SEPARAZIONI
La pesca dello scandalo: una pubblicità che commuove e indigna
Ha creato scandalo la pubblicità di un noto supermercato che ha mostrato una pesca come strumento di pacificazione utilizzato da una bambina per riavvicinare il papà e la mamma separati. La bambina dona il frutto al papà, dicendo che lo manda la mamma: un tentativo per farli ricominciare a parlare. Gli spettatori si sono divisi tra i commossi e gli indignati…
Poco tempo fa la mamma di un’amichetta di mia figlia ci ha invitato a casa sua per far giocare le bambine insieme. Sono rimasta anche io, per conoscere un po’ quella donna, vista sempre di sfuggita davanti alla scuola. Abbiamo passato un bel pomeriggio. Con dolore, ho scoperto quel giorno che era separata e che aveva abbandonato la casa di famiglia del marito, una villetta in campagna, e ora viveva con i bambini in quell’appartamento dove ci stava ospitando per la merenda.
La bambina di cinque anni non è del tutto consapevole di cosa sia accaduto. Non è mai stata abituata a vedere insieme i genitori (si sono divisi, infatti, che lei aveva due anni). La figlia più grande, però, di nove anni, ha vissuto con sofferenza il divorzio e, anche in mia presenza – a distanza di tre anni! – non perde occasione per ricordare alla mamma (ad esempio quando si lamenta che sta in affitto in una casa piccola), che “una casa più grande ce l’hai: è con papà”.
Non conosco le motivazioni della separazione e mai mi permetterei di giudicare questa famiglia. Mai, anche conoscendo la storia, mi permetterei di puntare il dito contro questi ex coniugi perché non sono riusciti a tenere in piedi il loro progetto di vita. Infierire su delle ferite è quanto di più meschino si possa fare. Come dice il Papa, si può guardare qualcuno dall’alto in basso solo per aiutarlo a rialzarsi.
Però, che i figli possano soffrire per la nuova condizione è comprensibile e non si può cancellare questa realtà.
Di recente, tuttavia, ha creato scandalo la pubblicità di un noto supermercato che ha mostrato una pesca come strumento di pacificazione utilizzato da una bambina per riavvicinare il papà e la mamma separati.
Ecco la scena: una mamma perde di vista la sua bambina nel supermercato. Dopo un po’ la ritrova con una pesca in mano, segue un rimprovero, poi il frutto viene messo nel carrello. La piccola sale in macchina e dal vetro del finestrino osserva una famigliola: le sale la nostalgia, perché le manca avere la sua famiglia unita.
Questa scena crea indignazione in molti spettatori, perché sembrerebbe colpevolizzare i genitori separati, eppure, che ci piaccia o no, spesso i bambini provano questo, nel loro intimo, ed è nostro dovere – di adulti – farci carico di certi stati d’animo.
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La pubblicità prosegue mostrando mamma e figlia che si divertono in casa (di certo, non solo perché si vive da separati non si possono passare bei momenti con i figli e questo la pubblicità lo mette in luce). La sera suona il campanello: è il papà, che è venuto a prendere la piccola. La piccola, appena lo vede, gli offre la pesca: “Questa te la manda la mamma”, dice, mentendo. E lui risponde: “Più tardi chiamo la mamma per ringraziarla”.
Il papà alza lo sguardo alla finestra e sembra pensare, anche lui come la figlia, che in fondo ci si può ancora parlare…
“Non c’è spesa che non sia importante”, è lo slogan dello spot, girato come un cortometraggio cinematografico a Milano, da un regista francese e firmato da una agenzia creativa di New York.
C’è chi ha visto nello spot l’influsso della politica (“il governo di destra che sfrutta le pubblicità per esaltare la famiglia tradizionale”; “ecco un altro tentativo di manipolare le coscienze sfruttando il dolore dei bambini”).
E se la politica, per una volta, non c’entrasse? Se i pubblicitari fossero semplicemente furbi e perspicaci e avessero captato nell’aria una profonda nostalgia di famiglia che alberga in tanti cuori, soprattutto nei più piccoli?
Lo scopo del supermercato comunque è stato raggiunto: la pubblicità è diventata un vero e proprio caso mediatico.
Per alcuni è commovente (come fa a non suscitare tenerezza questa bambina che nella sua purezza tenta di riunire la famiglia?), altri, invece, si indignano (certe immagini non sono un po’ un dito nella piaga per tante famiglie divise?), eppure, se è vero che i pubblicitari sono soliti approfittare dei sentimenti per generare un comportamento (l’acquisto), uno spunto di riflessione dovrebbe esserci per tutti, perché questa pubblicità, nel bene o nel male, non è banale e ci ricorda che tanti innocenti soffrono quando gli adulti fanno fatica a mettere radici solide alle loro unioni.
Lungi dal giudicare, per noi, questa breve storia – realistica e dolorosa – è importante perché ci ricorda che non dobbiamo mai smettere di vedere la famiglia come il primo destinatario dell’annuncio salvifico, non dobbiamo smettere di raggiungere i giovani, i fidanzati, coloro che stanno pensando di formare una famiglia: dal modo in cui imposteranno il loro progetto dipenderà non solo il benessere dei bambini, ma anche di tutta la società, perché la famiglia ne è il genoma primario.
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