“La domenica [10 settembre c.m.] volge a termine. Manca poco più di un’ora alla mezzanotte. Per la gente della mia parrocchia non c’è pace. In sella alle loro moto, sono arrivati ancora una volta. Volti coperti. Armi pesanti in mano. Sfrecciano per i viali sparando all’impazzata. È il terrore. Le “stese” fanno paura. Può morire chiunque. Signore, aiutaci. E voi tutti che avete criticato le forze dell’ordine e l’intervento del governo, vergognatevi. E, se avete il coraggio, venite voi ad abitare con i vostri figli al “Parco Verde” in Caivano. Forza, fratelli e sorelle onesti del Parco Verde. Coraggio. Il Signore non ci abbandona”.
“Notte insonne. Notte da incubi. Gli uomini con il mitra sono scappati. Ritorneranno. È certo. Nessuno sa dire quando ma ritorneranno. Intanto si vive nel terrore. Abbraccio tutti. I bambini e i vecchi. I giovani e i malati. Un abbraccio grande agli uomini e alle donne delle forze dell’ordine. Stamattina si ricomincia. Siamo stanchi. Sfiniti. Ma dobbiamo raccogliere le forze. Signore, donaci la forza di non mollare. Di non arrenderci. Di non scappare. Allontana da noi la paura che ci paralizza. E moltiplica la speranza. Resta con noi, Signore. Resta con noi”.
Sono i due messaggi che don Maurizio Patriciello, parroco al Parco Verde di Caivano ha postato sul suo profilo Facebook tra domenica e lunedì. Dopo i fatti che hanno coinvolto il quartiere napoletano non c’è pace, anzi. Sembra di toccare con mano, attraverso le parole del sacerdote, il dramma che si consuma in questi giorni. La paura, il terrore, la precarietà. La criminalità non accetta di non poter continuare a gestire il suo sistema d’ordine interno. L’intervento dello Stato è stato mal tollerato purtroppo anche da altri.
In tutto questo buio, nella notte più angosciosa, si alza il grido della fede di un semplice prete, un padre che ama la sua gente. Un sacerdote che quasi ci convoca tutti al capezzale della speranza e della preghiera. Un uomo che sfida il potere più aberrante con le armi dell’amore. Un uomo che è capace di accendere la luce della fiducia quando la decisione più plausibile sarebbe quella di scappare via. Un uomo che chiede di non lasciarsi paralizzare dal terrore ma di moltiplicare la speranza. Umanamente è un folle, diciamolo pure. Con gli occhi della fede è un innamorato che presidia la sua sposa.
Non credo che padre Maurizio voglia essere definito un eroe. Lui non lo è, ed è questa la sua grandezza. Lui è presente, soffre con la sua gente, prega per la sua gente, celebra i matrimoni e i funerali della sua gente. Consola, predica, scrive, amministra i sacramenti, respira con la sua gente. E forse ha anche paura… insieme alla sua gente. Ma non si arrende, chiede a Dio ogni giorno il coraggio e ricomincia. Chiede a Gesù, Resta con noi, come i discepoli sulla soglia della loro delusione e poi sceglie lui stesso, a immagine del Maestro, di restare. Di combattere. Ed ha bisogno anche di noi.
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