ESPERIENZE FAMIGLIARI
Coinvolgere i figli nel bene: la nostra esperienza come famiglia in Caritas
di Sara Pivetti
Oggi vi racconto la bellezza di fare volontariato come famiglia, nel nome di Gesù. Lui ci chiama a servire per aver la vera gioia. Interessarci degli altri, comunicarci agli altri, ci fa compiere il supremo, anzi unico, dovere della vita, che è realizzare noi stessi, compiere noi stessi. Noi andiamo in «caritativa» per imparare a compiere questo dovere, per imparare a vivere come Cristo.
L’anno scorso, colpita dalla provocazione di gente grande della nostra comunità che raccontava i frutti nella propria vita del tempo donato agli altri, abbiamo deciso di prendere sul serio, come famiglia, la proposta della Caritativa.
Dopo averne parlato in famiglia con Tommaso e Matteo, i nostri figli più grandi – che hanno subito detto sì a questa proposta – abbiamo dato disponibilità a servire la cena alle persone che frequentano la mensa Caritas della nostra città.
Abbiamo iniziato, ogni 15 giorni, a trascorrere due ore della nostra serata chi a servire ai tavoli, chi al lavaggio, al bar o in cucina.
La Bellezza che ne è nata sono innanzitutto i rapporti tra noi volontari, ma anche con chi viene in mensa a mangiare. Colpisce il desiderio di essere ascoltati, la sete di compagnia e il desiderio di essere Amati che accomuna il cuore di tutti.
I nostri figli sono rimasti subito molto colpiti dalla bellezza e dalla cura con cui vengono preparati i tavoli, con i fiori freschi al centro e dalla quantità di gente che necessita di un posto caldo, di cibo e di compagnia.
Un bel “bagno di realtà”, in un momento della loro vita in cui tutto attorno a loro grida “Tu vali se indossi…”, “Tu vali se frequenti…”.
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È bello guardarli, invece, all’opera. Lì, tra gente giovane e meno giovane.
È bello vedere Tommaso, 16 anni, chinato su Antonietta, che ha bisogno di raccontare quanto stia soffrendo per la perdita della sorella a chilometri di distanza da lei. È bello vedere Matteo, 13 anni, che pulisce i piatti e carica a scarica la lavastoviglie. Chi glielo fa fare? Chi me lo fa fare? Me lo chiedo spesso, mentre incrocio sguardi, spazzo i pavimenti o lavo i bagni alla fine della serata.
Innanzitutto, una grande convenienza: la prima cosa che noto è che questo gesto mi cambia sempre, non c’è mai una volta che io esca da lì uguale a come sono entrata. L’andare in caritativa mi aiuta a percepire di più i bisogni di tutte le persone che incontro.
Questo lo vedo anche nei miei figli. Andare in Caritas cambia lo sguardo: sono più pazienti con i fratelli, attenti ai bisogni di casa, si mettono a disposizione… Il condividere un po’ della loro vita e il mettere in comune un po’ della nostra, ci fa scoprire una cosa misteriosa e altrettanto evidente: non siamo noi a farli contenti. Solo Gesù può!
Io posso solo godere della Sua compagnia e far sì che possa essere desiderabile per gli altri, prima di tutto per i miei figli.
Non so quanto per Tommaso e Matteo sia chiaro lo scopo, ma so che il Signore non manca mai di farsi presente nelle loro vite e la caritativa ne è la prova.
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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