Il Papa parla di superbia e umiltà: Maria non si vantava d’essere la Madre di Dio

“L’umiltà è tutto. È ciò che ci salva dal Maligno e dal pericolo di diventare suoi complici”, lo ha detto papa Francesco all’udienza di mercoledì 22 maggio. E ha portato come esempio Maria: “Nemmeno la verità più sacra della sua vita – l’essere Madre di Dio – diventa per lei motivo di vanto davanti agli uomini”.

“Mentre l’orgoglio e la superbia gonfiano il cuore umano, facendoci apparire più di quello che siamo – spiega il papa ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro – l’umiltà riporta tutto nella giusta dimensione: siamo creature meravigliose ma limitate, con pregi e difetti”. 

Fa notare dunque il pontefice: “La Bibbia dall’inizio ci ricorda che siamo polvere e in polvere ritorneremo (cfr Gen 3,19), “Umile” infatti deriva da humus, cioè terra. Eppure, nel cuore umano sorgono spesso deliri di onnipotenza, tanto pericolosi, e questo ci fa tanto male”.

Come liberarsi dalla superbia? Francesco afferma: “basterebbe molto poco, basterebbe contemplare un cielo stellato per ritrovare la giusta misura, come dice il Salmo: «Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?» (8,4-5). La scienza moderna ci permette di estendere l’orizzonte molto molto di più, e di sentire ancora maggiormente il mistero che ci circonda e che ci abita”.

Per Francesc sono “Beate” le persone che “custodiscono in cuore questa percezione della propria piccolezza”; esse sono infatti “preservate da un vizio brutto: l’arroganza”. 

Gesù stesso ha fatto propria questa virtù: “Nelle prime pagine dei Vangeli, l’umiltà e la povertà di spirito paiono essere la fonte di tutto. L’annuncio dell’angelo non avviene alle porte di Gerusalemme, ma in uno sperduto paesino di Galilea, talmente insignificante che la gente diceva: «Da Nazaret può venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46)”. 

Eppure, “è proprio da lì che il mondo rinasce”. 

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Anche Maria “non è una reginetta cresciuta nella bambagia, ma una ragazza sconosciuta”, tanto è vero che “la prima ad essere stupita è lei stessa, quando l’angelo le porta l’annuncio di Dio”.

Inoltre, “Maria si guarderà bene dal calcare il palcoscenico. La sua prima decisione dopo l’annuncio angelico è andare ad aiutare, andare a servire la cugina”. E “da questo nascondimento, la Vergine sembra non volere uscire mai. Come quando dalla folla la voce di una donna proclama la sua beatitudine: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!» (Lc 11,27). Ma Gesù subito risponde: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 11,28)”. “Nemmeno la verità più sacra della sua vita – l’essere Madre di Dio – diventa per lei motivo di vanto davanti agli uomini. In un mondo che è una rincorsa ad apparire, a dimostrarsi superiori agli altri, Maria cammina decisamente, con la sola forza della grazia di Dio, in direzione contraria”.

E “questa sua piccolezza è la sua forza invincibile: è lei che rimane ai piedi della croce, mentre l’illusione di un Messia trionfante va in frantumi. Sarà Maria, nei giorni precedenti la Pentecoste, a raccogliere il gregge dei discepoli, i quali non erano stati capaci di vegliare un’ora soltanto con Gesù, e lo avevano abbandonato al sopraggiungere della tempesta”.

Per Francesco, “l’umiltà è tutto. È ciò che ci salva dal Maligno, e dal pericolo di diventare suoi complici. E l’umiltà è la fonte della pace nel mondo e nella Chiesa. Dove non c’è umiltà c’è guerra, c’è discordia, c’è divisione. Dio ce ne ha dato l’esempio in Gesù e in Maria, perché sia la nostra salvezza e la nostra felicità. E l’umiltà è proprio la via, il cammino alla salvezza”.




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