Guai a chi offre aiuto e alternative: perché dilaga questa furia abortista?

La segretaria del PD Elly Schlein si pone in contrasto con la legge 194, la quale prevede la rimozione degli ostacoli se una donna sta valutando l’aborto. È in atto una vera e propria “furia abortista” che non ha eguali nella storia. L’aborto è visto come un “diritto assoluto” e guai a chi “si mette di traverso” per far nascere un bambino/bambina. 

Nella trasmissione “Porta a porta” del 7 giugno scorso, la segretaria del maggiore partito di opposizione al governo, Elly Schlein, ha intimato, e quasi minacciato: “Non voglio più vedere gli antiabortisti dentro ai consultori a impedire a donne e ragazze di abortire”. 

Questo è in aperto dissenso con la legge 194 sull’aborto volontario.

Le persone che cercano di aiutare le donne, che per motivi economici, di solitudine, o di paura pensano all’aborto ma non ne sono convinte, sono additate come delinquenti. 

Si tratta di una vera e propria “furia abortista” che non ha eguali nella storia. Un “diritto assoluto” e guai a chi “si mette di traverso” per far nascere un bambino/bambina. 

Il primo Paese al mondo a teorizzare e legalizzare l’aborto è stato l’Unione Sovietica nel 1919, cioè il primo Stato che ha promosso l’ateismo su base scientifica e che ha sdoganato per primo l’interruzione di gravidanza.

Dunque, come fa un cattolico/cattolica a votare un partito la cui segretaria dice: “Non voglio più vedere gli antiabortisti dentro ai consultori a impedire a donne e ragazze di abortire”?

Leggi anche: Aborto, perché non diciamo tutta la verità? (puntofamiglia.net)

Anche un non cattolico, tuttavia, non può restare indifferente a un tale accanimento abortista, almeno per l’umanità che condividiamo e in mezzo a tanta violenza e sopraffazione dei più deboli.

Un aspetto inquietante è l’indifferenza per le paure e le difficoltà di una donna che si presenta ad un consultorio pubblico perché in attesa di un figlio “non desiderato”. 

Come è possibile dopo qualche minuto di ascolto proporre l’aborto? La stessa (iniqua) legge 194 chiede che si vada oltre l’ascolto freddo e distaccato e, almeno in teoria, si propongano alternative. L’esperienza viene in supporto a queste “alternative” perché in effetti un buon numero di donne accetta l’aiuto economico e l’amicizia vera che da un semplice colloquio emerge. 

I Centri di Aiuto alla Vita sparsi in Italia lo sanno bene, perché in questi anni quasi 230 mila bambini sono venuti al mondo proprio con i loro aiuti. Proprio in un consultorio l’ideologia dovrebbe essere bandita per lasciare spazio all’umanità concreta. 

Infatti, la donna intenzionata ad abortire non è convinta di fare una scelta buona, ma è solo spinta a risolvere il suo problema. 

Dunque, avvalorare la sua “non convinzione” è un grave errore che poi lei soltanto porterà nella vita, mentre il consultorio dimenticherà velocemente, nascondendosi dietro la legalità e la pressione degli abortisti. 




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Gabriele Soliani

Gabriele Soliani, nato a Boretto (Reggio Emilia) il 24-03-1955. Medico, psicoterapeuta, sessuologo, adolescentologo, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Libero professionista. Ha collaborato per 9 anni al Consultorio Familiare diocesano di Reggio Emilia. Sposato con Patrizia, docente di scuola superiore. Vive a Napoli dal 2015. Ministro della Santa Comunione e Lettore istituito.

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