Alle prime luci dell’alba della Giornata per la Vita, don Maurizio Patriciello manda un piccolo video di un neonato. Il messaggio è accompagnato da queste parole: “Questo bambino appena venuto alla luce è la più bella riflessione per la Giornata per la Vita. Questo bambino è nato proprio oggi. Non doveva nascere, per lui era già stata firmata la condanna a morte. È nato. È vivo. È la gloria di Dio, è una gioia per tutti noi. La forza della vita ci sorprende! Buona Giornata per la Vita”.
La venuta al mondo di un figlio cambia per sempre il volto del mondo. Non solo perché arricchisce con il suo stare al mondo la vita di tutti ma soprattutto perché chi si prenderà cura di lui sarà chiamato a trasmettergli lo sguardo sul mondo. Il patrimonio più grande che dobbiamo consegnare ai nostri figli non consiste in beni, averi, rendite ma nella capacità di guardare il mondo con stupore, di consegnare amore, di essere amore.
In una bellissima poesia di Mariangela Gualtieri leggiamo: “Bambina mia. Per te avrei dato tutti i giardini del mio regno, se fossi stata regina… […]. Ti lascio invece baracche e spine, polveri pesanti su tutto lo scenario, battiti molto forti, palpebre cucite tutto intorno. Ira nelle periferie della specie e al centro. […] Ma tu non credere a chi dipinge l’umano come una bestia zoppa e questo mondo come una palla alla fine. […]. C’è splendore in ogni cosa. Io l’ho visto. Io ora lo vedo di più. C’è splendore. Non avere paura”.
È il sentimento stesso della vita la cosa più importante da trasmettere ad un figlio. La capacità di vedere lo splendore del mondo. E questo lo si può fare solo con la testimonianza, con l’amore verso la vita, con uno sguardo che si innalza al di sopra del male, che annuncia al figlio che il male non ha mai l’ultima parola. Il Bene vince sempre. “Non avere paura”, “io l’ho visto”. È questa l’eredità da consegnare ai nostri figli, quella capacità di guardare con stupore una vita che nasce, una vita strappata da un destino segnato. L’umiltà per lasciarsi condurre dall’amore e non dalle mire di successo e di potere. Ma questo significa che dobbiamo prima noi farne esperienza, liberarci, non essere schiavi ma condottieri di speranza.
Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.
Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
Giovanna Abbagnara
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