4 Settembre 2023

Saman, per non dimenticare che eri anche figlia nostra

Shabbar Abbas, il padre di Saman, accusato di averla uccisa nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021 perché si opponeva a un matrimonio combinato con il cugino in Pakistan è stato estradato in Italia. Deve ritornare dal Pakistan. Per la prima volta le autorità giudiziarie e politiche pachistane hanno dato entrambe il via libera alla consegna dell’imputato nonostante l’Italia non abbia un accordo bilaterale per le estradizioni con quella nazione asiatica e infatti finora altre richieste erano rimaste del tutto inevase. È un segnale forte. Si riconosce che quella ragazza è anche figlia nostra, figlia di un Paese che non può tollerare in alcun modo questa violenza fisica e culturale.

Saman arrivò in Italia con la sua famiglia quando era ancora una bambina. Nell’adolescenza si ribellò al metodo educativo imposto, abbandonò l’hijab nero, ascoltava solo musica rap, adorava i jeans strappati. Per i genitori quel comportamento era inaccettabile, la loro cultura, la loro religione non lo tollerava e quando si accorsero che Saman aveva un ragazzo italiano prevedono per lei un matrimonio combinato con un cugino in Pakistan. Saman non accettò, sapeva che poteva chiedere aiuto e lo fece. Si rivolse ai carabinieri, chiese allo Stato italiano di difenderla e i giudici la mandarono in una struttura protetta. Riconobbero, cioè, che c’era un pericolo ma non bastò a salvarla.

Intanto Saman su TikTok conobbe un nuovo ragazzo e cominciò a frequentarlo. Postò anche sui social una foto di un bacio tra lei e il nuovo fidanzato. Non sapeva che stava firmando la sua condanna a morte. Quando la madre le inviò un messaggio scongiurandola di tornare: “Stiamo morendo, facciamo come vuoi tu”, l’amore per la sua famiglia prese il sopravvento nel suo cuore. Saman si illuse che tutto potesse andare nel verso giusto e che i genitori pur di non perderla fossero disposti ad accettare il suo nuovo stile di vita e invece…

Quel bacio, reso pubblico dai social, era un disonore inaccettabile. Il messaggio era solo una trappola. Tornata a casa la famiglia studiava il momento migliore. Saman cominciò a sospettare che l’amore non c’entrava nulla con la supplica della madre, avvertì il fidanzato che qualcosa di brutto stava per accadere … Dopo appena due giorni da quell’avvertimento le videocamere di sorveglianza la ripresero mentre usciva di casa poco dopo la mezzanotte, scortata dai genitori. Ci fu un litigio sul vialetto. Poi i tre spariscono dall’obiettivo. È l’ultima immagine di Saman viva.

La denuncia di scomparsa arrivò cinque giorni dopo, quando tutti erano già partiti per il Pakistan. I carabinieri per mesi la cercarono. Fino a quando in un casolare a poche centinaia di metri dalla casa della vittima, la Scientifica scavò due metri sottoterra e trovò un sacco con dentro i resti di un essere umano. Era lei, Saman.

A chi appartiene la vita? La vita appartiene a Dio, è un dono ma noi abbiamo il dovere di custodirla. La vita personale e quella degli altri ci viene affidata, non è nostra e non appartiene a nessun essere umano. Una religione o una cultura che riconosce questo principio al di sopra di tutto può vivere civilmente e nel rispetto e nella crescita di ciascuno altrimenti parliamo di aria fritta. L’istanza di femminicidio è secondaria anche se molto importante. È chiaro che ci sono culture assurde che considerano la donna ancora un essere umano di serie B, una cosa da gestire a proprio piacimento, una proprietà privata ma non è possibile lottare, ribellarsi per i diritti umani evitando di rispondere alla domanda su come quel credo influisce sui comportamenti e le scelte.

Il Pakistan detiene il primato dei delitti d’onore commessi sul suo territorio, generalmente contro donne accusate di adulterio o che si sposano senza il consenso della famiglia: più di mille all’anno, un quinto di quelli perpetrati a livello mondiale. Ora in quel Paese questa fattispecie è stata criminalizzata con alcuni interventi legislativi, ma continua a verificarsi e a essere approvata socialmente soprattutto nelle zone tribali del Paese. Perché? Essenzialmente perché da un lato si condanna il delitto d’onore, affermando che l’innocenza o la colpevolezza di una persona vanno accertati da un tribunale e non possono essere affidati a procedimenti extra-giudiziali; dall’altro non sono state adottate misure tese a impedire la violenza contro le donne. Direi una lavata di faccia davanti al mondo perché si condanna l’atto finale ma non tutto il cammino che conduce al delitto d’onore. Tutto questo chi lo dice? Di chi o cosa si ha timore?

È chiaro che bisognerebbe ammettere che il sistema dei diritti può funzionare solo all’interno di una cornice morale complessiva, cioè quella del diritto naturale. Ma oggi si pensa di poterne fare a meno perché il diritto naturale richiama immediatamente l’esistenza di una realtà che trascende gli esseri umani ed è considerato un pericolo per la secolarizzazione imperante. E la povera Saman ne ha fatto le spese. Non ho buone speranze che cambi qualcosa con l’estradizione del padre ma almeno l’Italia ha messo le distanze.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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