La macabra danza sotto la Torre Eiffel

Sono trascorsi 29 anni esatti dalla promulgazione della più grande enciclica mai scritta sul valore e la dignità della vita umana nel grembo materno. Era il 25 marzo del 1995, Giovanni Paolo II firmava l’Evangelium vitae: mai parole più chiare, infuocate e ragionate, erano state espresse fino a quel momento. Purtroppo, questo documento si è rivelato anche una triste profezia: “Il diritto cessa di essere tale, perché non è più solidamente fondato sull’inviolabile dignità della persona, ma viene assoggettato alla volontà del più forte”. 

4 marzo 2024 in Francia l’aborto non solo viene depenalizzato e consentito, come avviene ormai da tempo in gran parte delle democrazie occidentali, ma viene addirittura elevato a diritto fondamentale, cioè nessuna legge ordinaria da questo momento lo potrà più revocare. Ancora Giovanni Paolo II scriveva: “Siamo di fronte solo a una tragica parvenza di legalità e l’ideale democratico, che è davvero tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana, è tradito nelle sue stesse basi: Come è possibile parlare ancora di dignità di ogni persona umana, quando si permette che si uccida la più debole e la più innocente? In nome di quale giustizia si opera fra le persone la più ingiusta delle discriminazioni, dichiarandone alcune degne di essere difese, mentre ad altre questa dignità è negata? (Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al Convegno di studio su “Il diritto alla vita e l’Europa”, 18 dicembre 1987). Quando si verificano queste condizioni si sono già innescati quei dinamismi che portano alla dissoluzione di un’autentica convivenza umana e alla disgregazione della stessa realtà statuale”.

È assurdo pensare che oggi, con le tecniche scientifiche a nostra disposizione, si possa negare la verità che il concepito non è un grumo di cellule ma una vita umana, una persona con un cuore che batte, una sua insostituibile dignità. Siamo di fronte ad un palese e tragico occultamento della realtà. È la volontà di una parte che ha la prevalenza su una realtà oggettiva, razionale, scientifica, morale. La ragione cede il passo all’ideologia e diventa tirannia. Non ho altra definizione per questa pagina così buia della storia dell’umanità. Ancora una volta è il più forte a vincere contro il più indifeso, il “più povero tra i poveri” come definiva Madre Teresa il bambino nel grembo materno. Perché non si ha il coraggio di riconoscere che questo atto è la più grande forma di ingiustizia e di diseguaglianza sociale mai perpetrata contro milioni di persone? È così evidente con il solo utilizzo dello strumento della ragione, che il solo fatto di scriverlo mi sembra un’offesa all’intelligenza umana.  

La legge umana “se in qualche cosa è contraria alla legge naturale, non è più legge ma corruzione della legge” scriveva Tommaso d’Aquino nella Summa Theologiae. L’approvazione del Parlamento francese all’aborto come diritto costituzionale non solo crea un precedente irreversibile ma decreta anche la fine del principio su cui si fonda il diritto. Non più la verità ma l’autorità di qualcuno. Il sistema giuridico delle leggi dipende da una Carta fondamentale che è stata scritta dai fondatori su una precisa visione dell’uomo, su un’antropologia e un’etica che rispetta la dignità di tutti. Si tradisce la storia, si ignorano le lotte per la definizione di questi riferimenti essenziali per la società e il vivere comune.

Le immagini di coloro che esultavano sotto una Torre Eiffel su cui campeggiava la scritta My body, my choice mi ha fatto pensare ad una macabra danza sui corpi dilaniati di tutti i bambini abortiti nel mondo. C’è poco da esultare: morte della democrazia, della coscienza, della libertà. Altro che Stato libero e democratico! Anche i media partecipano alla danza in modo inopportuno. Ci sono quelli schierati ma anche coloro che tentano di esercitare un minimo di cronaca super partes, presentano la questione come la lotta tra la democrazia e la Chiesa ostativa. Non capiscono che la difesa della vita non è appannaggio della fede cattolica, non è una questione di natura confessionale. 

Lunedì 4 marzo, in questa pagina oscura dell’umanità, una piccola luce si accendeva a Bruxelles nella città dove si cerca di tradurre in realtà il sogno europeo. I rappresentanti di 59 associazioni provenienti da 24 Paesi europei si riunivano sotto il nome di One of us, la Federazione fondata ufficialmente a Bruxelles, il 4 settembre 2014. Uno dei fondatori è stato l’on. Carlo Casini, storico presidente del Movimento per la Vita che ha speso tutta la sua esistenza per il riconoscimento del concepito come uno di noi. 

Leggi anche: Federazione “One of us” a Bruxelles, per ricordare valore della vita dal concepimento

La Federazione One of us è nata in seguito all’iniziativa dei cittadini europei, denominata “Uno di noi” che si svolse nel 2013, anno proclamato della “cittadinanza europea”. Con questa iniziativa i cittadini europei chiedevano alle istituzioni UE di interrompere i finanziamenti per le attività distruttive di esseri umani allo stadio embrionale. Tale iniziativa si fondava sul trattato di Lisbona che ha voluto introdurre questo istituto per realizzare una nuova forma di democrazia partecipativa. Per la validità della richiesta il trattato prevedeva la partecipazione di almeno sette Paesi dell’UE e il raggiungimento di almeno un milione di adesioni. Ebbene, l’iniziativa “Uno di noi” ha superato di gran lunga entrambi i requisiti. I Paesi che parteciparono furono 27 cui si aggiunse la Croazia entrata nell’Unione successivamente, e le firme validate furono 1.896.852. È significativo che l’assemblea annuale dei soci si sia svolta proprio in questi giorni. È l’unica rete europea pro-life, che persegue sia il riconoscimento incondizionato della dignità umana intrinseca e inalienabile come fonte delle libertà umane e dei diritti dei cittadini: sia lo sviluppo di una cultura della vita in Europa, attraverso la promozione e il sostegno di attività che coinvolgano la tutela della vita umana, in particolare nelle sue fasi di sviluppo più vulnerabili (concepimento e gestazione, infanzia, maternità, malattia, disabilità, vecchiaia). Dopo i fatti francesi la sua attività diventa ancora più urgente. Bisogna “rompere il silenzio”; “favorire la maternità”; “rimuovere gli ostacoli culturali e sociali”. Questi sono alcuni degli slogan risuonati nell’incontro assembleare di One of us. Dobbiamo annunciare la vita. Nella notte restiamo vigili, facciamolo per le donne e i loro figli. Non possiamo rinunciare. È il tempo della responsabilità, è il tempo di risvegliare la coscienza del popolo della vita.




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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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