4 Ottobre 2024
Quelle sette richieste di perdono… scritte di proprio pugno dal Papa
È la sera del 1° ottobre. I membri dell’Assemblea sinodale, i giovani e i fedeli della diocesi di Roma partecipano alla veglia penitenziale nella Basilica Vaticana. Ad un certo punto alcuni cardinali leggono sette richieste di perdono, intercalate da brani biblici e canti, scritte di proprio pugno da Papa Francesco, perché – dice il Pontefice – «era necessario chiamare per nome e cognome i nostri principali peccati, che noi nascondiamo o che chiamiamo con parole troppo educate». «Come potremmo essere credibili nella nostra missione se non riconosciamo i nostri errori e non ci chiniamo a curare le ferite che abbiamo provocato con i nostri peccati?», si chiede.
E così il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, prova vergogna per la mancanza «del coraggio necessario alla ricerca di pace tra i popoli e le nazioni, nel riconoscimento dell’infinita dignità di ogni vita umana in tutte le sue fasi, dallo stato nascente alla vecchiaia, soprattutto i bambini, gli ammalati, i poveri, del diritto di avere un lavoro, una terra, una casa, una famiglia». Il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per lo sviluppo umano integrale, prova vergogna per «quello che anche noi fedeli abbiamo fatto per trasformare il creato da giardino a deserto, manipolandolo a nostro piacimento». Il cardinale Sean O’Malley prova vergogna per «gli abusi di coscienza, abusi di poteri e abusi sessuali» che macchiano la Chiesa. Il cardinale Kevin J. Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, prova vergogna «per tutte le volte che non abbiamo riconosciuto e difeso la dignità delle donne, per quando le abbiamo rese mute e succubi, e non poche volte sfruttate, specie nella condizione della vita consacrata».
Il cardinale Cristobal Lopez Romero, arcivescovo di Rabat, prova vergogna «per quando abbiamo girato la testa dall’altra parte di fronte al sacramento del povero e per l’inerzia che ci trattiene dall’accogliere la chiamata a essere Chiesa povera dei poveri e che ci fa cedere alla seduzione del potere». Il cardinale Victor M. Fernandez, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, prova vergogna «per non essere stati capaci di custodire e proporre il Vangelo come fonte viva di eterna novità, forse “indottrinandolo” e rischiando di ridurlo a un cumulo di pietre morte da scagliare contro gli altri», per «aver dato giustificazione dottrinale e trattamenti disumani». Infine il cardinale Christoph Schonborn, arcivescovo di Vienna, prova vergogna «per gli ostacoli che frapponiamo all’edificazione di una Chiesa veramente sinodale, sinfonica, consapevole di essere popolo santo di Dio che cammina insieme riconoscendo la comune dignità battesimale» e per «aver trasformato l’autorità in potere, soffocando la pluralità».
Li ho voluti elencare anche se sinteticamente perché a me sembra un gesto pedagogicamente molto valido. Un buon punto di partenza per prepararci al Giubileo ormai imminente. Oggi questo sentimento di vergogna per le proprie azioni o per il male che si arreca è stato completamente sostituito da una generalissima autoassoluzione dei propri comportamenti in nome della libertà di azione. In famiglia, nelle comunità ecclesiali, fa bene fermarsi e riconoscere le proprie mancanze.
L’importante però è non fermarsi qui. Dobbiamo imparare a chiedere perdono per le ombre ma non aver paura nello stesso tempo di fare spazio alla luce, a tutte quelle opere e a quelle azioni che rendono la comunità ecclesiale il grembo della vita risorta. Se fossimo ad una partita di calcio potremmo dire che giocare solo in difesa è utile ma impedisce di vincere. È bene ricordare sempre che lì dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia. E questa grazia va donata, annunciata, comunicata e riversata a piene mani per tornare ad essere credenti e credibili.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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