STORIE DI VITA

“Il mio fidanzato si è convertito, ora stiamo per sposarci in Cristo”

Storia di Elisa, una fidanzata

Una volta, durante una gita fuori porta, io e il mio fidanzato non credente ci siamo imbattuti in una piccola chiesa. Delle persone del luogo ci hanno detto che in quella chiesa tanti venivano a chiedere grazie davanti al crocifisso. Io ho chiesto la conversione del mio fidanzato… “Gesù, tu puoi tutto, tocca il suo cuore!”. Ecco cosa è successo dopo…

Io e Michele ci siamo messi insieme in un momento particolare. Avevo grossi problemi familiari e lui, conosciuto tramite amici comuni, mi ascoltava, mi sosteneva. Siamo diventati sempre più intimi e in sintonia. Dopo un po’, mi ha chiesto di uscire da soli. 

È nato qualcosa di più, ma temevo che mi stessi aggrappando a quel ragazzo più per le mie fragilità di quel periodo, che non perché ne fossi realmente innamorata. Un altro dubbio che avevo era questo: io, ventitré anni, desideravo, una famiglia cristiana. Spesso, in preghiera, chiedevo a Gesù di indicarmi quale fosse la mia vocazione e di darmi occhi per riconoscerla.

Lui, trent’anni, sicuramente maturo e responsabile – più di tanti altri ragazzi! – non era cristiano. 

O meglio, lo era per “tradizione”, ma non sentiva il desiderio di un rapporto intimo, personale, con il Signore, né desiderava sposarsi. Era più propenso per la convivenza. “Se ci vogliamo bene io e te, a che serve farlo sapere al mondo? A che servono una cerimonia pomposa e una festa costosa?”.

Questo suo modo di pensare, molto diverso dal mio, mi turbava, ma più passavamo del tempo insieme, più io mi accorgevo che lui mi piaceva: era gentile, alla mano, sempre disponibile, un ragazzo buono e onesto come pochi. Non condividevamo la fede, eppure mi piaceva la nostra complicità, avevamo molto in comune. Alla fine, ci siamo messi insieme. 

Ben presto, però, le nostre differenze sono diventate palesi. Nel mio cuore sentivo ancora che volevo una famiglia cristiana: desideravo condividere la fede con il mio futuro marito. 

Ho iniziato a fargli delle proposte, a chiedergli di fare con me un cammino, ma nulla. Lui non ne sentiva l’esigenza e diceva che non poteva farlo solo per accontentarmi.

Nonostante tutto, siamo rimasti insieme. Un anno dopo, mi ha chiesto di andare a convivere e io, avendo ancora grossi problemi a casa e soprattutto pochi fondi per pagare un affitto da sola in una città cara come Roma, ho accettato.

Spesso gli chiedevo: “Ma se viviamo insieme, perché non mi sposi?”, e lui rispondeva: “Perché ti ho già scelta come compagna della mia vita”.

Io, però, stavo stretta in quella risposta. Non mi piaceva. Non mi sentivo a posto. Non stavamo vivendo in pienezza. Inoltre, desideravo spendermi per gli altri, fare volontariato, il mio sogno era che la famiglia diventasse una piccola chiesa domestica, una comunità cristiana. Per lui, la nostra coppia era il centro di tutto. 

Non camminava verso Cristo e questo mi faceva così male…

Una volta, durante una gita fuori porta, ci siamo imbattuti in una piccola chiesa. Delle persone del luogo ci hanno detto che in quella chiesa tanti venivano a chiedere grazie davanti al crocifisso che si trovava all’interno, la cui storia era molto particolare.

Sono rimasta lì dentro mezz’ora. Vi dico subito che anche io pensato di chiedere una grazia: la conversione del mio fidanzato… “Gesù, tu puoi tutto, tocca il suo cuore! Non ti importa che sia lontano? Avvicinalo a te! Anche se non dovesse essere l’uomo della mia vita, avvicinalo a te!”.

Poco temo dopo le cose tra noi peggiorarono e ci lasciammo. 

Lui non solo non voleva convertirsi, ma iniziava ad avvertire fastidio per la nostra diversità. Una cosa che mi feriva era che lui faceva anche uso di pornografia, dicendo che non c’era nulla di male, perché comunque amava me.

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Insomma, ad un certo punto, non ho visto altra possibilità che prendere atto della realtà: volevamo condurre vite troppo diverse. Non eravamo fatti per stare insieme.

Con tanto dolore, fui io a interrompere.

Dopo quel distacco, lui avvertì un vuoto mai provato prima. Ricordo ancora uno dei suoi messaggi, dopo la rottura: “Sappi che tu mi riempivi la vita. Ti penserò per sempre”.

Io soffrivo, perché a me lui piaceva. Che fare, però, quando ci si accorge che si è davvero incompatibili? 

Passò un anno, io frequentai un altro ragazzo, ma finì molto presto. Continuavo a pensare a Michele. Lui anche continuava a pensarmi, ma nel frattempo aveva smesso di scrivermi.

Tempo dopo mi chiese di incontrarci. Aveva una cosa importante da dirmi. 

In quel periodo di buio aveva sentito l’esigenza di rivolgersi a Dio. Aveva preso contatti con un sacerdote, si era addirittura confessato (cosa che non faceva da quindici anni).

E, seppur a fatica e un po’ lentamente, aveva iniziato un percorso di fede. “Pensa, ho cominciato anche a recitare il rosario – mi ha detto – o meglio, siccome non sapevo farlo, ho scaricato la app che mi avevi suggerito tu… Mi fa stare meglio, mi alleggerisce tanto!”.

Mi sembrava che lui fosse sempre lui, ma con un cuore più aperto. Non volevo precipitare le cose, però.

Piano piano, abbiamo ricominciato a frequentarci. Volevo capire, senza fretta, se davvero c’erano i presupposti per tornare insieme. Ci siamo frequentati un tempo come amici. Io, nel frattempo, avevo trovato alloggio con altre coinquiline. Quando ci siamo rimessi insieme, nessuno dei due ha proposto la convivenza. Anche lui, infatti, in quel periodo di pausa e riflessione ha capito che avevo ragione, meritavo di essere scelta davvero, per la vita. Non voleva ammetterlo neppure a sé stesso, ma evitava il matrimonio perché aveva paura, paura di donarsi fino in fondo. Ora, invece, voleva fare un cammino serio.

Da allora sono passati due anni e il nostro rapporto, con Dio al centro, ha preso tutto un altro spessore. 

La scorsa estate siamo tornati nella chiesa dove io avevo pregato per la sua conversione. Sapeva che proprio lì avevo chiesto a Gesù di cambiare il suo cuore. E, proprio lì, lui ha deciso di inginocchiarsi e di chiedermi di sposarlo.

Ancora non ci credo, ancora faccio fatica a credere che Dio possa compiere cose del genere. Eppure, sento il dovere di testimoniare che Lui è grande. Più grande dei nostri ragionamenti, del nostro parlare, e ha in mente meraviglie: lasciamogliele fare!

Fidatevi, fidatevi senza riserve… perché davvero Lui fa nuove tutte le cose!




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