29 Novembre 2023
Don Enrico Smaldone e il piccolo Ugo che voleva farla finita
È la seconda metà del Novecento, Ugo ha solo quattro anni quando resta orfano di entrambi i genitori. Ci troviamo alle pendici del Vesuvio, nella cittadina di Torre del Greco. Lo accoglie in casa una zia che mal sopporta la sua presenza. Quando Ugo compie dieci anni lo caccia via dicendo: “Ora puoi badare a te stesso, per te qui non c’è più posto”.
Il piccolo non sa dove andare e come fare per guadagnarsi da vivere. Così si inventa un lavoro, raccoglie i mozziconi di sigaretta che le persone lasciano per strada e li porta al salumiere del suo quartiere che in cambio gli dona un panino. Di notte spesso resta a dormire nel cimitero dove sono sepolti i suoi genitori. Durante l’inverno si riscalda le mani al calore dei lumini accesi davanti alle tombe. Si sente evidentemente solo e abbandonato quando matura l’idea di mettere fine alla sua vita.
Si procura una corda, forse rubata agli operai del cimitero e di mattino presto la lega al cancello della necropoli e introdotto il capo nel cappio, si lascia andare. Da lontano un giovane venuto a fare visita alla tomba del padre, morto in guerra, lo vede e corre in suo soccorso. Riuscirà a salvarlo ma il segno che la corda lascia sul suo collo resterà indelebile.
Il giovane soccorritore porta questo bambino senza dimora e senza affetti a casa sua. Lo sfama, lo veste. La madre si ricorda di aver sentito parlare di un giovane sacerdote che ad Angri (SA) accoglieva bambini orfani di guerra, così Ugo incontra per la prima volta don Enrico Smaldone, fondatore della Città dei ragazzi. Resterà con lui e gli altri ragazzi fino alla maggiore età. Qui viene amato ed educato, impara la professione di tornitore e gli viene insegnato a suonare la tromba nella banda musicale fondata dal sacerdote angrese.
All’età di 19 anni decide che è ora di badare a se stesso, così si trasferisce in Svizzera, a Ginevra, dove è assunto come operaio specializzato in una grande azienda. Scrive a don Enrico per ringraziarlo per tutto ciò che gli aveva trasmesso ma soprattutto perché grazie a lui aveva ritrovato la speranza nella vita. Ugo vive ancora a Ginevra dove ha costruito la sua famiglia e la sua vita. Di quanti educatori e testimoni ha bisogno la nostra società per uscire da questo limbo della disperazione e del vuoto, ho pensato mentre ascoltavo la storia di Ugo Cioffi raccontata da Enzino Del Sorbo, un altro ragazzo accolto da don Enrico, durante la celebrazione eucaristica per ricordare il compleanno del sacerdote. Un raggio di luce che custodisco con commozione e gratitudine.
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