Novena a S. Teresa di Gesù Bambino - 2° giorno
24 Settembre 2023
“In te ho tutto: terra e cielo ancora!”
Raccolgo spesso confidenze di donne che sono assidue nel cammino di fede e che fanno difficoltà ad annunciare proprio allo sposo la bellezza di questa esperienza che determina la loro vita. Questo stato di cose comporta vere e proprie sofferenze. Quando si incontra la gioia vera si vorrebbe comunicarla innanzitutto a chi si ama. Quando il coniuge o i figli si chiudono a questa esperienza, spesso si vive un senso di fallimento e a volte la fede diventa anche un terreno di scontro. Il dubbio che assale spesso è: “Dio o la mia famiglia?”.
Teresa di Gesù Bambino può aiutarci a districare la matassa. La domanda è mal posta perché non può esserci una scelta. L’amore per Gesù è sempre primario, da esso scaturisce anche l’amore che si incarna nella vocazione. Scrive Teresa alla sorella Celina: “Egli m’insegna a fare tutto per amore, a non rifiutargli nulla, a essere contenta quando mi dona un’occasione di provargli che l’amo” (LT 142). La piccola carmelitana sa con certezza che nessuno può colmare il suo desiderio di amare e di essere amata se non Gesù solo.
Nel rapporto con Lui, Teresa si sente amata in modo unico e irripetibile. Esclusivo. “Gesù, sei tu l’Agnello che io amo: / a me tu basti, tu supremo bene! / In te ho tutto: terra e cielo ancora! / Il Fior che voglio cogliere, mio Re, sei tu! …” (Il Cantico di Celina, P 18, 36). Ella entra al Carmelo soprattutto per vivere questa sponsalità con Gesù e in Lui e con Lui amare le sorelle, salvare le anime dei peccatori e pregare per i sacerdoti. Non possiamo staccare la sua vocazione di monaca da questa esperienza nuziale. Altrimenti tutto perde di significato, tutto diventa un esercizio di volontà in cui al centro c’è la persona e le sue capacità, non l’amore e la grazia di Dio.
Vale anche per coloro che sono chiamati al matrimonio. Ciascuno degli sposi è chiamato a vivere un rapporto nuziale con Gesù. È vitale. È in Lui che si trova la sorgente per amare lo sposo o la sposa, i figli, il lavoro, la missione ecclesiale. I cristiani testimoniano che senza di Lui nulla possiamo. Anche le più belle opere di carità se non scaturiscono da questa sorgente restano delle opere sociali ma non hanno la capacità di far risplendere il volto di Dio in mezzo agli uomini. Il primo comandamento è amare Dio.
In famiglia quando sovvengono difficoltà o incomprensioni, a Lui bisogna guardare. A Lui bisogna rivolgersi se non volgiamo che le rivendicazioni, il rancore, la tristezza invadono il nostro cuore e inquinino le buone intenzioni. Non c’è dunque da scegliere, chi resta aggrappato a Gesù ha la forza, l’audacia e l’intraprendenza per vivere e superare qualsiasi difficoltà con i fratelli. Specie con quanti il buon Dio mi ha messo accanto per vivere la mia vocazione.
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