Avevo quattro anni quando quella sera del 16 ottobre 1978 la piccola televisione, l’unica della casa, posta nel soggiorno, annunciava l’elezione al soglio pontificio di Giovanni Paolo II. Ho nella mente il ricordo di quegli istanti, i miei fratelli piccoli che giocavano, mia madre che domandava: “Ma di quale nazione è?”. Allora non potevo immaginare quanta importanza avrebbe avuto nella mia vita il Papa venuto da “oltre la cortina di ferro” e quanto affetto avrei maturato nel mio cuore per lui.
Avevo 15 anni, ero nel pieno dell’adolescenza. Con il nostro parroco partecipammo agli esercizi spirituali organizzati per i giovani dal Movimento Fac, fondato da don Paolo Arnaboldi a Roma nel mese di agosto. A ridosso della solennità dell’Assunzione ci portarono a Castel Gandolfo di buon mattino. Ricordo il cortile allestito per la Santa Messa, riuscì a sedermi nei primi banchi. Giovanni Paolo II celebrò con noi e per noi. Durante l’Eucaristia meditava a lungo, i suoi movimenti erano misurati, pacati, le lunghe soste in ginocchio durante la consacrazione.
Quella serietà e severità della celebrazione si dissolse subito dopo, mentre ci salutava uno ad uno. Il sorriso aperto, le mani a stringerci. Nel mio studio di casa, l’istantanea di quel momento. Lui mi sorride, io corrispondo apertamente. Avrà forse pensato agli anni trascorsi a Cracovia con i suoi giovani durante le estati, quando percorrevano chilometri con il kayak per poi rovesciarlo e celebrare Messa sulla riva del fiume? Non ho potuto, come i suoi giovani condividere quei momenti ma mi sono nutrita negli anni della mia giovinezza della passione delle sue parole, della forza dei suoi gesti. E io avevo bisogno di questo negli anni della mia formazione. Di modelli, di maestri discepoli dell’unico Maestro.
Trascorrono gli anni. Si compie la scelta vocazionale del matrimonio. Era dicembre del 1999 e mi trovavo con mio marito nella Basilica di san Pietro. Ero incinta al settimo mese. Mancavano pochi giorni all’inizio del grande Giubileo del 2000. All’improvviso una processione. Il Papa esce per celebrare la santa Messa. Non lo sapevamo. Gustiamo quel dono inaspettato. Alla fine della celebrazione ci mettiamo sui lati per permettere alla processione di tornare in sacrestia. Giovanni Paolo II cammina piano, si appoggia al pastorale. All’improvviso si ferma. Scorge il mio pancione. Esce dalla processione e si avvicina a noi. Traccia un segno della croce lento e profondo su quella vita che esplode nel mio grembo. Ci sorride e prosegue il suo cammino. Mi appoggio al braccio di mio marito. Metto una mano sulla pancia di mio figlio che scalcia freneticamente e gli dico: “Hai ricevuto la benedizione del Papa, figlio mio!”.
Quanto bene ho ricevuto, quanto bene abbiamo ricevuto da Karol Wojtyla. Intere generazioni, popoli, nazioni. Non possiamo che essere grati per questo dono immenso che il buon Dio ha fatto alla sua Chiesa quella sera del 1978.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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