SAN FRANCESCO D’ASSISI
San Francesco, patrono d’Italia: tornò dalla crociata ferito nel corpo, guarito nell’anima
“Perché andiate, portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,16) è l’invito che Gesù fa ai suoi primi discepoli e a quelli di tutti i tempi. Come non pensare alle miriadi di frutti che un semplice uomo, “Giovanni chiamato Francesco”, ha portato in 800 anni in tutto il mondo? Oggi, l’Italia lo venera come patrono.
Correva l’anno 1206, quando san Francesco di Assisi si spogliava di tutti i suoi averi davanti alla cittadinanza incredula e a suo padre, che lo guardava con sdegno.
La povertà: questo il centro, il cuore, l’essenza del francescanesimo.
Il santo di Assisi, conosciuto in tutto il mondo, rinunciò a tutto per la perla preziosa del Vangelo, per avere un cuore libero, ricco solo d’amore, per farsi figlio del Padre Celeste.
La sua era una vita piena di beni materiali e distrazioni, di divertimenti e rumore. Eppure, nel profondo di sé, Francesco si sentiva vuoto.
Partì per una crociata, con orgoglio e strafottenza, tornò ferito nel corpo, ma guarito nell’anima: si innamorò a tal punto del messaggio di Gesù che decise di gettare via tutto per seguire Cristo Povero.
Spese il resto della sua vita ad imitare e servire il Signore.
Le fonti ci descrivono un giovane allegro, dal carattere vivace e solare (non a caso, oggi, è ricordato come “il giullare di Dio”), probabilmente non era bello, di bassa statura e stempiato, ma aveva un fascino tale da ammaliare e trascinare tutti. Riuscì a creare un nuovo ordine, con i compagni che volevano seguire le sue orme. L’ordine francescano è vivo ancora oggi nella Chiesa.
Leggi anche: Nella fede bisogna correre e imparare a correre… come Francesco – Punto Famiglia
Frate Masseo – appartenete alla prima comunità francescana – gli chiese come fosse possibile che avesse “tanto successo”:
“Dico, perché a te tutto il mondo viene dirieto, e ogni persona pare che desideri di vederti e d’udirti e d’ubbidirti? Tu non se’bello uomo del corpo tu non se’di grande scienza, tu non se’nobile; onde dunque a te che tutto il mondo ti venga dietro?”.
Francesco gli rispose soltanto che Dio aveva voluto servirsi di una creatura “vile”, di un peccatore, per compiere la sua “operazione maravigliosa”. Aggiunse:
“Ha eletto me per confondere la nobiltà e la grandigia e la fortezza e bellezza e sapienza del mondo”.
San Francesco era umile, di un’umiltà che disarmava: ecco perché tanti lo ammiravano, ecco perché tanti ne rimanevano affascinati. Aveva rinnegato la vanagloria, la superbia, la smania di sentirsi migliore degli altri. Qualità, queste, difficilissime da trovare. Qualità che solo i santi possiedono, per grazia.
Francesco era molto duro con sé stesso, mentre era ricco di carità verso tutti.
Sapeva di aver perso tempo in cose vane, come tanti ragazzi si perdono oggi in delle sciocchezze di poco valore. Eppure, Francesco continua a chiamare ancora oggi, soprattutto i più lontani, continua a toccare cuori, a richiamare l’attenzione sulle uniche cose che contano: la giustizia, l’amore, la vita eterna.
Oggi, 4 ottobre, l’Italia lo ricorda e lo venera come patrono. Un’occasione preziosa per chiedere l’intercessione del poverello di Assisi, un’occasione preziosa per domandarci: cosa c’è ancora di superfluo nella mia vita? cosa mi distrae dall’essenziale? Cosa mi intralcia nel mio cammino verso il cielo?
“San Francesco, aiutaci a lasciare cadere dalle nostre mani le nostre sicurezze, le nostre paure e i nostri peccati, così che avendole libere, poter afferrare con esse vere della vita” (dal web).
Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia
Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
Lascia un commento