Era forse una passeggiata di domenica mattina sulla splendida costiera amalfitana. Solo una corsa dal mare a casa, una manciata di chilometri. Non pioveva, anzi. Il cielo era di un azzurro intenso e il sole splendeva arrogante all’inizio di un autunno mite.
Ma di colpo, spaventoso, lo schianto, la moto sobbalzata nella strada a fianco, l’impatto violento con il suolo. Il corpo alto e muscoloso di Aniello Ingenito è lì sull’asfalto. Arrivano, i soccorsi, a sirene spiegate, ma è tardi. Sono gli ultimi attimi di respiro di un giovane di Sarno, 32 anni. Erano circa le 13. A casa per il pranzo lo attendono il padre, la madre, la sorella.
Passavo anche io di là, cinque minuti dopo l’impatto, in sella ad una moto con mio marito. Volevamo trascorrere qualche ora al mare, goderci un po’ gli ultimi raggi di un’estate che finalmente abbandonava l’arsura e le temperature bollenti. L’immagine che improvvisamente si è aperta davanti a nostri occhi ha aperto una lacerazione, un’improvvisa crepa nera in un muro integro. Quanti viaggi facciamo ogni giorno e quanti ne fanno i nostri figli, e magari in moto. «Dai mamma, torno presto non ti preoccupare!» dicono i ragazzi annoiati dalle continue paure delle madri.
Quel corpo lì a terra coperto da un telo ci obbliga a fermarci. Potremmo distogliere lo sguardo altrove. In fondo non facciamo così ogni giorno? Non ascoltiamo indifferenti centinaia di notizie agghiaccianti mentre facciamo altro? La vista di quel giovane corpo a terra ferisce la nostra quotidianità. Ci urla che la vita in realtà non ci appartiene, e men che meno ci appartiene quella delle persone che amiamo. Siamo di fronte al mistero.
Ma, non ripetono tutti i giorni gli influencer che la vita è solo nelle nostre mani? Che tutto sta a noi, nel credere in noi stessi, nel progettare e costruire ciò che vogliamo? E allora com’è che questa vita “nostra” ci viene tolta in un secondo, in circostanze anche assurde, e uno viene chiamato e l’altro a pochi metri di distanza, per una manciata di attimi, è salvo?
Lacera, la crepa aperta davanti a quel giovane centauro, perché ci rivela impotenti, e padroni, in verità, di niente. Qualcuno dei presenti farfuglia che la colpa è del destino. Altri abbozzano un segno di croce fugace. La verità è che viviamo una vita che non ci siamo data, e che ci può in ogni istante essere tolta. Che non accada ai miei figli, preghiamo mentre mi chiedo come si fa, senza alcun Dio, a rabberciare la crepa, ad accettare di essere solo polvere.
Ogni morte torna a interrogarci. In tanti, pure feriti, gli occhi chiusi per non vedere, vanno avanti. Noi non voltiamo la testa altrove, fermiamoci, proviamo compassione, alziamo gli occhi al Cielo. Per riscoprirci figli amati e non polvere. Come Aniello, figlio amato, per sempre.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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