DIRITTO ALLA VITA
Sull’esempio della Francia, parte con il M5stelle la petizione per “il diritto di aborto” in Italia
Spesso viene rilanciata la critica che si “parla troppo di aborto” anche fra i cattolici, e che i veri problemi sarebbero altri. Ma, senza timori di smentite, è proprio il contrario. È di pochi giorni fa la raccolta di firme online di una organizzazione che, fra questioni varie, lancia una petizione volta a introdurre il “diritto di aborto” in Italia.
L’iniziativa è partita da una deputata del Movimento 5 Stelle (quindi una che siede in Parlamento e non un “semplice cittadino”).
E che dire del fatto che in questi primi giorni di Giugno 2024 è stato pubblicato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) un nuovo studio sulla salute degli adolescenti “Lavorare per un futuro più luminoso e più sano”, nel quale si suggeriscono le azioni necessarie per «aggirare le barriere locali create dalla pandemia di COVID-19» avere sempre e comunque un aborto, i contraccettivi potenzialmente abortivi e una «educazione sessuale completa» per i bambini e minori di età?
L’OMS ritiene che gli adolescenti dovrebbero ricevere questi «servizi», ovvero la «salute sessuale e riproduttiva (SRH)», indipendentemente dal consenso o meno dei genitori. Il nuovo studio denuncia anche tutte le normative nazionali basate sul genere sessuale binario e promette ai giovani partecipanti alle attività del Modello Globale dell’OMS di potersi invece confrontare con i rappresentanti di tutte le «identità di genere».
L’argomento, dunque, è sempre alla ribalta.
La Francia ha un “nuovo diritto fondamentale” (addirittura “fondamentale”!) dal 4 marzo 2024 scritto nella Costituzione, la Germania del Cancelliere Olaf Scholz ci sta pensando… e in Italia c’è già chi morde il freno, soprattutto quando si sente parlare dei famosi “diritti”. La Francia è il primo Paese al mondo ad inserire nella sua Costituzione il diritto all’aborto, mentre l’aborto legale fu introdotto da Lenin nell’URSS nel 1920, primo Stato al mondo.
Leggi anche: La vera pace nasce se c’è rispetto per la vita. Riflessioni post-elezioni europee (puntofamiglia.net)
E il Parlamento Europeo, l’11 aprile 2024, ha approvato una risoluzione non vincolante con 336 voti a favore, 163 contrari e 39 astensioni a favore dell’aborto come diritto. “Diritto” che in realtà non esiste, mentre esiste il diritto “alla vita”.
Come afferma il Professor Possenti, docente di filosofia morale e politica, il diritto alla vita però non trova un riconoscimento esplicito nella nostra Carta costituzionale, in quanto nessuna disposizione prevede espressamente una tutela di tale diritto. Fondamentale però è la sentenza 35/1997 della nostra Corte Costituzionale, secondo la quale «il diritto alla vita, inteso nella sua estensione più lata, sia da iscriversi tra i diritti inviolabili, e cioè tra quei diritti che occupano nell’ordinamento una posizione, per dir così, privilegiata, in quanto appartengono — per usare un’espressione della sentenza n. 1146 del 1988— all’essenza dei valori supremi sui quali si fonda la Costituzione italiana».
Purtroppo, il voto del Parlamento europeo dell’11 aprile scorso segna un passo a favore di chi vuol decidere sulla vita di un altro essere umano.
La legge dello Stato ha permesso (a risicata maggioranza!) l’aborto inserendolo a certe condizioni nel tessuto legislativo, ma non può invece dichiararlo un diritto. L’interruzione volontaria della gravidanza (che quindi interrompe ciò che ha avuto inizio, e cioè la vita umana) danneggia l’altro, anzi lo sopprime. La solita rivendicazione “il corpo è mio e ne decido io” non regge perché dentro quel corpo vi è un’altra vita, un altro corpo, cioè un altro essere umano.
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