Parigi, 3 aprile 1994, mattino di Pasqua, il genetista Jérôme Lejeune rendeva la sua anima a Dio. Oggi, dopo 30 anni dal suo dies natalis, la sua testimonianza di vita risplende in tutta la sua profonda attualità. È in atto un vero e proprio attacco contro la vita nascente nel grembo della donna, in modo particolare quella che porta in sé i segni della disabilità. Lejeune ha dedicato la sua vita, anzi direi che ha consumato la sua esistenza a servizio dei più poveri e lo ha fatto con fermezza ma anche con grande pacatezza. Da lui abbiamo molto da imparare.

Il vero problema della comunicazione oggi sul fronte della vita è duplice: da una parte non ascoltiamo più per capire ma ascoltiamo solo per ribattere; dall’altra abbiamo paura di esporci sul tema dell’aborto per non essere “perseguitati”.  La pacatezza di Lejeune, la sua risolutezza che trovava nella fede la sua sorgente, devono essere per noi sprono per imparare l’arte di comunicare grandi cose con fermezza, umiltà e un tocco di ironia.

Era una persona dalla intelligenza fine e acuta, in occasione di un convegno ebbe a dire: «È proverbiale il costume degli Spartani di eliminare alla nascita i disabili. Lo scopo era di arrivare a una razza superiore. Invece così non fu e resta il dubbio che Sparta sia scomparsa dalla storia perché, eliminando i più deboli fisicamente, finirono per prevalere gli stupidi o se perché, essendo stupidi, decisero di eliminare i più deboli». Un dettaglio che dice molto di quest’uomo.

Come nello stesso tempo è straordinaria la sua figura di sposo e di padre di cinque figli. Jérôme e Birthe, la moglie, erano molto diversi, Birthe era danese, luterana e Jérôme di una famiglia cattolica francese molto colta. Birthe si è convertita al cattolicesimo durante il loro fidanzamento. Birthe è stata sempre accanto a suo marito, lo aiutava in tutto, e Jérôme con lei era molto attento e delicato. Discutevano di tutto insieme e quando non erano insieme (lui era spesso in viaggio per lavoro), si scrivevano. Così, abbiamo 2000 lettere dove si raccontano tutto.

Possiamo senz’altro dire che il loro amore è stato il terreno fertile dove lo Spirito ha operato per seminare tutto il grandioso lavoro del Prof. Lejeune. Una lettera molto significativa che Jérôme manda a Birthe tre giorni prima del matrimonio lo evidenzia benissimo: propone alla sua fidanzata di dedicare la loro vita ai bambini con la trisomia 21 (sindrome di Down): “È un obiettivo entusiasmante che ci richiederà grandi sacrifici, tesoro mio, ma se accetti di accettare una vita abbastanza precaria ma giusta e sana, basata su questa speranza, sono sicuro che ci arriveremo. (Dico “noi” perché è solo se cammini anche tu, se mi aiuti, che arriverò da qualche parte)”. L’amore genera sempre miracoli.