“I giovani e la fede”: presentata all’ateneo Santa Croce un’indagine internazionale su otto paesi

Durante un convegno, il 29 febbraio, sono stati presentati, dal gruppo di ricerca “Footprints”, i primi passi svolti nell’ambito di un’indagine internazionale sul rapporto tra i giovani e la fede religiosa che si sta svolgendo in otto paesi: Italia, Spagna, Regno Unito, Kenya, Messico, Argentina, Brasile, Filippine. L’immagine più associata a Dio? L’amore.

Footprints è un progetto col quale delle università, tra cui la Pontificia Università della Santa Croce di Roma, intendono creare un osservatorio permanente sulle aspirazioni, le fatiche, le gioie e le attese dei giovani in tre ambiti della loro vita. Il primo è quello della spiritualità: come vivono il rapporto con la trascendenza? Che tipo di spiritualità seguono? Credono in Dio? In che Dio? Come la fede o l’assenza di essa influenza le loro vite nella quotidianità, nelle loro scelte o posizioni morali?

Successivamente si concentrerà su altri due macro-ambiti del vivere: “Le relazioni amicali e la famiglia” e “Il lavoro e l’impegno civico”.

Una ditta di sondaggi particolarmente rilevante in Spagna, GAD3, ha preso in carico il lavoro di somministrare un questionario (formulato dal team di ricercatori) negli otto paesi e di elaborare percentuali per ciascuna delle domande. 

Il target di riferimento per il questionario era formato da giovani in età compresa tra i 18 e i 29 anni.

Ecco alcuni aspetti interessanti riguardo i giovani e la fede in Italia:

I giovani in Italia che dichiarano un ateismo convinto o una palese indifferenza religiosa non sono la maggioranza: il 35% di loro sono convinti dell’esistenza di Dio, mentre un dato interessante è la forte presenza agnostici e dubbiosi, ovvero colore che a) provano a credere in Dio (16%) b) Non sanno se possono credere in Dio oppure no (16%)

Dunque, i dubbiosi sono un buon 32% (dato nettamente superiore rispetto a tutti gli altri paesi coinvolti nell’indagine). Dunque, non è vero che i giovani italiani non hanno fede: la maggioranza di loro o ce l’ha o la sta cercando.

Altro dato che forse potremmo dare per scontato, ma merita di essere ugualmente segnalato, è che la religione maggioritaria è quella cattolica (50%). Il dato non è molto alto, se si considera il numero dei battezzati, ma in Spagna, altro paese di tradizione cattolica, è emerso che solo il 35% dei giovani credenti in una qualche religione si dichiara cattolico.

Alla domanda su quando i giovani hanno smesso di credere in Dio, l’età che viene segnalata sia in Italia che in Spagna, per esempio, è tra gli 11 e i 14 anni (età delle medie). Però va segnalato che, anche stando ad altre ricerche effettuate nel nostro paese, più che smettere di credere in Dio, smettono di sentirsi a proprio agio negli ambienti ecclesiali, dove avvertono “noia” e “formalità” e quindi si concentrano su altro, perdendo così a poco a poco il legame con Dio.

Leggi anche: Cristo e la “fame” dei giovani: due alberi, una parola. Così Alessandro D’Avenia (puntofamiglia.net)

Altro dato interessante è che, se viene chiesto quale immagine associno di più a Dio (a prescindere che credano o no), per i giovani coinvolti nella ricerca di tutti i paesi della ricerca la risposta più gettonata è “Qualcuno che ci ama e ha misericordia”, mentre la meno dichiarata è “un giudice che mi controlla”.

Il valore più associato in Italia, ma anche in altri paesi, alla religione è la “capacità di perdono”, seguito dalla “solidarietà”.

Ciò che preoccupa maggiormente i giovani, parlando di temi sociali, in Italia e Spagna è l’inquinamento, seguito dal problema della corruzione dei politici.

Tra coloro che si dichiarano cattolici, il 64 dei rispondenti al questionario riconosce ancora nella Chiesa un’istituzione fondata da Gesù per il nostro bene. Però, per alcuni di loro, è un’entità vecchia e retrograda (29%). Alcuni sembrano considerarla indegna depositaria del Vangelo, in quanto si presenta come una “fonte di obblighi e divieti” (il 22% dei cattolici si ritrova in questa posizione). E il 45% dei cattolici che hanno risposto, vedono nella chiesa un’entità di potere politico.

Circa la metà dei cattolici (con dati che oscillano tra il 47% e il 60%) credono nella realtà dei sacramenti (il battesimo ci rende figli di Dio, la Cresima ci rende autentici testimoni, i sacramenti sono voluti da Gesù e sono segni del suo amore).

Un dato che fa riflettere è che il 53 % dei cattolici (quindi uno su due) è convinto che Gesù sia realmente non simbolicamente presente nell’Eucaristia (il 26% non sa rispondere e il 21% – dei cattolici – afferma che non c’è presenza reale).

Nonostante circa un cattolico su due creda nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, solo il 6% (meno di un cristiano su 10) afferma di pregare davanti al Santissimo Sacramento. Tra i giovani dichiaratamente cattolici, il 35% frequenta la messa settimanalmente.

Sulla confessione e il perdono dei peccati, il 67% dei cattolici ne riconosce l’importanza (tra loro, il 17% dichiara che è un aspetto fondamentale). Tra coloro che non vanno, è interessante notare che solo il 14% di dichiara di “non avere peccati da farsi perdonare”. Il 51% riconosce di avere bisogno di perdono e lo chiede direttamente a Dio. Mentre il 39% fa leva sul fatto che non riconosce su questo punto l’autorità della Chiesa. Tuttavia, i giovani cattolici, nella maggior parte dei casi, non hanno smarrito l’idea di aver bisogno del perdono di Dio.

Altro dato: solo il 13% dei giovani cattolici entro i 29 sono sposati sacramentalmente, cioè in chiesa, tuttavia, il 66% di loro, quindi sei cattolici su sei, riconoscono l’importanza del matrimonio in chiesa e vorrebbero vivere questo passo.

L’aspetto su cui i giovani italiani prendono maggiormente le distanze dall’insegnamento della Chiesa è quello sulla sessualità.

È evidente come in Spagna e in Italia ci sia una maggiore apertura alla pornografia (metà degli intervistati dichiara che non danneggia la vita affettiva) e si vede con favore la pratica dell’utero in affitto (59% degli intervistati). Più del 60% dei giovani italiani non riconosce l’esistenza di un modo buono e un modo cattivo di vivere la sessualità: tutto è lecito, perché è il soggetto a stabilire ciò che è bene e ciò che è male per sé. 




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

ANNUNCIO


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.