STORIE DELLA BIBBIA

Insegnare l’umiltà e la sapienza ai figli: la storia di Salomone

The Judgment of Solomon and Esther before Ahasuerus (pair), c. 1530. Dirk Vellert (Netherlandish, 1480/85–1547). Pot metal, white glass, and silver stain; overall: 69.3 x 46.4 cm (27 5/16 x 18 1/4 in.). The Cleveland Museum of Art, John L. Severance Fund 1968.188

Continuiamo il nostro percorso tra le pagine della Bibbia, insieme ai nostri bambini o ragazzi. Salomone, figlio di Davide, fu il terzo e ultimo re del regno unito d’Israele, dopo Re Saul ed appunto Re Davide. Conosciuto per la sua saggezza, egli regnò per 40 anni. Io associo Salomone ad una storia che mi hanno raccontato da bambina. Quale? Lasciate che la racconti anche a voi…

Un esempio popolare della sapienza di Salomone fu il giudizio dato durante una disputa sull’identità della vera madre di un neonato. Due donne giunsero a suo cospetto sostenendo entrambe di essere madri del neonato. Salomone propose di dividere il bambino a metà, sapendo che la vera madre avrebbe preferito perdere suo figlio, piuttosto che farlo uccidere.

Effettivamente una delle due rispose di essere d’accordo, l’altra avrebbe rinunciato al bambino purché non accadesse. Fu quindi evidente l’identità della vera madre.

Per questo re non sarà stato affatto semplice trovarsi in quella situazione e pensare al modo più efficace per uscirne ottenendo la verità. Quando Salomone ascese al trono, per prima cosa cercò Dio e Dio gli diede l’opportunità di chiedergli qualunque cosa volesse.

Umilmente, Salomone riconobbe la sua incapacità di governare bene e chiese altruisticamente a Dio la sapienza necessaria per governare in modo giusto il Suo popolo.

Dio gli diede sia la sapienza che la ricchezza. Infatti, “il re Salomone superò in ricchezze e sapienza tutti i re della terra”. Dio gli concesse anche la pace su tutti i fronti, durante gran parte del suo regno.

Riflettiamo su questo: Salomone non chiese a Dio ricchezza o prosperità, chiese la sapienza per governare in modo giusto. Il resto fu una conseguenza. La sapienza è la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio. È semplicemente questo: vedere il mondo, vedere le situazioni, le congiunture, i problemi, ogni cosa, con gli occhi di Dio. Alcune volte noi vediamo le cose secondo il nostro piacere o secondo la situazione del nostro cuore – con amore o con odio, con invidia…

Eh no, questo non è l’occhio di Dio! Lo Spirito Santo viene in nostro soccorso e ci fa questo dono se desideriamo riceverlo. Egli rende il cristiano «sapiente». Non significa che poi avremo una risposta per ogni cosa, che sapremo tutto, non si tratta di questo. È una vera e propria saggezza nel giudicare e nell’operare, sia su un piano etico, sia sul piano della vita pratica. Si tratta di riconoscere quando una cosa viene da Dio e quando no.

Leggi anche: Davide e Golia: aiutare i figli a credere nelle loro capacità (puntofamiglia.net)

La storia della diatriba che ha coinvolto Salomone mi fa pensare senza andare troppo lontano, a tutte le volte che mi ritrovo a far da giudice chiamata in causa dai miei figli. A tutte le scelte che io e mio marito dobbiamo prendere ogni giorno – pratiche e non – in relazione alla loro educazione oltre che alla vita in generale.

Guardare alle situazioni con gli occhi di Dio ci aiuta a discernere, a leggere i segni che ci fanno andare in una direzione piuttosto che in un’altra.

Con i nostri figli, sin da piccoli, usiamo spesso la parola “buono” per definire un comportamento giusto in contrapposizione al “cattivo comportamento”. Buono e cattivo sono i due aggettivi che maggiormente vengono usati. In realtà, non è affatto semplice diventare grande.

Il gruppo in cui si vive, porta facilmente ad essere diversi da ciò che si pensa, da ciò che si è!

La Bibbia dirà che oltre che buoni, bisogna essere giusti. E lo vediamo anche con la storia del re Salomone.

È di questo che dobbiamo iniziare a parlare con i nostri figli. Salomone, essendo molto giovane, si sente inesperto e incapace di fare il re e chiede il dono della sapienza. Chiediamo a Dio la sapienza per noi e per i nostri figli. Certo, è difficile essere giusti! È più facile stare dalla parte di chi urla di più o di chi è prepotente che prendere le difese dell’amico in difficoltà magari perché ci si ritrova in minoranza, si ha paura delle conseguenze.

Tutte motivazioni lecite, ma non devono prendere il sopravvento. Anche da genitori, quanto sarebbe più semplice dire di sì a tutto piuttosto che ripetere “no” dalla mattina appena svegli fino a sera?

È sfiancante soprattutto perché va motivato, i figli chiedono il perché ed è giusto che noi lo motiviamo! Perciò, insegniamo a noi per primi – e ai nostri figli di conseguenza – a farci un esame di coscienza.

Non chiediamoci solo se siamo stati buoni, ma anzitutto se siamo stati giusti. Giusti verso i genitori, verso i figli, verso gli insegnanti, verso gli amici, verso qualsiasi uomo o donna che cammini accanto a noi.

Chiediamo che ci venga in soccorso lo Spirito Santo, certi che la sapienza sia un fatto imprescindibile per orientarsi nella vita: è un “saper vivere” guardando alla nostra storia con gli occhi di Dio.




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Angela De Tullio

Angela De Tullio, nata a Bari il 25 aprile 1985, è sposata e madre di tre ragazzi. Da vent’anni è impiegata nella grande distribuzione. A 36 anni nel tentativo di non soccombere alla vita in casa con quattro uomini che ama alla follia, ha deciso di dare concretezza alla sua grande passione: la scrittura. Ha pubblicato due libri: “Nuvola, perdersi per poi ritrovarsi” edito da Florestano Edizioni e “Vite al di là” edito da Nep Edizioni. Tramite delle storie accarezza tematiche che le stanno a cuore. È inoltre un’artigiana del macramè, l’arte di annodare. Insieme alla scrittura, sono passioni che diventano un balsamo nella frenesia delle giornate.

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