Sposo e Santo
Sergio Bernardini: “La preghiera più bella è la carità”
di Alfredo Cretella
Il servo di Dio Sergio Bernardini, dopo la perdita della prima moglie e dei tre figli, scrive con la sua vita e quella di Domenica Bedonni, sua seconda sposa, una straordinaria storia di santità coniugale. Avrà 10 figli, 8 dei quali consacrati a Dio.
«Lo diciamo con molta umiltà, ma con orgoglio infinito e con fierezza: nei nostri trent’anni di vita religiosa l’invito alla fedeltà, ai nostri impegni di consacrati, di apostoli e di religiosi, che ha accompagnato più efficacemente la grazia di Dio, ci è venuto inconfondibilmente guardando a voi. E se qualcosa abbiamo fatto, se qualcosa speriamo ancora di fare nella vigna del Signore, state pur certi che a dissodare, a seminare abbiamo imparato da voi». Un piccolo ma eloquente sprazzo del discorso scritto da padre Sebastiano, in occasione della celebrazione delle nozze d’oro dei coniugi Sergio Bernardini e Domenica Bedonni.
La vita di questo sposo sembra la rivisitazione in chiave moderna del libro di Giobbe. Non pochi lettori, a leggere le sue vicende, punterebbero il dito contro l’enorme dose di ingiustizie e accanimento che la vita pare aver serbato a quest’uomo. Non lo ha fatto Sergio, che seppe portare la sua croce con mansuetudine evangelica.
Il primo doloroso capitolo della vita di Sergio
Sergio nasce a Sassoguidano, sulle montagne del modenese, primo di due figli, il 20 maggio 1882, da Giulio e Cunegonda Barbuti, genitori profondamente cristiani e praticanti. Trascorre la sua giovinezza suoi monti a Falanello di Sassoguidano dove gestisce il più antico mulino della zona. La sua casa non è vicino la chiesa, ma a tre chilometri. Mamma e figlio non si scoraggiano: due volte al giorno si recano in parrocchia per la messa ed i vespri. Fin da piccolo si distingue per operosità e dedizione al prossimo, manifestando un particolare amore per consacrati e missionari.
Nel 1907, a 25 anni, sposa Emilia Romani e dal matrimonio nascono tre bambini: Mario, Medardo e Igina. Ma per lui Dio ha altri progetti. Già nel 1907 gli muore prematuramente il papà. In rapida sequenza, nel giro di pochissimi anni (5 in tutto), perde anche la mamma, il fratello, la moglie e i suoi tre figli. Chiunque sarebbe crollato sotto il peso di un tale terremoto affettivo. A 30 anni Sergio è solo e oppresso da una tristezza di morte che entra fino al midollo. Lui però non se la prende con Dio e con nessuno. Il suo motto sarà “Dio mi ha dato, Dio mi ha tolto, sia benedetta la Sua Volontà”. Così, per ripianare i debiti accumulati per affrontare le numerose malattie dei familiari ed i successivi lutti, Sergio emigra con alcuni suoi compaesani nel nuovo mondo. A Chicago trova un lavoro nelle locali miniere. A causa di un incidente è costretto per alcuni mesi a letto; durante la convalescenza comprende che non è quello il suo destino: a rimanere in America rischia la sua fede, a cui per nulla al mondo Sergio, che ha perso tutto, vuole rinunciare.
Ritorna in Italia, nella sua amata terra, pur pregna di ricordi dolorosi e lì il parroco del paese lo invita ad intraprendere la vita sacerdotale; percorso che Sergio rifiuta perché si ritiene profondamente indegno. Nel suo cuore è ancora forte il desiderio di una famiglia e di numerosi figli da donare a Dio.
L’incontro con Domenica: l’inizio del cammino di santità coniugale
In poco tempo la Provvidenza gli fa incontrare Domenica, una brava giovane del luogo, che conosceva tutte le pene già vissute da quell’uomo. Il suo status di vedovo non la blocca: i due ragazzi, in pochi mesi, convolano a nozze. Anche Domenica – che in gioventù aveva accarezzato il desiderio della vita monastica senza poterlo portare a compimento – da sposa ha un solo grande desiderio: contribuire alla causa del Vangelo donando tanti operai alla messe. Dio li accontenta oltre misura. La coppia avrà ben 10 figli, nell’ordine: Igina, Agata, Maria Amalia, Raffaella, Augusta, Maria, Paola, Teresa Maria, Sebastiano e Germano.
E così, non solo il buon Sergio vede coronato il suo sogno di una famiglia numerosa, ma vede realizzato anche l’altro pio desiderio di una prole votata esclusivamente alla diffusione del Vangelo: ben 8 dei suoi 10 figli si consacrano verginalmente e diventano missionarie e missionari. Cinque delle sei femmine diventano Figlie di San Paolo, la sesta Francescana; mentre i due maschi cappuccini. Le ultime due figliole si sposano e portano avanti il santo esempio di santità coniugale donato loro dai genitori. Sembra incredibile, eppure è storia. Come è storia che questo santo uomo con la sua sposa al figlio Sebastiano, che gli chiede di adottare “a distanza” un seminarista di colore, dice sì e diventa padre spirituale di Felix, un ragazzo africano, che diventerà addirittura vescovo in Niger e presiederà alla cerimonia con cui l’ultimo figlio della coppia, padre Germano, verrà incardinato arcivescovo metropolita di Smirne, in Turchia.
L’opera educativa in casa Bernardini
Nell’architrave di casa Bernardini viene scritta le seguente frase: “Qui non si bestemmia e non si parla male”. Straordinaria fu l’opera educativa condotta da questi due genitori nei confronti dei loro dieci figli.
Papà Sergio non studiò molto, ed il suo lavoro fu duro e usurante fin da giovane, ma questo non gli impedì di essere un padre dolcissimo e amorevole, senza tralasciare un sano e necessario rigore.
Quando nacquero le prime sei figlie, che all’epoca erano viste come fonte di spesa per la dote da procurare e il mancato apporto lavorativo nei campi, a chi gli presagiva l’imminente bancarotta, rispose con una vita ancora più fervida di preghiera e di affidamento a Dio, convinto com’era che un figlio è “pane quotidiano in più sulla tavola del Padre Nostro”.
Quando, anche i due figli maschi mostrarono l’intenzione di consacrarsi a Dio, lui che contava sull’aiuto dei figli nei campi, lungi dal disperarsi, pianse di gioia ed accompagnò il discernimento con la preghiera quotidiana innanzi al tabernacolo.
Sergio, uomo semplice, seppe instillare nelle anime di tutti i figli il pensiero del primato di Dio ed un contemporaneo desiderio di carità. La giornata iniziava con la messa per tutti, anche quando si trasferirono in aperta campagna e la chiesa era più distante. Poi, prima che si concludesse c’era sempre tempo per il rosario, per i vespri, per l’adorazione eucaristica e per le adunanze, perché Sergio e Domenica sentivano forte il bisogno di nutrire la loro fede e quella dei figlioli.
Il crepuscolo della vita
Sul letto di morte, attorniato dai figli e dalla cara moglie esala l’ultimo sospiro, mentre i suoi cari recitano il Magnificat: è il 12 ottobre del 1966. La cara Domenica lo raggiungerà in Paradiso qualche anno dopo, nel 1971. Nello stesso mese, febbraio, il loro ultimo fiore, Felix, viene eletto vescovo di Ibadan, nella sua Nigeria, a trentatré anni, diventando il più giovane vescovo del mondo.
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