Cosa significa essere cristiani oggi accanto ad altri uomini di diversa fede o di nessuna fede e pur sempre nostri fratelli? C’è una differenza nel modo di stare al mondo, nell’ambito della cultura, della società e delle leggi scritte? Questi interrogativi oggi veramente costituiscono una questione fondamentale, al centro di tanti conflitti di civiltà che cercano di annacquare in tutti i modi l’identità cristiana. Ma i cristiani hanno chiara la loro identità? Sembrano domande campate in aria; eppure, da esse deriva la grande crisi che sta investendo la comunità ecclesiale.
Crediamo nell’uomo, ammiriamo la sua intelligenza, confidiamo nel bene che ci regala una regola etica di vita che sostanzialmente consiste nel rispetto della libertà altrui e nella dignità dell’essere umano. Riconosciamo che c’è una coscienza, una luce interiore che ci guida alla verità e alla giustizia. Siamo convinti che la solidarietà volta a migliorare lo stato di vita di tante persone – poveri, emarginati, disabili – è un aspetto che dovrebbe vederci tutti impegnati in prima linea a combattere le ingiustizie e le logiche del solo profitto.
La fede cristiana però è altro. Non è uno slalom tra divieti e precetti. È molto di più. È un incontro che ti accende la vita. È lo sguardo che si posa sul tuo cuore, sul tuo corpo e si allarga a cerchi concentrici sugli altri, sul creato e investe tutto di luce nuova. La fede è Logos, cioè perfetta armonia di pensieri, parole e gesti. E questa unità è Gesù, una persona viva. Quando questo incontro è visibile nella vita di una persona, cioè quando la fede diventa narrazione attraverso la vita, tutto cambia.
Di fronte alle sfide culturali ed etiche del nostro tempo, sulla frontiera della vita, della famiglia, dell’amore, dell’educazione, della cura, e infine nell’impegno politico, c’è una grande differenza quando il vissuto è coerente con la fede. Saremo dei mistici prestati al giornalismo, alla politica, alla società, alla scienza…come lo sono stati tanti cristiani nella storia. E potremmo esclamare con Giorgio La Pira: “La mia vocazione è una sola, strutturale direi: pur con tutte le deficienze e le indegnità che si vuole, io sono, per la grazia del Signore, un testimone dell’Evangelo… mi sarete testimoni (eritis mihi testes) mia vocazione. La sola. É tutta qui!».
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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