Cosa accade quando la persona che ami muore? Proprio lei, la persona con la quale hai attraversato i migliori anni della tua vita, quella con cui hai litigato mille volte, quella che ti ha visto stare male, piangere, disperarti, che ti ha consolato come meglio poteva fare. Forse non come volevi tu ma ci ha provato. La persona forse dalla quale qualche volta hai pensato di fuggire, imprigionato dall’illusione di trovare qualcun’altra che ti potesse capire. La prima persona che hai visto per anni al mattino appena aperti gli occhi o mentre li chiudevi ad un altro faticoso giorno.
Facciamo presto a parlare di amore. Il sentimento quello vero, profondo, non è fatto solo di emotività e pulsioni, è molto di più. È quello che vedi disegnato sui volti di mogli o mariti che attendono per ore in una corsia di ospedale di ricevere da un medico una parola di speranza. È quello che si veste di un sorriso la sera quando vorresti solo startene da solo a rimuginare sui tuoi problemi. È quello che ogni mattina rinnova un rituale da 40 anni mentre prepara il caffè da portare alla moglie anche quando la sera precedente c’è stato un forte litigio.
La morte sembra rubare questo amore, ma non è così. Quando si ama si desidera per l’altro la felicità. E un credente sa che questa felicità si chiama vita eterna, Paradiso. Anche dopo la morte della persona amata coltiviamo una ferrea speranza che ci ritroveremo nell’eternità beata. Ma questo Alessandro ha dovuto capirlo passando per la valle del dolore e della malattia.
In un libro bellissimo, “Il viaggio della Vita. Meditazioni e testimonianze per il tempo della vedovanza” edito da Editrice Punto Famiglia e scritto a due mani da don Silvio Longobardi e Giuseppe Cutolo, Alessandro, 63 anni racconta la sua storia. Di come è sbocciato l’amore tra lui e Tina. “Conobbi la mia sposa, Tina, a diciotto anni in un gruppo animato dai padri Teatini. Il 21 ottobre del 1981 ci siamo fidanzati. Il nostro fidanzamento è durato nove anni. Ci siamo sposati nella stessa comunità dove ci siamo conosciuti. Abbiamo sempre affrontato tutte le avversità della vita senza mai dividerci. Ci siamo sempre presentati insieme, mano nella mano, per ricevere il Corpo di Cristo! Dal nostro matrimonio è nata Olga. Tina si è sempre preoccupata, come madre premurosa, di trasmettere a nostra figlia tutti i valori cristiani”.
Ma un giorno tutto cambia. “Venni a sapere che la mia sposa era affetta da un male, peraltro non operabile: il mondo intero, sotto ai miei piedi, cominciò a crollare. Da quel momento vivemmo due realtà separate: lei matura rispetto a questo evento, ma anche all’imminente separazione, mentre io iniziavo inevitabilmente a perdermi, a vacillare e a disorientarmi. La mia mente cominciò a rifiutare tutto. Disperato, pretesi la grazia, il miracolo; volevo che Dio facesse ciò che chiedevo! Sconvolto, non riuscivo a stare vicino alla mia sposa, …lei ha sofferto tantissimo e vederla soffrire è stato un vero supplizio; ma ho sofferto anch’io per la sua morte. E ora da quasi cinque anni sono uno sposo vedovo”.
Quando la persona che ami muore, alla porta spesso bussa la depressione, un’agitazione incontrollata, il sonnambulismo. È quello che ha sofferto Alessandro. Per oltre tre anni è andato avanti come un automa e il tempo si è fermato. “Ero diventato egoista, pensavo solo al mio dolore. Per due anni consecutivi ho dormito sul divano, vestito. Tina era il mio respiro, il mio pensiero, i miei occhi, il mio sorriso, i miei sogni, la mia luce, ogni cosa”.
Dopo un lungo e difficile cammino di ripresa, l’incontro con la Fraternità di Emmaus diventa per Alessandro una fonte inesauribile di doni, “perché mi ha aperto un nuovo orizzonte di vita: ciascuno di noi sposi vedovi, grazie ad un attento e premuroso accompagnamento spirituale, può attingere quella forza necessaria per proseguire il proprio cammino della vita verso un “oltre”, oltre questo dolore, oltre la mia stessa condizione di vedovo”. Alessandro scopre che non ha perso la sua Tina. Lei è con lui in un modo diverso. L’amore non è finito in quella bara. L’amore è più forte della morte. Sfida il tempo perché scaturisce direttamente dal Cuore di Gesù. Quel giorno del matrimonio Lui ha fatto un patto con noi e noi con Lui. Ci siamo impegnati ad amare l’altro come Lui ha amato la sua Chiesa. Vi sembra poco?
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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