23 Ottobre 2023

Recitare il rosario ogni giorno significa sottoporsi ad un trattamento di lifting spirituale

Quanto sono importanti le ultime parole di un uomo morente? Sulla croce, Gesù consegna il suo testamento d’amore. Egli ci lascia una madre, la lascia alla Chiesa tutta che si identifica in Giovanni, la lascia ad ogni famiglia che accoglie Maria nella sua casa. Accogliere la Vergine non è dunque prerogativa di alcuni che sentono di avere un animo mariano ma di tutti i discepoli di Cristo. Accogliere Maria nel proprio cuore, nella propria casa, nella comunità domestica significa dare compimento a quelle parole di Gesù sulla croce. Non è una cosa banale, scontata, o sentimentale. Una madre permette alla vita di esplodere, una madre permette alla verità di essere accolta con amore. Lì dove manca una madre nella nostra vita personale come in quella di fede, manca la possibilità di vita. La presenza di una madre è di per se stessa generativa, feconda, produce semi di vita. Una madre ti fa crescere, ti aiuta, ti educa…. O almeno dovrebbe essere così.

C’è un episodio molto significativo della vita di santa Teresa di Gesù Bambino che nei suoi Scritti racconta di essere stata guarita, quando era bambina, da quella che oggi verrebbe probabilmente diagnosticata come una sindrome di attacchi di panico. Quando sua sorella maggiore Paolina, cui lei era affezionatissima, entra al Carmelo, la piccola Teresa, orfana della mamma già a quattro anni e mezzo, si ammala. Guarisce soltanto quando la Madonna le appare e le sorride “al mattino della vita”. Si tratta di un episodio che segnerà profondamente la sua vita.

Nel rosario Maria sorride anche a noi, alle nostre famiglie. Nel suo sorriso noi vediamo Gesù. Attraverso i suoi occhi noi contempliamo Gesù. Il rosario non è altro che l’allenamento continuo a vedere Gesù con gli occhi di Maria. Ad ogni mistero noi veniamo condotti dalla Vergine in quella scena evangelica: nella casa di Nazaret e poi a Betlemme, nel giardino degli ulivi e poi sul Golgota, sulle rive del Giordano e poi nella stanza al primo piano dove si è consumata l’ultima Cena; davanti alla pietra ribaltata del sepolcro fino alla gloria di Maria incoronata Regina del Cielo.

Il rosario è una preghiera contemplativa proprio perché noi siamo lì e contempliamo Gesù e anche quando ci distraiamo e il pensiero va altrove, è bello sentire che la Madre ci tira per la giacchetta e ci riporta con lei in quel luogo. Non per estraniarci dalla realtà ma per vivere la realtà. Di cosa abbiamo bisogno per affrontare la vita, le difficoltà di ogni giorno, il lavoro, la casa, i figli? Di uno sguardo nuovo. Maria ci dona con il rosario occhi nuovi per guardare la nostra vita: la famiglia, il lavoro, le relazioni, il servizio ecclesiale.

Sarebbe riduttivo recitare il rosario solo per ottenere delle grazie. È molto di più. Recitare il rosario ogni giorno significa sottoporsi ad un trattamento di lifting spirituale. Rendere la nostra anima sempre più bella perché sempre più vicina a quella di Gesù. Il Rosario inoltre segue la grammatica dell’amore perché è anche parola. Dice Giovanni Paolo II nella lettera Rosarium Virginis Mariae che è bene che dopo l’enunciazione de mistero si ricordi il versetto evangelico di riferimento. Questo strappa la preghiera del Rosario dalle pratiche devozionali e la inserisce nell’insieme delle preghiere fortemente innestati sulla Parola.

Il rosario è poi un ripetersi di Ave Maria, 50, perché è necessario dire tutte queste Ave Maria…? Non basta dirne una per tutte? In questo susseguirsi della stessa preghiera, c’è una sapienza meravigliosa. Voi vi stancate di dire alla persona che amate o ai vostri figli: “Ti amo”, “ti voglio bene”? Quando uno ama non è mai pago di pronunciare queste parole. Il Rosario replica il linguaggio dell’amore e ci educa al linguaggio dell’amore.

Nella preghiera come in famiglia dobbiamo uscire dalla logica utilitaristica. A cosa serve recitare il rosario? A cosa serve dire al marito, alla moglie ti amo tanto lui/lei lo sa già! Serve e anche molto. C’è quel meraviglioso passaggio che suor Lucia di Fatima racconta nelle sue Memorie, dei tre pastorelli che non volevano mancare di pregare il rosario ogni giorno ma volevano anche sbrigarsi a giocare e allora ripetono per 50 volte solo Ave Maria, Ave Maria, Ave Maria… Una tenerezza e una fiducia meravigliose. Ecco noi spesso perdiamo questa delicatezza e ci dimentichiamo che se vogliamo entrare nel mistero dell’amore di Dio, lo dobbiamo fare con il cuore e la mente dei piccoli che si abbandonano fiduciosi tra le braccia della Madre.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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