4 Dicembre 2023
Le parole di un padre al funerale della figlia che fanno tremare l’inferno
“La mia bellissima guerriera Indi Gregory. Onestamente, sento, nel profondo del mio cuore, che Indi non era solo bella, forte e unica. Sapevo fin dall’inizio che era molto speciale. Tuttavia, non avrei mai potuto immaginare il tipo di viaggio che noi e Indi avremmo dovuto affrontare per lottare per la sua vita. Non ha dovuto solo combattere contro i suoi problemi di salute, ma anche contro un sistema che rende quasi impossibile vincere. Eppure, era il suo punto più debole, i problemi di salute, che hanno distinto Indi come una vera guerriera”: con queste parole Dean Gregory, padre della piccola Indi, la bambina di otto mesi, affetta da una rarissima malattia mitocondriale, morta nelle prime ore di lunedì 13 novembre, ha iniziato il suo tributo al funerale della figlia che si è svolto nella cattedrale di Nottingham venerdì 1° dicembre.
Dean definisce la sua bambina una guerriera. E difatti questa piccola lottatrice ha dovuto non solo combattere con la sua malattia ma anche con un sistema che definiva inutile la sua vita e che ha deciso di porre fine alla sua esistenza anche contro la volontà dei genitori. Ma guerrieri sono stati anche i suoi genitori che hanno cercato di strapparla dalle fauci del male. E quando si sono resi conto che questo male avanzava inesorabilmente, hanno accolto la luce che Dio ha messo nel loro cuore. Queste le parole di Indi che hanno fatto certamente tremare l’inferno: “Ho fatto battezzare Indi per proteggerla e per farla andare in Paradiso. Mi dà pace sapere che è in Paradiso e che Dio si sta prendendo cura di lei”. Ecco chi è un padre. Un uomo che soffre e che spera, che protegge e difende i suoi figli dagli attacchi del maligno.
Leggete la fede di questo padre che grazie al dono della figlia Indi ha compreso e accolto molto di più di noi dei misteri divini: “Dio ha messo Indi su questa terra con la missione di smascherare il male nel mondo. L’ha scelta perché era forte, bella e speciale. Ma ora questo capitolo del destino di Indi è finito. La sua eredità, tuttavia, è appena iniziata”. Un padre che guarda la storia con gli occhi della fede riconoscendo che la breve esistenza della figlia ha avuto non solo un valore immenso ma ha anche assunto una missione: quella di smascherare il male nel mondo.
Di questa paternità il mondo oggi ha bisogno. Tanti falsi padri si aggirano oggi pretendendo di dare consigli ma spesso “sono lupi vestiti da pecore”, padri che hanno rinunciato a essere guide, padri che non solo non proteggono ma sono essi stessi vittime di narcisismo e di giovanilismo. “Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui”. Sono alcune delle parole che Papa Francesco ha consegnato alla Chiesa nella Lettera Patris corde, pubblicata all’inizio dell’anno dedicato a san Giuseppe (8 dicembre 2020) mostrando quanto sia urgente riscoprire la paternità come l’epicentro di una vita radicalmente e interamente segnata dal dono di sé.
Dio sa che può osare con Giuseppe perché egli era un uomo giusto. Un uomo che cercava sinceramente la volontà di Dio. E Dio può parlare perché trova un terreno fertile. Trova un uomo che mette la volontà di Dio prima dei suoi desideri. Dio sa che può chiedere a Giuseppe di offrire tutto: i suoi sogni, i suoi desideri di paternità nella carne, i suoi progetti. Questo significa essere discepoli del Cristo, essere padri. Lasciarsi attraversare dalla volontà di Dio.
Abbiamo bisogno di padri, di uomini che danno la vita, di maestri e testimoni credibili. Padri che testimoniano la forza interiore, che trasmettono il senso del limite, il profondo rispetto dell’altro, la capacità di dare la vita per qualcuno. Inutile contrastare i padri padroni se poi non ci sono coloro che testimoniano che l’autorevolezza è un’altra cosa rispetto alla paura e alla forza fisica. Grazie Dean per il tuo coraggio, per la tua fede, per essere così splendidamente e semplicemente un padre.
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