Coniugalità

Il cardine di ogni famiglia

di don Silvio Longobardi

Le discussioni sulla famiglia sono all’ordine del giorno. Invece, è trascurata la dimensione coniugale, cardine attorno a cui ruota la vita della famiglia stessa: se il cardine è arrugginito tutta la dinamica familiare si deteriora.

Il Sinodo non solo ha parlato della famiglia ma ha parlato a tutte le famiglie, ad ogni famiglia. La Chiesa, leggiamo del documento finale, s’impegna ad “annunciare senza sosta e con profonda convinzione il Vangelo della famiglia” (n. 2). L’assemblea sinodale ha ringraziato anzitutto gli sposi che hanno accettato la sfida dell’amore e la vivono con generosa fedeltà. Se venisse a mancare questo impegno, la società sarebbe più povera di umanità. La famiglia, ha sintetizzato il cardinale Bagnasco nella prolusione all’assemblea straordinaria della CEI, è “Chiesa domestica, grembo della vita, palestra di umanità e di fede, soggetto portante della vita sociale” (10 novembre 2014).

Siamo abituati a parlare di famiglia. In effetti questo vocabolo ingloba tutti i diversi aspetti di questa esperienza così semplice in apparenza, perché naturale, ma anche così complessa. Vi invito però a tenere presente una distinzione, che io ritengo fondamentale, tra matrimonio e famiglia. Il matrimonio è il patto che lega l’uomo e la donna. Da questo patto nasce la famiglia. Se il patto è fragile, tutta la famiglia ne risente. Se il patto è stabile, tutti i membri della casa ne ricevono benefici.

A mio parere, perciò, la pastorale familiare deve partire dalla coppia, deve aiutare la coppia a vivere il legame come un patto, non solo come una parola data da custodire ma come una parola che nel corso degli anni si arricchisce e si affina e sempre più risplende. Un patto in cui la responsabilità non è divisa al 50%, come nelle aziende. Nella mia casa, diceva un amico, condividiamo tutto ma mia moglie detiene il 51% delle azioni.

Oggi si parla molto della famiglia e del ruolo che essa può avere nella vita sociale. Ma viene trascurata la dimensione coniugale che invece deve essere considerata come il cardine attorno a cui ruota la vita della famiglia. Gli sposi sono i pilastri della casa fondata su Gesù Cristo, la “pietra angolare” (Ef 2,20). Se il cardine si arrugginisce tutta la dinamica familiare si deteriora. Al contrario, le energie spese per curare la vita coniugale danno benessere a tutta la famiglia. Questa legge purtroppo non è sempre compresa ed è questo il primo e la fonte di tanti errori che determinano la rovina della famiglia.

Quella coniugale è una comunione che nasce certamente dal bisogno – il nostro amore non è mai totalmente gratuito – ma trova la sua espressione piena nella disponibilità a donare se stessi. Per questo la comunione coniugale non è solo l’origine ma anche il paradigma di quella familiare. Attraverso i coniugi la verità dell’amore passa in tutta la famiglia. I figli nascono e crescono all’ombra dell’amore dei genitori, portano nella carne e nel cuore quel legame da cui ha avuto origine la loro vita. Sono proprio i figli le prime vittime della conflittualità o della rottura del vincolo coniugale. Quante volte sono loro che più degli altri portano sulle loro spalle il peso delle battaglie (anche quelle legali) che oppongono irrimediabilmente marito e moglie.

Gli sposi sanno per esperienza quanto sia faticoso vivere la relazione, stare davanti all’altro e accettare che l’altro sia altro. Per questo la comunità ecclesiale ha il dovere di stare accanto e aiutarli a dare uno spazio adeguato a quel noi che rappresenta il cuore dell’esperienza coniugale.

Per tutto questo, in misura più rilevante rispetto al passato, è necessario accompagnare i coniugi sulla via della santità, aiutandoli nelle difficoltà e incoraggiandoli nelle prove. Negli anni passati molto è stato fatto per accompagnare i giovani al matrimonio ma non ci sono ancora percorsi adeguati per accompagnare gli sposi nel matrimonio. Molte energie che oggi vengono spese nella catechesi prematrimoniale non trovano un adeguato prolungamento nella proposta coniugale. Accade così che l’entusiasmo o l’iniziale curiosità suscitata si perde nella fase successiva. Nella gran parte dei casi si tratta di sposi che devono essere aiutati a rileggere alla luce del Vangelo tutta la loro esperienza, a partire proprio da quella dimensione affettiva che è l’indispensabile premessa della vita familiare. Questo tema ha una sua indubbia centralità. La coniugalità infatti non è solo la condizione del cammino ma rappresenta in qualche modo l’espressione matura del cammino di una coppia.

 




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