17 Settembre 2024

Una vita compiuta

Nello spazio tra il mezzo del mio secolo mi guardo allo specchio e, oltre a notare le rughe e i capelli bianchi, mi domando: “Cosa devo ancora aspettarmi dalla vita?”. Eppure un secondo dopo penso che la domanda è mal posta e ringrazio il buon Dio per la luce che mi ha donato, scegliendo come giorno della mia nascita la Festa delle Stimmate di san Francesco, il momento in cui il santo assisano ha ricevuto sul monte La Verna il sigillo dell’amore del Padre. Sono passati esattamente otto secoli da quel 17 settembre 1224 e senza ombra di dubbio possiamo dire che la vita di Francesco, seppure straordinaria per le scelte compiute, i miracoli, l’ordine da lui fondato, l’amore per i poveri e il creato, non avrebbe la stessa risonanza senza quel momento.

Tommaso da Celano, suo primo biografo, racconta quel giorno con dovizia di particolari: “Le sue mani e i piedi apparvero trafitti nel centro da chiodi, le cui teste erano visibili nel palmo delle mani e sul dorso dei piedi, mentre le punte sporgevano dalla parte opposta. Quei segni poi erano rotondi dalla parte interna delle mani, e allungati nell’esterna, e formavano quasi una escrescenza carnosa, come fosse punta di chiodi ripiegata e ribattuta. Così pure nei piedi erano impressi i segni dei chiodi sporgenti sul resto della carne. Anche il lato destro era trafitto come da un colpo di lancia, con ampia cicatrice, e spesso sanguinava, bagnando di quel sacro sangue la tonaca e le mutande”.

Tante volte mi sono chiesta: ma la vita di Francesco di Assisi non era già stata così rivoluzionaria? Sono certa che, da santo e innamorato di Dio, Francesco mi avrebbe risposto: “Non siamo noi a chiederci qual è il senso della vita piuttosto è la vita che rivolge a noi degli interrogativi e chiede di rispondere”. La vera domanda è: “Cosa si aspetta la Vita da me?”. “Siamo disposti a lasciarci trapassare la carne e il cuore dalla Vita che si compie?”. “Siamo disposti con umiltà a lasciarci ferire dall’amore?”. Solo così la vita si compie, come in Francesco quel giorno sul monte. Si è lasciato completamente attraversare dalla grazia tanto che avrebbe potuto esclamare con Paolo: “Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”.

Ad ogni compleanno siamo chiamati sempre di più a soffiare sull’uomo vecchio e a lasciare spazio all’uomo nuovo che ogni giorno si compie. È questo il desiderio più grande di un cristiano mentre soffia sulle candeline, spegne l’io e lascia spazio a Dio. Quanto sia difficile posso solo testimoniarlo con la mia storia personale. Il paradosso è che, quando più si matura in senso cronologico tanto più Dio chiede di ritornare alla purezza dell’infanzia. È una risalita controcorrente, come fanno i salmoni. Questi pesci straordinari prima diventano adulti in mare e poi risalgono i fiumi per deporvi le uova e garantire così alla prole acque ben ossigenate e molto dolci. Il loro viaggio comporta un enorme dispendio di energie, alcuni risalgono anche di 4.800 km! E sulla strada del ritorno la maggior parte muore.

Perché la nostra vita sia feconda, perché possiamo lasciare traccia di un’esistenza che profuma di cose autentiche e semplici, abbiamo bisogno di ritornare allo stupore dei bambini. E questo è faticoso. Perché arrivati a cinquant’anni molti pensano di sapere già tutto dalla vita, hanno già pianificato la loro vecchiaia, pensano di conoscere il segreto per la felicità e l’arte di sopravvivere con una certa saccenza. Io non ho tutto queste sicurezze. L’unica sana e ragionevole certezza che mi possiede è che Dio mi ama e si manifesta ogni giorno in quella piccola e bianca ostia che indegnamente ricevo e poi continua ad accompagnarmi nella presenza della mia famiglia, degli amici, dei fratelli nella fede. E questo mi basta per donare tutto di me a Colui che un giorno mi prenderà per mano e, come un Padre con la sua bambina, mi condurrà nella sua Casa.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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