NUCLEI DI MORTE

“Tanto, sono tutti uguali”: quando rinunci all’amore vero. La storia di Beatrice

Una donna si chiede se avere un figlio con il suo compagno. È titubante. Non avrebbe aiuti familiari, non è sistemata lavorativamente come vorrebbe e, soprattutto, non si fida del compagno. Tuttavia, è proprio questo il punto che la limita di più: manca fiducia. Ci sono dei nuclei di morte che le impediscono di donare a lui tutta la sua vita.

Qualche tempo fa mi ha scritto una ragazza, madre di una bimba. La chiameremo Beatrice, per tutelare la sua vera identità.

Mi ha detto che il compagno – il quale non è il padre della prima figlia – desidera un bambino con lei. Troppi, però, secondo la ragazza, sarebbero gli ostacoli. 

Non avrebbero aiuti familiari (gli unici parenti su cui può contare per la prima figlia sono da parte di padre). Inoltre, lei ha ripreso gli studi e nel frattempo lavora anche.

Però, soprattutto, stringendo all’osso, non si fida del compagno

Ci sono nuclei di morte che impediscono loro di crescere nell’amore.

Non vogliamo mettere sotto giudizio le storie delle persone, sempre complesse, delicate e degne di rispetto. Vogliamo solo partire dal particolare – tutelando l’anonimato – per riflettere sul generale. Perché sì, anche l’amore ha le sue regole. E lo capiamo decisamente meglio attraverso storie concrete. Come dicono Alessandra e Francesco di 5pani2pesci, in amore o si progredisce o si regredisce, non esiste lo “status quo”. 

Senza un cammino vero si vive alla giornata, si pensa pure di stare bene, ma non si possono fare progetti lungimiranti. È urgente capire quali sono i vostri problemi personali con l’amore (prendendo sul serio le vostre ferite pregresse) e di coppia.

“Quindi non ti fidi di lui?”, le ho domandato.

“Certo che non mi fido. – mi ha detto, probabilmente pensando alle sue ferite pregresse – Non mi fido neanche della mia ombra!”.

Ecco, poi, i punti da lei elencati.

 “Adesso dice che è pronto a diventare papà, ma poi come faccio a sapere che reggerebbe al cambiamento di un neonato? Lui non sa cosa significa!”. 

Il precedente compagno, padre biologico di sua figlia, si è dimostrato totalmente assente e lei non vuole rivivere la stessa situazione. Paure legittime, dunque, avvalorate dalla sua esperienza. Il punto è che a volte si va alla cieca (si pensa che una persona non la si può conoscere davvero e che in fondo sia questione di fortuna trovare “quello giusto”).

Eppure, l’amore non chiede affatto di essere ciechi come ci fanno credere

Le coppie al contrario hanno bisogno di strumenti per fare un buon discernimento. Cosa mi fa pensare che quest’uomo non sia pronto a fare il papà? Perché oggi non gli donerei la mia vita? (Oltre a non fare un figlio con lui ammette che non lo sposerebbe neppure).

A volte il matrimonio non è cercato non perché lo si considera superfluo (“non aggiunge nulla al nostro amore”), bensì perché mancano i presupposti (“non voglio donarti la mia vita, non mi fido davvero di te”).

Senza essere risolti affettivamente, senza fiducia e senza stima nell’altro fare un cammino di crescita insieme è impossibile. Se siete in questo limbo, provate a lasciarvi accompagnare da persone realmente salde, che hanno incarnato la bellezza dell’amore nuziale, per capire quali sono le basi per formare una famiglia (e la sistemazione economica è importante, ma non l’aspetto principale: si possono avere montagne di soldi ed essere infelici insieme).

Leggi anche: Formare gli sposi perché accompagnino gli sposi: un’esigenza indispensabile (puntofamiglia.net)

“Come faccio a sapere che non impazzirebbe a non dormire la notte e a gestire un bimbo piccolo solo con me, senza poter più stare noi due soli, nemmeno una sera, visto che non abbiamo aiuti?”.

Dice don Fabio Rosini che da bocche sfamate dobbiamo diventare mani che sfamano. La maternità e la paternità hanno come presupposto la maturità tipica di un adulto che sa farsi carico dell’altro, dei più piccoli, indipendentemente che si generi la vita a livello biologico o meno.

Cosa fa pensare alla ragazza che lui non sarebbe pronto ad essere padre? È importante chiederselo seriamente, senza rimandare. Una persona, per poter formare una famiglia e viverla pienamente, deve avere la predisposizione al servizio, essere disponibile alle necessità altrui, accettare i sacrifici, far propri i bisogni e le fatiche dei più fragili. Forse quell’uomo non manifesta questa disponibilità?

Un punto importante, nel fidanzamento, è osservare e innamorarsi di come lui/lei sta al mondo, non solo di come lui/lei sta con te

Se ciò che osservi fa pensare ad una persona altruista, sarà molto più facile che lo sarà anche nel matrimonio e con un figlio.

Al contrario, se non è solido e concreto nell’amore, se è molto incentrato sui suoi bisogni, farà fatica a donarsi ad un figlio. Il compagno di questa donna era completamente ripiegato su sé stesso, sui suoi vizi, ma lo era anche prima di avere una figlia con lei e così è rimasto quando è diventato padre.

“Come faccio a sapere che lui mi resterà fedele se il mio corpo si sfascerà completamente con un altro figlio? Guarda le altre già adesso”.

Sentire questi discorsi, per me che mi occupo quotidianamente di teologia del corpo è un dolore grande.

Ridurre la donna ad una bambola che deve essere perfetta per compiacere l’uomo, perché quest’ultimo, altrimenti, va in giro a divertirsi con bambole più perfette: c’è qualcosa di più triste e antropologicamente falso?

Quando glielo ho fatto notare, lei ha risposto: “Ma tanto sono tutti uguali. Sono gli uomini ad essere così!”.

Mentre diceva questo, però, mi venivano in mente volti e nomi. Tanti. 

“Eh, no – le ho detto – Tutti no. Molti, forse, ma tutti non puoi dirlo…”.

Domande che fanno paura, perché implicano che ci si fermi, che si metta tutto in discussione, implicano fatica e anche il coraggio di stare soli. La verità costa sempre, ma non c’è altra via per essere liberi.

Ecco un altro punto: non ci si può accontentare del non-amore o del quasi-amore pensando che non ci sia di meglio

Personalmente, quando cercavo la mia vocazione, mi sono detta: “O un uomo che mi guarda come se fossi l’unica, che si dona, che mi ha scelto, che darebbe la sua vita per me… oppure nulla. Perché accettare le mezze misure, i surrogati, le cose a metà mi farebbe male…”.

Riconosciamo che siamo fatti per cose grandi! Vinciamo la paura o la pigrizia che portano ad amare poco. Diamo le giuste priorità.

Care donne, non riempiamoci la bocca di slogan, non parliamo di femminismo, di libertà sul nostro corpo se poi non abbiamo il coraggio di chiedere all’uomo che diventi la migliore versione di sé stesso con noi, per il suo bene anzitutto e per quello dell’intera famiglia. Chiediamo che al nostro corpo sia riconosciuta la sua sacralità.

Non accontentiamoci di un “amore” fatto di briciole, per poi dire che l’amore non esiste. La verità è che, se viviamo così, non esisterà mai per noi, purtroppo: perché non abbiamo avuto il coraggio di cercarlo (scartando ciò che amore non era!), di costruirlo, di custodirlo.

A te che mi leggi: non rinunciare in partenza, l’amore vero è possibile. Tanti lo vivono. Tanti lo testimoniano. Basta alzare lo sguardo verso le coppie davvero felici e feconde e capire come hanno fatto, anziché darsi per sconfitti prima ancora di domandarsi se sia possibile anche per noi…




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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