25 Settembre 2023
“Prega molto, affinché gli anni più belli della tua vita non trascorrano in timori immaginari”
Sempre più immerse nelle cose del mondo, le famiglie fanno difficoltà a pregare insieme. Così i momenti per pregare diventano le cenerentole della vita domestica non quegli spazi che danno respiro alla giornata e permettono di vivere ogni cosa alla luce della fede. Come un papà e una mamma, presi da mille incombenze, possono trovare tempi cadenzati e spazi di preghiera? I figli, il lavoro, le faccende della vita famigliare, i genitori che diventano anziani… Si ha l’impressione di non riuscire mai ad arrivare in capo a tutto. Qual è il segreto? Da dove partire? È solo una questione di incastrare i vari impegni? Non credo, è come se una sposa dicesse: “Devo trovare il tempo per amare mio marito, mio figlio…”. In questo senso la preghiera si riduce a recitare formule non è e non diventa quel respiro capace di illuminare la nostra giornata e tutta la nostra esistenza.
È pur vero che, come si impara ad amare così, è necessario imparare a pregare, ad entrare in relazione con Dio. E come si fa se non c’è nessuno che ci istruisce, ci introduce, ci accompagna? Santa Teresa di Gesù Bambino ha molto da insegnarci. Per lei la preghiera non è rifugio, una fuga dalla realtà ma lo spazio dell’amore, il tempo in cui si comprende come vivere la propria vocazione e come attuare quell’esodo che va dall’io al noi. Questo passaggio è fondamentale. Se la preghiera nella nostra vita resta solo uno spazio in cui chiedere qualcosa o affidare qualcuno, perdiamo un’occasione importante. È il tempo in cui Dio parla e rivela anche la sua volontà sulla nostra vita e sulle persone care.
Negli Scritti di Teresa troviamo questa tenera attenzione verso le persone che ella ama. Alla cugina Maria Guérin scrive: “Il tuo cuore è fatto per amare Gesù, per amarlo appassionatamente; prega molto, affinché gli anni più belli della tua vita non trascorrano in timori immaginari” (LT 92, 30 maggio 1889). Con lo stesso ardore prega per le sorelle Celina e Leonia perché comprendano la loro vocazione. Come è bello se in famiglia si pregasse gli uni gli altri perché ciascuno realizzi il progetto che Dio ha sulla sua vita.
Noi invece siamo concentrati a pregare sui successi professionali o di studio dei nostri figli per esempio. Certamente è una cosa buona, se lo studio e il lavoro servono per la glorificazione del Regno di Dio e non per raggiungere solo un benessere economico. “Ma – dice sempre il mio padre spirituale – quanti pregano per la vocazione dei figli?”. O perché il proprio sposo o la propria sposa nel lavoro o in altre attività della vita non siano costretti al compromesso o addirittura alla frode che è sempre dietro l’angolo? La preoccupazione è rispondere con gioia alla vocazione primaria e per fare questo bisogno imparare a pregare, cioè, a restare in ascolto di un Dio che parla. Altrimenti corriamo il rischio di seguire altre sirene. Se restiamo aggrappati come Ulisse all’albero della nave, siamo certi di sbarcare sulle sponde del cuore di Gesù.
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