27 Gennaio 2024

Toccata dal male e poi dalla tenerezza di Dio

«Ricordo aver portato ottanta chili di cemento sulle spalle salendo scale strette fino al soffitto di una casa a due piani. Mi sentivo morire ma non potevo far cadere quel peso perché dietro di me c’era un’altra prigioniera e l’avrei uccisa»: è Wanda Poltawska, studentessa cattolica e attivista nella resistenza partigiana, arrestata nel 1941 insieme ad altri compagni. Non avendo confessato nemmeno sotto tortura, venne internata nel lager femminile di Ravensbrück dove rimase lunghi anni.

Wanda racconta di aver visto le carceriere che selezionavano le anziane per la camera a gas e gettavano via bambini appena nati: «le hanno lasciate partorire e poi hanno buttato i bambini nel fuoco. Questo per evitare di far abortire la donna, perché l’aborto la fa soffrire fino a impedirle di lavorare». Scene infernali di fronte alle quali promise a se stessa che, se fosse uscita viva, avrebbe consacrato la sua esistenza a difendere la vita, «non solo quella biologica ma quella interiore che c’è dentro di noi».

Le donne nel lager erano materiale umano da laboratorio: anestesie, interventi chirurgici alle gambe, le ferite vengono trattate con medicinali che producono infezioni, le vittime abbandonate nel dormitorio senza assistenza. I medici che tornano di giorno, osservano le piaghe, ordinano nuovi esperimenti, mutilazioni, iniezioni di batteri nelle ferite. Molte non sopravvivono, ma Wanda è una donna forte e salda nella fede, il suo fisico e la sua psiche resistono: «non provavo odio, neanche adesso lo provo. Cosa vedevo in quei tedeschi? Li guardavo e cercavo in loro le persone».

Scampata miracolosamente a quell’orrore decide di diventare psichiatra «per capire chi è l’uomo. E come la persona umana, che ha tanti doni intellettuali e spirituali, possa agire in modo da distruggere altre persone». Con il marito diviene presto una delle più importanti collaboratrici del cappellano degli universitari Karol Wojtyla, affiancandolo nel lavoro con i giovani e le coppie. È con questo sacerdote che riesce a parlare della sua terribile esperienza: «mi aiutò con la sua antropologia e la sua filosofia a risolvere alcune domande che mi portavo dentro. Mi fece capire il concetto di “persona umana” ed il ruolo creativo della sofferenza, di cui scrisse poi nella Salvifici Doloris».

Nasce un’amicizia speciale tra i due sposi ed il giovane Wojtyla che, solo al mondo, trova in essi come una famiglia adottiva, tanto che i loro figli lo chiameranno zio. Nel 1962 a Wanda, già madre di quattro figlie, viene diagnosticata una gravissima forma di tumore. Wojtyla apprende la tragica notizia quando è a Roma, per l’apertura del Concilio. Mentre chiede preghiere ad amici e sacerdoti, decide di rivolgersi anche a Padre Pio con una lettera di supplica (“Venerabile padre…”) destinata a divenire famosa parecchi anni dopo. Il frate di Pietrelcina ordina di conservare con cura il carteggio, spiegando con parole al momento incomprensibili: «a questo non si può dire di no!». Il tumore sparisce miracolosamente. La dottoressa Poltawska ricomincia instancabilmente la sua attività culturale sul fronte della vita, assumendo incarichi nel Pontificio Consiglio per la Famiglia, in quello della Pastorale Sanitaria e poi nella Pontificia Accademia per la Vita. Toccata dal male e poi dalla tenerezza di Dio.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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