Lei è Kate Middleton, 42 anni, moglie del principe William da 13 anni e duchessa di Cambridge. Hanno tre figli: George, Charlotte e Louis. E ha il cancro. Esattamente come milioni di persone nel mondo. La sua condizione, indubbiamente privilegiata da un punto di vista economico e onorifico, non l’ha tutelata da una malattia devastante che arriva a qualsiasi età e chiede di affrontare con forza i giorni della tempesta. E lei, la principessa del Galles, sta combattendo la sua battaglia. Attraverso un video, racconta dal di dentro questa esperienza dolorosa mostrando ciò che nella vita è davvero essenziale: amare ed essere amati, avere una famiglia che ti sostiene.
È un modo di comunicare decisamente inusuale per la casa reale inglese. Le parole di Kate, accompagnate da una struggente colonna sonora, sono colme di speranza perché “la malattia ha fatto capire a me e William di dover essere grati per le cose semplici ma importanti della vita, che spesso si ritengono scontate”. Nel video poi ci sono i gesti che parlano più delle parole: Kate e William si abbracciano, si baciano, si tengono per mano. Si stendono sulla sabbia, assediati dagli assalti giocosi dei figli. Passeggiano per i boschi, fanno un picnic sull’erba, ridono a crepapelle insieme ai figli. Qualcuno potrebbe dire, è come se avessero girato un film, fingevano. Forse si può fingere e lavorare come attori con persone che conosci poco o con le quali non hai mai intessuto una relazione. I dialoghi possono essere costruiti, la luce negli occhi e i sorrisi son più difficili da riprodurre. E in quella famiglia si vede che l’amore c’è.
Il dolore, la malattia quando sono accolti con pazienza e quanto si può contare sull’amore delle persone che ti sono accanto, hanno questa capacità di trasfigurare, generano solidarietà. Kate non dimentica le persone che come lei hanno dovuto attraversare il tunnel del cancro: “Rimango dalla vostra parte, accanto a voi, vi tengo la mano. Dall’oscurità può nascere la luce. Lasciate che la luce risplenda”. La malattia rende più vulnerabili, indifesi e non c’è cosa peggiore che affrontarla da soli. È un dramma inenarrabile.
Kate poi ci ricorda semplicemente che la morte esiste ed è il termine della vita terrena. Questa consapevolezza ci obbliga a guardare la vita in modo diverso: far memoria della nostra mortalità serve a ricordarci che ci è dato un tempo limitato per realizzare la nostra esistenza. Oggi vi è una assolutizzazione tale della vita terrena, da provocare il rifiuto di ogni discorso inerente alla morte e invece questa bella e coraggiosa donna ci ricorda che, se è difficile pronunciare parole di senso quando la croce ti investe come un treno in corsa, l’amore è capace di donarci nell’orrore un barlume di luce. Anche noi dobbiamo fare la nostra parte, con una esistenza spesa nel sacrificio e nella speranza. Nel generare vita tra il male che vuole soccomberci. Senza disperare mai.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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