BRICIOLE DI VANGELO

17 Settembre 2024

Dio si prende cura di noi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 7,11-17)
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Il commento

“Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo…” (7,16). Il racconto è carico di emotività: il corteo funebre, le lacrime della donna, la compassione di Gesù, il giovane che riprende a vivere… Ogni particolare della narrazione offre spunti significativi ma oggi voglio soffermarmi sulle parole conclusive. L’evangelista lascia alla gente, che ha assistito alla scena, il compito di commentare l’evento. “Un grande profeta è sorto tra noi” (7,16): la gente non vede in Gesù un eroe ma un profeta, non esalta l’uomo ma Colui che lo ha inviato e rivestito di forza. Ai loro occhi non è solo un profeta ma un “grande profeta”: l’aggettivo lascia intravedere l’identità messianica. Quel fatto straordinario è il segno che sono giunti gli ultimi tempi. Per questo la gente esclama: “Dio ha visitato il suo popolo” (7,16). L’opera compiuta di Gesù conferma l’annuncio che risuona all’inizio del Vangelo attraverso la fede di Zaccaria: “Benedetto Dio d’Israele perché ha visitato e redento il suo popolo” (Lc 1,68). Queste parole, che risuonano ogni giorno nella liturgia del mattino, sono come una luce che illumina l’intera giornata.

Siamo tutti chiamati in causa, ma in modo particolare lo sono i presbiteri che hanno ricevuto il ministero di parlare e agire in nome di Dio. Se davvero vogliamo vivere a servizio di Dio, le nostre azioni non servono per magnificare noi stessi ma richiamano la presenza di un Dio che con amorevolezza si prende cura del suo popolo. Un Dio che continuamente viene a farci visita. Tutta la nostra vita è una lode a Dio, un continuo rendimento di grazie per l’opera che Lui compie. “È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, lodarti e ringraziarti sempre per i tuoi benefici, Dio onnipotente ed eterno”: queste parole, che proclamiamo in ogni celebrazione eucaristica, esprimono efficacemente la fede della Chiesa. Oggi chiediamo la grazia di liberarci dal quel desiderio di apparire che troppo spesso inquina il nostro ministero.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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