolo. Anche in Italia si tenta questa strada cominciando proprio dalle unioni civili con la possibilità successivamente di “adottare” il figlio del/della convivente omo. Poi, ovviamente, si arriverà al matrimonio omosessuale.
Ma senza il voto di tanti cattolici irlandesi il matrimonio fra persone dello stesso sesso sarebbe stato approvato ugualmente?
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