DIRITTI DELLE DONNE

“Chiedevo aiuto, mi hanno proposto solo di abortire”: la storia di Anna

Storia di Anna, scritta da Cecilia Galatolo

Oggi vogliamo raccontarvi di Anna – nome di fantasia – una ragazza rimasta incinta molto giovane. Nel momento in cui ha scoperto la gravidanza, ha chiesto aiuto e cercato soluzioni per non abortire. Nessuno l’ha ascoltata, nessuno le ha parlato, ad esempio, dei Centri di Aiuto alla Vita. È stata lasciata sola. Perché?

Anna sta uscendo a fatica da un periodo veramente buio. Non avrebbe mai voluto abortire.

Molte volte si legge o si ascoltano storie di donne fiere di aver abortito, che si mostrano felici per aver “esercitato un diritto”. Anna questo diritto non lo voleva.

Quando ha scoperto la gravidanza non lavorava ancora. Così ha chiesto aiuto a chi avrebbe dovuto starle accanto: la sua famiglia non ha voluto saperne nulla, il padre del bambino ha rinnegato ogni sua responsabilità. Era molto giovane, sola, con un bambino in grembo che non avrebbe potuto mantenere.

In ospedale sperava di poter trovare un supporto ma il personale sanitario è stato del tutto indifferente. Alle sue domande su come fare per tenere quel bambino, le hanno semplicemente risposto che certamente non avevano un lavoro da darle e che, se la sua famiglia non era disposta ad aiutarla, non potevano fare nulla per lei. Nella sua situazione, a loro parere, l’unica soluzione era l’aborto.

Anna si è sentita costretta, come se quella strada fosse l’unica possibile. Vuoi per la paura e lo smarrimento che la paralizzavano, vuoi per la fragilità che una donna incinta sperimenta (tantopiù se da sola!), si è fidata di chi le diceva che per lei era meglio rinunciare a quel figlio.

Le hanno indotto l’aborto farmacologicamente. Nel raccontarsi ricorda i pianti, le urla: “Vi prego, no! Io non voglio, perché? Perché?”. Grida rimaste inascoltate e ignorate.

Leggi anche: “Mamma, è un bambino”: teneva in mano la riproduzione di un feto (puntofamiglia.net)

Tempo dopo, quando già – a causa dell’aborto – era entrata in depressione, Anna ha chiesto aiuto sui social, a causa di istinti suicidi. Non riusciva a darsi pace, non riusciva a superare il dolore per quanto successo.

Il suo appello ha trovato ascolto: una volontaria di un CAV (Centro di Aiuto alla Vita) del Lazio ha raccolto la sua richiesta e l’ha invitata ad uno sportello che si occupa di post-aborto. In quello spazio protetto, Anna ha potuto raccontare la sua storia, incontrando persone che con interesse e premura hanno accolto le sue ferite. È cominciato così il suo percorso di guarigione, con chi ha capito il suo lutto, senza minimizzarlo, aiutandola un po’ alla volta a stare meglio.

Storie come quella di Anna non sono ricordi lontani di un periodo in cui la legge non permetteva l’aborto e si finiva in mano a delle “mammane”: stiamo parlando di due anni fa, in Italia, in un luogo della sanità pubblica.

Dovremmo chiederci: perché essere così schiavi dell’ideologia? Perché non può esserci più collaborazione tra il personale sanitario e coloro che si impegnano perché donne come Anna vedano alternative all’aborto?

Forse non è sempre così, forse ci sono luoghi dove la parte della legge che prevede la “rimozione degli ostacoli” è messa in atto. Anna, però, ha vissuto questo. E crediamo che nessuna donna lo meriti. Nessun bambino in grembo se lo merita.

Vorremmo lanciare un appello, a tutti coloro che diffidano dei CAV, a tutti coloro che pensano di lasciare libere le donne prospettando solo l’aborto: in realtà, spesso, decidono al posto loro. Senza alternative, non c’è vera libertà! Ascoltate il grido delle ragazze che vogliono i loro figli! Se una sola mamma – una sola! – verrà aiutata grazie a storie come questa, tanta sofferenza non sarà stata vana.

Questa testimonianza è stata raccolta grazie a Federvita Lazio (Federazione Movimenti per la Vita, Centri di Aiuto alla Vita e Case di Accoglienza del Lazio).

Tra i progetti che portano avanti, alcuni sono legati alla rinascita dopo un aborto, sono presenti molti sportelli.

Presidente: Di Ubaldo Maria Luisa

Per info o per chiedere aiuto: federvitalazio@gmail.com




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