5 Dicembre 2023
Il mistero gaudioso della nostra vita. L’ecologia integrale a partire dallo sguardo
“Il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode” (Laudato si’, 12). Vorrei partire da questa affermazione contenuta nella celebre Enciclica (2015) di Papa Francesco per fare una riflessione su un aspetto che dimentichiamo spesso. La realtà che ci circonda non è sempre e solo un problema. Contiene in sé la traccia del mistero di Dio. Prima delle analisi sociologiche, politiche, psicologiche che mettono in luce le difficoltà, decretano le soluzioni, suggeriscono le strade, dobbiamo riconoscere la presenza di Dio nella storia. Avere occhi contemplativi. Accorgerci del Dio che ci vive accanto. E gioire di questa presenza.
Il Papa parla di “mistero gaudioso” in riferimento al mondo. La mia mente subito è andata al Rosario. A quella meravigliosa preghiera che ci permette di ripercorrere la storia della salvezza in compagnia di Maria. Una preghiera che amo recitare passeggiando nella natura quando è possibile ma anche se sono in treno o nella metro o mi sto recando al supermercato. Voglio dire cioè che il Dio che preghiamo è un Dio incarnato, è un Dio che certamente possiamo sentire più vicino davanti all’immensità del mare o passeggiando in un bosco pieno di alberi e fiori ma è lo stesso Dio che si rende presente nelle corse quotidiane tra il lavoro, i figli a scuola, l’insegnamento, la parrocchia. Ciò che del mistero gaudioso accende il cuore “alla letizia e alla lode” non è ciò che è intorno a noi ma lo sguardo con cui viviamo ogni singolo istante della nostra vita. È questo che ci fa vivere in “armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso” (Laudato si’, 10).
Dobbiamo dunque recuperare lo sguardo verso la realtà. “Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati” (Laudato si’, 11). Lo stupore per la realtà, intesa come spazio dell’ecologia integrale, preserva la nostra relazione con gli altri e con il mondo ponendoci nell’atteggiamento “di riconoscere la natura come uno splendido libro nel quale Dio ci parla e ci trasmette qualcosa della sua bellezza e della sua bontà” (Laudato si’, 12).
Questo sguardo ci fa fare anche l’esperienza del limite. Non possiamo in modo arbitrario vivere la relazione con il nostro corpo, con gli altri, con la natura e l’ambiente che ci circonda come dei padroni e dei consumatori ma come dei collaboratori all’opera creatrice di Dio. L’amore non è qualcosa di generico, l’amore è particolare, è un frammento preciso, è un dettaglio delimitato. Quando si ama, non si ama in modo generico. Si ama quel volto, quelle mani, quella persona.
L’esperienza dell’amore vero non è quella che ci libera dai limiti ma è quella che ci fa essere felici nel limite, nel rispetto, nel comandamento. San Francesco quando pregava diceva: “Signore chi sei tu e chi sono io? Tu sei Dio e io non sono niente”. Ma un niente amato, custodito come la cosa più preziosa al mondo. Meno è di più, dice il Papa. È dunque troppo poco ridurre l’Enciclica del Papa a un mero rispetto di ciò che ci circonda. La conversione ecologica che Francesco auspica è il riconoscimento di una sacralità, di un’impronta divina che parte dall’uomo e abbraccia il creato, la politica, l’economia in una circolarità che genera vita, che non trascura i più deboli e insegna a prendersi cura con amore di tutti.
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