“Senza la prudenza è un attimo sbagliare strada”. Così il Papa all’udienza

Nella mattinata di mercoledì 20 marzo, papa Francesco ha invitato, ancora una volta, a trovare il modo per portare avanti trattative efficaci perché si arrivi alla pace in Medioriente e in Ucraina. La catechesi l’ha poi dedicata alla virtù della prudenza, indispensabile per essere persone capaci di scegliere bene. 

L’udienza generale di mercoledì 20 marzo è stata l’occasione, per il papa, di ribadire l’invito a trattative che portino alla pace in Ucraina e nel Medioriente. Dopo questo appello, ha continuato a parlare delle virtù, soffermandosi, stamane, su quella della prudenza. 

“Essa, insieme a giustizia, fortezza e temperanza forma le virtù cosiddette cardinali, che non sono prerogativa esclusiva dei cristiani, ma appartengono al patrimonio della sapienza antica, in particolare dei filosofi greci”, ha spiegato il Santo Padre. 

“Riprendendo gli autori classici alla luce della rivelazione cristiana, – ha proseguito – i teologi hanno immaginato il settenario delle virtù – le tre teologali e le quattro cardinali – come una sorta di organismo vivente, dove ogni virtù ha uno spazio armonico da occupare”. 

La prudenza, ha detto Francesco, “non è la virtù della persona timorosa, sempre titubante circa l’azione da intraprendere. No, questa è un’interpretazione sbagliata. Non è nemmeno solo la cautela. Accordare un primato alla prudenza significa che l’azione dell’uomo è nelle mani della sua intelligenza e libertà”

Com’è, allora, la persona prudente?

Francesco l’ha descritta coì: è “creativa”, “ragiona, valuta, cerca di comprendere la complessità del reale e non si lascia travolgere dalle emozioni, dalla pigrizia, dalle pressioni e dalle illusioni”.

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Inoltre, ha affermato il pontefice: “In un mondo dominato dall’apparire, dai pensieri superficiali, dalla banalità sia del bene che del male, l’antica lezione della prudenza merita di essere recuperata”.

In altre parole, “Chi è prudente non sceglie a caso: anzitutto sa che cosa vuole, quindi pondera le situazioni, si fa consigliare e, con visione ampia e libertà interiore, sceglie quale sentiero imboccare. Non è detto che non possa sbagliare, in fondo restiamo sempre umani; ma almeno eviterà grosse sbandate”. 

Inoltre, “la prudenza è la qualità di chi è chiamato a governare: sa che amministrare è difficile, che i punti di vista sono tanti e bisogna cercare di armonizzarli, che si deve fare non il bene di qualcuno ma di tutti”.

La prudenza insegna anche che, come si suol dire, “l’ottimo è nemico del bene”. Per il papa “Il troppo zelo, infatti, in qualche situazione può combinare disastri: può rovinare una costruzione che avrebbe richiesto gradualità; può generare conflitti e incomprensioni; può addirittura scatenare la violenza”.

Tanti passi del Vangelo ci aiutano a educare la prudenza e di questo il pontefice ha offerto alcuni esempi: “è prudente chi costruisce la sua casa sulla roccia e imprudente chi la costruisce sulla sabbia (cfr Mt 7,24-27). Sagge sono le damigelle che portano con sé l’olio per le loro lampade e stolte quelle che non lo fanno (cfr Mt 25,1-13)”. La vita cristiana “è un connubio di semplicità e di scaltrezza. Preparando i suoi discepoli per la missione, Gesù raccomanda: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Mt 10,16). Come dire che Dio non ci vuole solo santi, ci vuole santi intelligenti, perché senza la prudenza è un attimo sbagliare strada!”.




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