Genitori Inventarsi un lavoro per essere con loro Autore articolo Di PUNTO FAMIGLIA Data dell'articolo 29 Aprile 2015 Nessun commento su Inventarsi un lavoro per essere con loro di Giovanna Abbagnara Secondo i dati ISTAT 2014 a più di due milioni di figli non è assicurato il riferimento paterno, perché l’80% dei nuclei monoparentali è costituito da donne. Un dato inquietante che fotografa una società sempre più orfana di padri. «Padre è una parola nota a tutti, una parola universale. Essa indica una relazione fondamentale la cui realtà è antica quanto la storia dell’uomo. Oggi, tuttavia, si è arrivati ad affermare che la nostra sarebbe una “società senza padri”. In altri termini, in particolare nella cultura occidentale, la figura del padre sarebbe simbolicamente assente, svanita, rimossa». Papa Francesco all’udienza del 28 gennaio nell’aula Paolo VI riporta alla ribalta la crisi della figura paterna. Secondo i dati ISTAT 2014 a più di due milioni di figli non è assicurato il riferimento paterno, perché l’80% dei nuclei monoparentali è costituito da donne. Un dato inquietante che fotografa una società sempre più orfana di padri. L’eclissi della paternità dipende da molti fattori socio-culturali. Campanini, noto sociologo, arriva a dire che la nostra epoca è caratterizzata da “un’enfatizzazione della figura materna” e dalla “estromissione” di quella paterna. Si tratta senza dubbio di una fase di transizione che però, come tutte le epoche di passaggio, racchiude opportunità e pericoli. Vi è senza dubbio la possibilità di ri-definire i ruoli educativi, liberandoci dai condizionamenti di un passato ancora troppo presente; ma vi sono anche i rischi di cadere in nuovi schemi culturali e pedagogici che invece di valorizzare l’identità di ciascuno favoriscono una soffocante omologazione. Non a caso, l’immagine del padre che oggi acquista diritto di cittadinanza sembra una fotocopia della figura materna. In nome della simmetria tutto è fatto da tutti. Occorre dunque vigilare per dare a ciascuno la possibilità di essere se stesso pur in un contesto in cui la relazione coniugale non è più pensata nella logica gerarchica ma in quella della piena integrazione. «I figli hanno bisogno di trovare un padre che li aspetta quando ritornano dai loro fallimenti. Faranno di tutto per non ammetterlo, per non darlo a vedere, ma ne hanno bisogno; e il non trovarlo apre in loro ferite difficili da rimarginare» così Papa Francesco alla fine della sua udienza del 4 febbraio. Raccogliendo questa sollecitazione, vi propongo una breve storia di un papà speciale. Un uomo con molte difficoltà, ma per sempre padre. La storia di Maurizio Maurizio, quarantacinque anni, un lavoro a nero come carpentiere e l’impossibilità di attendere alle spese che il giudice ha fissato come mantenimento dei propri figli. La situazione forse non sarebbe stata diversa se fosse stato ancora a casa, il lavoro sarebbe stato comunque troppo poco remunerativo rispetto alle spese da sostenere, ma almeno avrebbe potuto godere la gioia della vicinanza ai figli. Il giudice aveva stabilito un incontro a settimana, ma a lui non basta. Il sorriso dei suoi due bambini è l’unico rimedio alla disperazione. Così pur di non perderli di vista Maurizio si reinventa: gli basta il camioncino di un’amica e la sua abilità a rimodernarlo all’interno per trasformarlo in un autobus scolastico. Passa a prendere i suoi figli ogni giorno insieme ad altri bimbi e li accompagna a scuola, esattamente come farebbe se abitasse ancora a casa, dà loro un bacio prima di vederli entrare in classe per poi tornare a riprenderli all’uscita. «Lavorare a nero a Napoli è già un lusso, lo facevo come carpentiere, ora lo faccio per restare accanto ai miei figli – racconta – sicuramente quello che guadagno non mi basta a mantenere né loro né me e alla fine della giornata mi ritrovo spesso a dormire in auto, a chiedere aiuto alla Caritas del mio paese dove i volontari sono sempre presenti. Angeli vestiti da uomini che vagano per le strade della città come persone normali». Si commuove mentre parla e tutto quello che chiede è un aiuto concreto che possa risollevare la sua vita e restituire dignità alla sua condizione di padre e di uomo. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. 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