Medjugorje, punto e virgola. Un commento alla Nota della Santa sede

foto derivata da: gnuckx, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

La Chiesa ha finalmente dato il suo verdetto. Era necessario mettere un punto fermo sugli eventi di Medjugorje. In realtà, la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede rappresenta un punto e virgola. A distanza di 43 anni dall’inizio degli eventi – e dopo una lunga serie di indagini e documenti episcopali giunti a conclusioni divergenti – la Chiesa non si pronuncia sull’origine soprannaturale delle apparizioni ma ritiene che i frutti spirituali sono tanti e tali da poter dare il via libera al “culto pubblico” e ai pellegrinaggi. 

La Santa Sede non prende posizione sulla questione più importante, quella che riguarda il soprannaturale. Evidentemente ritiene che non ci sono motivi sufficienti per validare il racconto dei veggenti. Ad essere precisi non possiamo presentarli come veggenti né tanto meno parlare espressamente di apparizioni. E dunque, per coerenza logica, non è più possibile usare espressioni del tipo: “la Madonna ha detto…”. La Chiesa si limita a riconoscere che a Medjugorje “si sono verificati molti frutti positivi e non si sono diffusi nel popolo di Dio effetti negativi o rischiosi” (Nota, 38). 

È bene sottolineare che stiamo parlando di un fenomeno che in quattro decenni ha coinvolto e coinvolge milioni di persone in ogni parte del mondo. A mio parere, è davvero difficile pensare che un avvenimento che ha avuto un impatto così significativo nella vita ecclesiale e ha portato abbondanti frutti di fede e di carità possa essere stato originato da un’allucinazione collettiva. Impossibile non vedere la mano di Dio. Se davvero i frutti sono così grandi – come riconosce ampiamente anche il documento vaticano (Nota, 3-5) – se vi sono conversioni, vocazioni, ritorno alla vita di preghiera e ai sacramenti, se tanti pellegrini sono tornati da Medjugorje interiormente trasformati, dobbiamo riconoscere che c’è la mano di Dio. 

È la logica del Vangelo che conduce in questa direzione: “Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui” (Gv 3,2). Sono le parole che Nicodemo rivolge a Gesù, dalle sue opere trae un giudizio positivo sulla sua identità. D’altra parte, è Gesù stesso che invita a riconoscere l’albero dai frutti: “Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi” (Matteo 7,16-17).

Il documento vaticano ha passato il setaccio i presunti messaggi della Madonna e lo ha fatto certamente con particolare scrupolo teologico. È questa la parte più ampia della Dichiarazione (nn. 6-26). Ebbene, è significativo notare che non ha trovato nulla che sia contrario alla dottrina della Chiesa. Anzi, la Congregazione elogia i temi fondamentali che ritornano con insistenza: la chiamata alla conversione, il forte peso del male e del peccato, il ruolo della preghiera, la centralità della vita eucaristica, la comunione fraterna, l’invito a custodire la gioia e la gratitudine, l’insistenza sulla testimonianza, la vita eterna. Siamo nel cuore dell’esperienza di fede, quella che ogni giorno e in ogni parte del mondo viene proposta ai battezzati. 

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La Congregazione sottolinea anche che nei “presunti messaggi” la Madonna appare come Madre premurosa che intercede per l’umanità ma che in nulla si sostituisce al ruolo di Mediatore che appartiene al Figlio. Anzi, rimanda costantemente a Lui: “Vi invito, cari figli, affinché la vostra vita sia unita a Lui. Gesù è il Re della Pace e solo Lui può darvi la pace che voi cercate”. Nei messaggi ci sono anche imprecisioni teologiche e raccomandazioni pratiche che possono suscitare qualche perplessità ma si tratta di elementi secondari che non intaccano l’essenziale e, soprattutto, a giudizio degli estensori del documento, non sono dovuti ad “una cattiva intenzione, ma alla percezione soggettiva del fenomeno” (Nota, 27). Insomma, tutto sommato, si tratta di un’assoluzione piena. 

La Nota della Santa Sede sceglie di seguire una logica più prudenziale, non si pronuncia sull’origine ma riconosce che lo Spirito santo agisce ed opera. In pratica, niente apparizioni ma via libera ai pellegrinaggi. È una conclusione che contrasta con la logica. Da una parte si dice che non ci sono motivi sufficienti per dire che sia la Madonna a dare i messaggi”; e dall’altra si afferma che negli eventi di Medjugorje non ci sono menzogne o falsificazioni. A me pare che in questo ragionamento la logica sia latitante… ma forse è il modo di ragionare ad essere deficitario. 

Nei primi due decenni la soprannaturalità degli eventi era stata espressamente negata da almeno due vescovi di Mostar-Duvno, la diocesi sul cui territorio sorge Medjugorje. Sembrava una pietra tombale e invece… l’opera non è stata soffocata. Il documento che ieri è stato presentato può essere considerato come un indubbio passo in avanti anche se resta prudentemente sulla soglia. E tuttavia, non è un giudizio definitivo e lascia aperta la porta ad altri pronunciamenti che in futuro potrebbero fare piena luce. È quello che sperano tanti cristiani che credono anche senza vedere i segni ma che, al tempo stesso, trovano negli eventi soprannaturali una conferma della loro fragile fede.




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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