FESTA DELL’IMMACOLATA

Festa della Madonna Immacolata: la storia di santa Bernadette di Lourdes

Siamo nella seconda metà del XIX secolo: la Vergine Maria appare in Francia a Bernadette, in una città chiamata Lourdes. Dapprima la Madonna non comunica il suo nome, tanto che la ragazzina chiama la Signora semplicemente “Aquero”, ovvero “Quella”. Solo il 25 marzo 1858 le rivela la sua identità, dicendo: “Io sono l’Immacolata Concezione”.

La festa dell’Immacolata non è solo un giorno senza scuola e, per chi può, senza lavoro. Non è neppure un ponte come un altro, sebbene quest’anno capiti di venerdì, per la felicità di molti. 

Per quanto interessanti siano i mercatini, non è neppure il giorno consacrato agli stand natalizi. Si possono visitare, si può esultare perché l’8 dicembre non suona la sveglia. Il punto, però, per noi cristiani, è non fermarci qui.

Può non essere semplice, anche se abbiamo fede, spostare sempre lo sguardo dalle distrazioni materiali che ci vengono offerte per fissarlo sui doni che riceviamo dall’alto.

Vogliamo dunque provare, ora, a riflettere su quale dono sia per noi e per tutti Maria, la madre di Dio, e su cosa significhi la parola “immacolata” che associamo al suo nome. Lo faremo ripercorrendo una storia che ha segnato in modo importante la vita della Chiesa e dei cristiani.

Siamo nella metà del diciannovesimo secolo e la Chiesa si sta interrogando sulla possibilità che la Madre di Dio sia stata preservata, sin dalla nascita, da quello che chiamiamo “peccato originale”.

Il peccato originale, nella dottrina cristiana, è quella macchia che tutti portiamo nell’anima e che inclina le donne e gli uomini a pensare e compiere il male. L’autore di questa ferita è il demonio. 

Proprio in quegli anni, in Francia, a Lourdes, accadrà qualcosa che confermerà il dogma dell’Immacolata Concezione, secondo il quale Maria, per grazia – poiché doveva diventare la madre del Salvatore – è stata preservata da questa cicatrice tramandata dai primi uomini.

Protagonista di questa vicenda è Bernadette Soubirous, che nasce a Lourdes il 7 gennaio 1844 in una famiglia di mugnai, piuttosto agiata nei primi anni della vita della bambina. 

A poco a poco, la malattia entra in famiglia e i mulini ad acqua incominciano a scomparire con l’inizio dell’industrializzazione. Così, il denaro viene a mancare e tutti i componenti della famiglia, compresi i bambini, diventano braccianti, per poter pagare i debiti che sono stati costretti a contrarre per andare avanti. 

I Soubirous cambiano casa più volte, cercandone una sempre meno cara e più piccola, fino ad essere alloggiati gratuitamente in un’unica stanza buia e malsana della vecchia prigione della città, il “Cachot”.

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La famiglia vive ora nella miseria, trascorrendo l’esistenza tra disoccupazione, sfratti, disprezzo della gente. Bernadette ha una salute precaria, soffre di male allo stomaco e, colpita dal colera durante un’epidemia, ne trarrà come conseguenza un’asma cronica. Fa parte dei bambini che in quell’epoca, in Francia, non sanno leggere né scrivere, perché deve lavorare. Frequenta la scuola solo di tanto in tanto, nella classe delle bambine povere dell’ospizio di Lourdes, tenuta dalle “Suore della Carità di Nevers”.

Proprio lei, così piccola, umile, povera, viene scelta dalla Madonna per comunicare al mondo delle importanti verità. Nel 1858 inizia, infatti, per lei il periodo delle apparizioni.

La prima si verifica l’11 febbraio 1858, quando Bernadette esce dal Cachot con sua sorella e un’amica per andare in cerca di legno secco sulla riva del Gave, a Massabielle. All’improvviso, comincia a sentire un forte rumore del vento tra i pioppi. Nel cavo della roccia, Bernadette scorge una “Signora vestita in bianco”. “Credevo di sbagliarmi. – racconterà – Mi sfregavo gli occhi … Guardai ancora e vidi sempre la stessa Signora.”

La Vergine Maria non comunica il suo nome prima del 25 marzo, ovvero durante la sedicesima apparizione. Gli altri incontri sono per la maggior parte silenziosi… Tanto è vero che Bernadette chiama la Madonna semplicemente “Aquero” che, nella sua lingua, vuol dire “Quella”.

Il 25 marzo, invece, giorno in cui oggi la Chiesa celebra il concepimento di Gesù, la Signora rivela la sua identità con queste parole: “Io sono l’Immacolata Concezione”.

Bernadette non ha la minima idea di cosa significhi, né tantomeno sa che la Chiesa sta cercando conferme per dichiarare il dogma. Proprio per questo la sua testimonianza risulterà veritiera.

Certamente non sono mancate, all’epoca dei fatti, difficoltà per la ragazzina, anche da parte del clero. Da molti è stata considerata pazza, umiliata, offesa. Eppure, Bernadette mantiene la pace e la sua solarità. Non pretende di essere considerata, non si arrabbia se non le credono, anzi, arriva a rispondere tranquillamente a chi le dice che il suo racconto non è convincente che la Signora l’ha “incaricata di dirlo, non di farlo credere”.

Molti saranno i messaggi che la Madonna lascerà a Bernadette: dalla necessità di pregare per i peccatori alla richiesta di costruire una cappella proprio nel luogo in cui è apparsa. Oggi, quel posto, come sappiamo, è visitato da migliaia di pellegrini ogni anno. Difficile contare tutti i miracoli, le grazie, le conversioni, le guarigioni avvenute nel suolo in cui un’umile ragazzina analfabeta si è messa in ascolto di una Signora dagli occhi dolcissimi, per portare al mondo un messaggio di speranza: la Madonna ci ama e ci attende come figli. 

Santa Bernadette, poi divenuta suora, morirà il 16 aprile 1879 e sarà canonizzata proprio l’8 dicembre 1933. 




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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