“Ho costruito il mio matrimonio sulla sabbia”: il doloroso racconto di una donna

crisi

Per correre una maratona abbiamo bisogno di allenarci, per arrivare pronti al matrimonio occorre un buon fidanzamento. A volte, le relazioni coniugali diventano motivo di dolore per tutti i componenti della famiglia, per le tensioni che si creano in casa. Tuttavia, è sul prima che si deve lavorare: sul discernimento e la preparazione alla vita a due. E se arriva la crisi, non farla degenerare! 

Spesso si pensa che il fidanzamento sia il tempo della spensieratezza. La stagione dell’amore in cui non si hanno troppi pensieri: cene fuori, viaggi, weekend passati a casa dell’uno e dell’altro, ma senza cambiare i propri ritmi. 

Il fidanzamento – lo riscontro in tanti miei coetanei – è visto come il tempo in cui ci si “gode la vita”, si fa l’amore con passione, ci si compromette con l’altro solo fino a un certo punto. 

E invece, se si vuole un futuro solido, il fidanzamento dovrebbe essere il periodo più faticoso, quello in cui si capisce davvero se l’altro è la mia strada per il cielo, la via per santificarmi, e non senza sacrificio.

Il fidanzamento è la stagione in cui si pianifica il viaggio in due: tutto va considerato, nulla va lasciato al caso. Se ci sono degli screzi, è il tempo in cui bisogna affrontarli in profondità; è il tempo in cui rimanere in auto non a baciarsi per ore, ma a parlare dei nostri sogni, di ciò che ci aspettiamo dal matrimonio, di ciò che ci fa male, di ciò che c’è stato nel nostro passato. Il fidanzamento è il tempo in cui ci si conosce fino in fondo, in cui si impara a litigare bene e a fare pace davvero!

Quanti fidanzati, ad oggi, vivono la preparazione al matrimonio… così? E se non si preparano, come possono pensare di avere radici robuste, per far fronte alle tempeste della vita?

Lo spot della pesca dell’Esselunga, diventato ormai, nel bene o nel male, il tema di discussione del momento, ha suscitato innumerevoli commenti. Alcuni tra i tanti: “Ci sono situazioni in cui il divorzio è inevitabile” o “Meglio due genitori divorziati che una mamma e un papà perennemente in lite”.

Che a volte le relazioni coniugali diventano motivo di dolore per gli sposi e per i figli, per le tensioni che si creano in casa, è incontestabile. Come è vero che il figlio non ha bisogno solo di vedere che due genitori restano insieme (tenendo in piedi un’ipocrisia, una bugia), ma ha bisogno di vedere papà e mamma che si amano.

Personalmente, però, io da questa pubblicità traggo uno spunto di riflessione soprattutto per i fidanzati ed è su questo che vorrei soffermarmi. Lungi dal condannare persone o coppie ferite, se stiamo costruendo il nostro futuro, chiediamoci: cosa possiamo fare, adesso, per non finire in questo modo un domani?

Leggi anche: I figli dei separati: i grandi dimenticati… anche dalla Chiesa (puntofamiglia.net)

Quali scelte compiere, quali evitare? Come si fa un buon discernimento? Chi può aiutarci a metterci basi solide al nostro futuro?

Conosco una donna, sposata da otto anni, che da fidanzata aveva parecchi problemi con l’uomo che poi è diventato suo marito. In quel periodo, però, non dava peso a nulla. 

Ad esempio, non dava importanza al fatto che lui preferisse gli amici a lei (“cambierà…”), non dava peso al fatto che non le dicesse mai “Sei bella” o “Ti amo” (“Sarà timido…”). Non si soffermava inoltre, sul fatto che lei non riuscisse a dirgli come si sentiva, non riuscisse ad essere totalmente sincera con lui (cosa che non è mai cambiata nel tempo).

Sorvolava, perché “era innamorata”. Insieme facevano viaggi, gite, cene, ma nel cuore l’intimità non è mai nata.

I campanelli d’allarme c’erano, ma sono stati ignorati.

Oggi, che è sull’orlo del divorzio e ha anche un bambino, questa persona mi confida, piangendo “Abbiamo costruito sulla sabbia, tornassi indietro affronterei il fidanzamento in un altro modo. Avevo paura di fare verità”.

Cari fidanzati, il lavoro – e questo la nostra epoca sembra non volerlo capire – va fatto prima! E non dovete avere paura di fare verità. Perché, se da un lato, certamente, vi farà male, dall’altro vi renderà liberi.

Una maratona si prepara con un buon allenamento, un matrimonio con un buon fidanzamento.

Inoltre, quando la crisi arriva nel matrimonio – non “se”, ma “quando”, perché i momenti difficili ci saranno per tutti – meglio affrontarla subito, chiedere aiuto, essere umili e farsi prendere per mano, piuttosto che lasciar passare il tempo.

Non abbiamo nessun diritto di giudicare persone e coppie ferite, ma abbiamo il dovere come Chiesa, come sposi cristiani, come educatori di insegnare ai ragazzi che l’amore non si improvvisa! Se una casa crolla non è solo colpa del terremoto, ma anche dei costruttori. Fa male ammetterlo, ma è così.

Insegniamo ai giovani a costruire bene. Meno cene e meno spa, più ritiri nel silenzio. Meno sesso e più dialogo; meno voli e più introspezione; per creare una vera intimità di cuori e garantire ai figli una casa solida.

E mostriamo ai coniugi in crisi che non sono soli, che un modo per ripartire c’è sempre, se sono disposti a mettersi in delle mani sicure, prima di tutto quelle di Dio.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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