Solidarietà familiare

Identikit della famiglia solidale

di Marco Giordano

Quali sono gli ingredienti per essere delle buone famiglie solidali? Quali i requisiti per aprirsi ad altre famiglie in difficoltà? Ce lo spiega Marco Giordano, presidente della Federazione Progetto Famiglia.

Qual è il requisito principale per essere delle buone famiglie solidali? È essere persone normali, ordinarie, con le proprie risorse ma anche con i propri bisogni. Non dunque super-eroi, sempre in piedi, irraggiungibili.

Volendo tratteggiare l’identikit di queste famiglie è utile far riferimento a quattro aree.

La fascia d’età e la composizione familiare. La solidarietà familiare non ha limiti d’età né richiede necessariamente una certa “composizione familiare”. Non solo dunque le famiglie con figli, ma anche famiglie con figli grandi e già andati via, o coppie giovani e senza figli, o famiglie “monoparentali” (cioè composte solo da un genitore), o coppia di fidanzati, o giovani, o anziani. Insomma, tutti possono mettersi in gioco. “Solidarietà Familiare”, infatti, non indica solo il soggetto che si impegna, bensì anche la natura della relazione che si va a creare con l’altro, cioè, appunto, una relazione familiare. È così che un giovane può diventare “fratello” di un ragazzino in difficoltà o un anziano può diventarne “nonno”.

La disponibilità pratica. Quanto tempo e quante energie devono profondere le famiglie solidali? Certo, maggiori sono l’impegno e la responsabilità, maggiore è il tempo che occorre spendere. Bisogna però dire anche che essere famiglia solidale è innanzitutto uno stile di vita, un modo di vivere la relazione con gli altri e quindi ogni “quantizzazione” rischia di essere scorretta. Senza voler generalizzare, possiamo comunque affermare che si può essere una buona famiglia solidale con un impegno di 2-3 ore settimanali.

La capacità. Ogni persona ha un proprio profilo attitudinale (connesso all’indole, al carattere, alle doti innate) ed un proprio bagaglio di conoscenze e competenze acquisite tramite lo studio, il lavoro, le esperienze. Questo mix rende alcune persone più attrezzate sul piano logico ed organizzativo, altre su quello intuitivo, altre sul piano creativo. Non vi sono gerarchie particolari e la scommessa sta in una buona e corale integrazione delle capacità di ciascuno. V’è però un insieme di capacità che per una famiglia solidale hanno un’oggettiva prevalenza sulle altre, e cioè le capacità relazionali: capacità empatica, capacità genitoriale sociale, capacità educativa, capacità riflessiva, flessibilità e apertura al cambiamento, capacità di collaborare all’interno di un sistema di relazioni complesse, capacità di reagire positivamente in situazioni stressanti.

La motivazione. Il tema della motivazione delle famiglie alla solidarietà ha a che fare con la meta che le stesse intendono raggiungere. Occorre domandarsi: «Perché lo faccio? Con quale scopo? Per chi lo faccio? Per me o per coloro ai quali mi dedico? Quale stabilità ha il mio impegno?». In sintesi possiamo dire che è utile un sano equilibrio tra spinta altruistica e crescita personale. Quando l’impegno di solidarietà coinvolge l’intero nucleo familiare, occorre tenere presente che ciascun componente ha motivazioni proprie, diverse da quelle degli altri, o talvolta addirittura contrastanti. Sarà utile, specie nei primi tempi, accostarsi gradualmente alla solidarietà familiare, permettendo a ciascuno dei membri di fare delle esperienze soft e custodendo un costante dialogo in famiglia.




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