Donne e intimità: quelle ferite nascoste da guarire…

donna

di Cristiana Mallocci

Come si approcciano alla sessualità le donne? Quali sono i loro dubbi, le loro sofferenze, i loro problemi in questo ambito? Parlarne può generare imbarazzo, eppure è fondamentale che si vinca il tabù: l’intimità è un aspetto centrale della vita umana e può generare tanto bene, ma anche tanto dolore, se vissuta in modo disordinato. È bene confrontarsi con persone di fiducia, laddove qualcosa stia facendo male…

L’efficace, puntuale e necessaria riflessione custodita tra le pagine dell’articolo: “Parliamo di sesso e di quello che sentiamo (e nascondiamo) noi donne”, pubblicato sul celebre blog cattolico Aleteia, si pone la significativa, audace ed inusuale sfida di esporre e portare alla luce la comune ma poco nota problematica riguardante l’approccio all’affettività dal punto di vista femminile, in particolare in ambito cattolico. 

Nell’articolo si parla della condizione di disagio e della sofferenza che vivono ed esperiscono molte ragazze, le quali si nascondono e si riempiono di sensi di colpa e vergogna, a causa delle tentazioni e fragilità, inerenti alla propria sessualità ed intimità a cui spesso cedono. 

Il grado di disagio ed imbarazzo che provano nei confronti di sé stesse ed il peso di sentirsi giudicate è tale che se lo confessano è ad un sacerdote, pratica purtroppo poco frequente. 

Questo le costringe a subire e portare segretamente e silenziosamente un giogo soffocate, nonché un carico che risulta notevolmente pesante ad ogni livello – spirituale, psicologico e sociale

Credo che ciò sia dovuto, in primo luogo, al tabù che come uomini e donne – ma anche come cristiani – nutriamo ancora nei confronti della nostra intimità e sessualità nella multiformità delle sue manifestazioni.

Essa, infatti, si presenta avvolta in uno splendore colmo e ricco di meraviglia, bellezza, fecondità e sacralità ma al contempo inevitabilmente intrisa di altrettante reticenze, esitazioni, perplessità e soggezioni. 

Questo accade perché non riusciamo a comprendere ed esplicare come qualcosa di così bello e piacevole possa risultare una benedizione in un dato momento e, in un altro momento, essere negativo ed estremamente schiavizzate al punto di impedirci perfino di vivere la vita in pienezza. 

È proprio tale faticosa e sofferta esperienza ad indurre molte ragazze a condurre uno stile di vita inevitabilmente poco concreto ed autentico, per paura di “quello che diranno gli altri”, delle proprie sensazioni e dei propri desideri, perché sembrerebbe che non vi sia altra via d’uscita. 

In altre parole, sono divise, quindi agli occhi della comunità cattolica a cui appartengono mostrano purezza, partecipando anche a iniziative sul tema, ma poi nella vita quotidiana, fuori da quell’ambiente, la storia è diversa. 

Leggi anche: La sessuologa Thérèse Hargot: “Per stare insieme a qualcuno bisogna essere qualcuno” (puntofamiglia.net)

Precisiamo che queste considerazioni non sono formulate con un proposito giudicante ed inquisitorio bensì, al contrario, al fine di esporre quanto accade in modo tale da poter così ricercare, dunque adoperare strategie e soluzioni adeguate e proficue. Affinché questo avvenga è fondamentale anzitutto comprendere che la sessualità è bella ed al contempo complessa, in quanto racchiude in sé un intrinseco piacere (e non c’è niente di male nel saperlo e nel riconoscerlo), ma senza dimenticare l’empirica fondamentale e fondante constatazione che, come tutto ciò che provoca piacere ed è attraente si può vivere in modo sbagliato, “disordinato”

In questo contesto è imprescindibile non solo comprendere ed accogliere le proprie fragilità, ma anche denominare ed individuare le intenzioni che si radicano nel cuore dell’uomo, sapendo che per identificarle occorre non solo sapienza ma anche forza ed il necessario supporto per rialzarsi. 

Ricordiamo che siamo donne, alle quali il Creatore ha affidato l’immensa responsabilità ed inestimabile privilegio di portare in grembo un’altra vita. Non siamo esseri puramente spirituali, ma viviamo un ciclo riproduttivo che dobbiamo conoscere e riconoscere al fine di comprendere meglio chi siamo e come – in base a quest’ultimo – mutino le nostre emozioni ed i nostri desideri. Comprendere la propria natura di donna e non sfidarla è molto più utile di quanto si creda. 

Infine, desidero rivolgermi a genitori ed educatori, ai quali spetta l’onore e l’onere di trasmettere l’immenso ed unico fascino della sessualità e dell’intimità (intese in senso ampio) nonché di offrire una visione integrale ed integrata di essa, dunque umana ed umanizzante, al fine di rendere i giovani capaci di sviluppare una granitica capacità di amare ed essere amati.

Supportateli ed incoraggiateli nella loro crescita umana e spirituale, ricca di novità ed entusiasmo ma anche colma di insidie, fatica, interrogativi e fragilità, riservando una particolare attenzione e supporto alle ragazze. In quanto, queste ultime nutrono un maggior riserbo nei confronti della propria intimità che si sta formando e delle molteplici difficoltà che riscontrano nell’approcciarsi adeguatamente ad essa, inesorabile e logica conseguenza di un diffuso ed altrettanto errato retaggio culturale che induce a considerare alcuni comportamenti e manifestazioni riguardanti l’ambito affettivo, maggiormente se non addirittura esclusivamente concernenti l’emotività ed effettività maschili, nonché di affiancarsi al loro cuori ed alle loro anime con ferma sapienza di vita ma anche con tanta delicatezza e discrezione, favorendo così un clima di apertura. Tutto ciò nell’ intima e limpida convinzione che ad essere in gioco non siano solo i principi legati ad una morale ma anche e soprattutto l’autentica felicità delle future generazioni, sostenuti dall’ inesauribile certezza che insegnare ed imparare la delicata, primaria e principale arte di amare, si identifichi essenzialmente e pienamente con il tramandare ed apprendere la complessa ed entusiasmante arte di essere felici, dunque fecondi.




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